10 anni e un mese. Lucio Magri ancora ci parla

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Son passati dieci anni ed un mese e per non fare un torto a Lucio Magri non si deve fare un burocratico, sterile ricordo ma bisogna riaprire ancora una volta, con ostinazione,  una riflessione per proseguire un percorso che sembra smarrito.

Per Lucio Magri la morte era solo un passaggio e, con essa, non si esauriscono le idee, le utopie perché se le utopie sembrano da una parte solo una irraggiungibile linea di orizzonte  dall’altra ci spingono a camminare,  ad andare avanti con ostinazione ogni ora, ogni giorno per avere una società più giusta e solidale.

Un canto Navajo può aiutarci ad esorcizzare la partenza di un amico e compagno che ha voluto percorrere un suo cammino. Con queste parole  in quella grandiosa tribù ci si accomiatava dalla vita  : “Non avvicinarti alla mia tomba piangendo. Non ci sono, Non dormo li. Io sono come mille venti che soffiano. Io sono come un diamante nella neve, splendente. Io sono la luce del sole sul grano dorato. Io sono la pioggia gentile attesa in autunno. Quando ti svegli la mattina tranquilla, sono il canto di uno stormo di uccelli. Io sono anche le stelle che brillano, mentre la notte cade. Perciò non avvicinarti alla mia tomba piangendo. Non ci sono. Io non sono morto”.

Per continuare a lottare si potrebbe prendere spunto da alcune riflessioni di Luciana Castellina pubblicate su “Il Manifesto” il 30 Novembre del 2011 : “…Lucio si è impegnato a scrivere il libro……Un grosso lavoro, non una autobiografia, una ricerca documentata sul comunismo italiano visto nel contesto internazionale, una riflessione attenta, forse la sola che c’è stata, sul più grande partito comunista d’occidente, sulle ragioni del suo successo e su  quelle che lo hanno portato a scomparire……Il libro si chiama “Il sarto di Ulm” ( Il Saggiatore 2009 ) , titolo di una parabola di Bertold Brecht : il sarto diceva che l’uomo avrebbe volato. Il vescovo principe non ci credeva, alla fine, stufo delle insistenze, gli dice “provaci, vai sul campanile e buttati”. Il sarto si butta e si sfracella.  Ma chi aveva ragione? Perché è vero che allora il sarto non era riuscito a volare, ma poi l’uomo ha volato. La parabola vale per il comunismo : per ora non ce l’ha fatta, ma domani forse ce la farà. Non è pessimista né disfattista il libro di Lucio sul comunismo italiano. C’è anzi la testarda dimostrazione che sebbene fosse necessario un rinnovamento profondo del PCI, c’erano motivi validissimi per andare avanti e, in appendice, il documento che aveva scritto nel 1988 come piattaforma per il XVIII congresso che, anche a leggerlo adesso, dopo più di vent’anni ( ed ancora oggi dopo oltre 30 ), appare documento strategico attualissimo….. Sono di grande interesse perché molte tematiche che sembrano scoperte da poco sono già esplicitate : dalla questione ecologica, alla crisi della democrazia, al decino della supremazia americana e le sue conseguenze……….E così fu Lucio a trovarsi in realtà alla testa della contestazione – non conservatrice ma rinnovatrice – allo scioglimento del partito. Il rapporto che tenne ad Arco dove si tenne l’ultima assemblea della mozione del no alla svolta per il XXI congresso de PCI, quello del gennaio ’91, è – anche questo – un lucido e moderno programma per la sinistra. Anch’esso andrebbe riletto”.   Lo studio delle parole e dell’azione di Lucio Magri riportate da Luciana Castellina, la conoscenza della odierna realtà sociale, economica, internazionale con nuove idee che non abbiano l’imperdonabile difetto, come diceva Marx , “ di voler costringere la realtà ad inchinarsi al pensiero, mentre è il pensiero che deve inchinarsi alla realtà” possono servire a mutare, democraticamente e progressivamente, il modello di società, possono portarci a ricordarci “Domani è un altro giorno e, come si diceva nel ’68, continuons le combat”.


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