Gas, SuperMario si è appannato

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Il gas ha prezzi proibitivi. È diventato un incubo fare benzina. Molti automobilisti fanno il giro dei benzinai per risparmiare qualcosa. L’occhio è attento ai cartelli dei prezzi: più di 1,7 euro al litro, anche oltre 1,8 e 1,9 euro. Lo stesso incubo piomba sulle famiglie e sulle aziende quando arrivano le bollette del gas e della corrente elettrica. I rincari hanno battuto ogni record nell’ultimo anno: in particolare il metano è quadruplicato.

Sono mazzate spaventose per i portafogli delle famiglie e per i conti delle imprese italiane. Il petrolio adesso è venduto sui mercati internazionali a oltre 80 dollari al barile, dopo aver superato punte record di 90. La ripresa mondiale ha fatto impennare i prezzi dall’inizio dello scorso autunno. Le quotazioni internazionali sono più che raddoppiate: il greggio alla fine del 2020, a causa della recessione innescata dal Covid, si vendeva a 40 dollari al barile. Il 20 aprile 2020 il prezzo addirittura sprofondò per eccesso di offerta: il West Texas Intermediate (Wti) fu venduto perfino a 14,84 dollari al barile.

Allora i depositi erano strapieni e nessuno voleva più il petrolio. Ora, invece, le economie occidentali devono fare i conti con costi da capogiro. I rincari, oltre alla ripresa internazionale, sono spinti dalle tensioni geopolitiche. Fanno paura i venti di guerra. In particolare fa paura la possibile invasione russa dell’Ucraina. Il timore dei carri armati di Vladimir Putin contro Kiev ha provocato l’ascesa dei prezzi. Il motivo è semplice: la Federazione Russa è un grande esportatore di idrocarburi, è il secondo produttore mondiale di gas e il terzo di petrolio. La possibile chiusura dei rubinetti dell’energia manda in fibrillazione i mercati.

Mosca, soprattutto a dicembre e gennaio, ha tagliato le spedizioni di metano all’Italia e a gran parte dell’Europa facendo esplodere i costi. Mario Draghi il primo febbraio ha parlato al telefono con il presidente russo cercando di riavviare il dialogo su tutti i fronti. Le forniture all’Italia dopo quella telefonata sono in parte cresciute facendo raffreddare un po’ i prezzi rimasti comunque alti.

Le preoccupazioni sono forti. Qualcuno pensa a una salita dell’oro nero a oltre 100 dollari. Altri analisti, più prudenti, stimano una stabilizzazione dei prezzi sugli 80 dollari nel 2022. Le energie rinnovabili (idroelettriche, solari, eoliche, geotermiche) e il nucleare coprono solo una parte minoritaria di consumi. L’Opec (l’organizzazione dei paesi esportatori di petrolio nel quale hanno un ruolo preminente le nazioni della penisola arabica) ha incrementato la produzione ma non in misura sufficiente a calmierare i prezzi.

Il caro energia ha immediatamente fatto impennare i prezzi di tutti i prodotti. A gennaio l’Italia ha registrato una salita record dell’inflazione al 4,8% (un valore così alto non si vedeva dal 1996). Sono cresciuti i prezzi di tutti i prodotti (dalla pasta ai giornali). Il potere d’acquisto di salari e pensioni è sceso velocemente. Le imprese grandi consumatrici di energia (siderurgia, ceramica, vetro, cemento, legno, carta) sono in forte difficoltà: molte sospendono la produzione, altre addirittura chiudono. Il caro gas colpisce perfino le storiche vetrerie di Murano. Anche qui incombe lo spettro della chiusura.

Il governo ha stanziato degli aiuti sia in favore delle famiglie sia delle imprese. Mario Draghi penserebbe anche a una super tassa su chi ha realizzato grandi utili sui rincari del metano: «La via del sostegno governativo è importante, ma non può essere l’unica. Occorre chiedere a chi ha fatto grandi profitti dagli aumenti del prezzo del gas di condividerli con il resto della società».

Il caro energia è un pericoloso problema per il presidente del Consiglio. Già era emerso come una mina a settembre. L’inflazione e i prezzi altissimi degli idrocarburi possono ridurre la crescita economica prevista al 4% quest’anno, dopo il boom del 6,5% nel 2021. Possono bloccare la ripresa dell’occupazione.

I prezzi alle stelle di gas e petrolio possono intaccare il prestigio e il consenso verso il tecnico Draghi. Tutta la maggioranza chiede nuovi sussidi contro il caro bollette. Ma il presidente del Coniglio resiste per evitare l’ulteriore salita del già altissimo debito pubblico italiano. Il governo di unità nazionale traballa. Sarà un caso ma lo spread tra i Btp italiani e i Bund tedeschi è risalito al livello del 2020, all’epoca del governo Conte due. Adesso la differenza tra i tassi d’interesse dei titoli del debito pubblico italiano e quelli tedeschi è maggiore: è cresciuta nei giorni scorsi fino a 161 punti da meno 100 dei mesi scorsi. SuperMario rischia di perdere il Super.


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