Il sentimento di astrazione di Scimone Sframeli. ‘Amore’ al Teatro Niccolini di Firenze

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Per godere a pieno di un bel dipinto è necessario trovare la giusta distanza, infatti avvicinandosi troppo si perde la visione d’insieme mentre allontanandosi troppo a perdersi sono i dettagli; questo stesso concetto può essere attribuito all’amore: travolti dal vortice della passione o ricordando qualcosa di ormai estinto è possibile riuscire a  cogliere effettivamente il significato di amare? Lo stesso amore è qualcosa di cui ognuno ha una visione differente, è qualcosa di fisico e conquistabile oppure qualcosa di etereo e irraggiungibile? Eterno e immutabile oppure materico e soggetto all’inesorabile degradarsi ordito dal tirannico Crono? Come molte cose la definizione può essere data solo a posteriori, e dunque il principio dello spettacolo presentato al Teatro Niccolini dalla compagnia Scimone Sframeli avviene nel luogo simbolico della fine, un cimitero con due enormi “tombe matrimoniali” sovrastate da lugubri effigi di cipressi dipinti sul fondale. Una coppia attende la propria ora richiamando alla mente momenti passati in cui le fiamme della passione ardevano così intensamente da causare disastri, disastri che hanno instillato nel marito il timore verso la passione spingendolo a tirarsi indietro; il richiamo delle fiamme attira due anziani pompieri a cui è mancato il coraggio di vivere la relazione con la giusta dedizione e sincerità. Una volta giunti “All’ombra dei cipressi”, ripensare alla vita vissuta dona ai personaggi la possibilità di riflettere con maggiore cognizione riguardo ai momenti di intimità, comprendendo che finché c’è vita c’è amore. La Morte perde la sua terribile ferocia e la lama della sua falce non può più spaventare chi ha il coraggio di amare: non temere l’amore durante la vita permette di accogliere la fine con serenità, una corona di eternità sul capo di una esistenza ben vissuta.

L’inflessione regionale presente nei tre uomini è evitata da Giulia Weber che con la sua voce calma guida il marito immemore alla riscoperta del rapporto di coppia.  Le battute ripetute almeno due volte dilatano il tempo conferendo ai dialoghi un sentimento di astrazione, astrazione che permette di osservare il tempo come oggetto esterno e riflettere su come i nostri agiti possano modificare il suo fluire.

In un primo momento si rimane straniati dalla particolarità della forma scelta da Spiro Scimone e Francesco Sframeli, dalle ripetizioni ossessive delle battute e dalla dissonanza fra il tema e l’ambientazione; durante lo scorrere dello spettacolo si viene via via catturati dal sentimento caldo e malinconico delle reminescenze che seguendo il filo della commedia riempie il vaso delle emozioni e trabocca sul chiasmo finale in cui le due coppie scambiano la turnazione finora immota delle battute svelando la consapevolezza nascosta dentro il nostro pensiero: “Si, voglio amare!”.

AMORE

di > spiro scimone
con > francesco sframeli > spiro scimone > gianluca cesale giulia weber
regia > francesco sframeli
scena > lino fiorito
disegno luci > beatrice ficalbi
regista assistente > roberto bonaventura
foto di scena > paolo galletta
direttore tecnico > santo pinizzotto
amministrazione > giovanni scimone
realizzazione scena > nino zuccaro
produzione > compagnia scimone sframeli
in collaborazione > théâtre garonne toulouse  

Premio Ubu 2016

Miglior novità o progetto drammaturgico

Miglior allestimento scenico

Nomination Miglior spettacolo


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