Giornalismo sotto attacco in Italia

Foggia, ecco perché il Consiglio era condizionato dalla mafia

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«Concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti tra gli amministratori locali e la criminalità organizzata». Sono questi i motivi alle fondamenta dello scioglimento del consiglio comunale di Foggia per infiltrazioni mafiose.

I prodromi, inequivocabili, in una serie di episodi di cronaca che ombre scure avevano gettato sull’assise, sul sindaco e su alcuni nomi della sua squadra finiti in manette.

Per gradi.

Il Viminale ha posto la parola fine all’avventura amministrativa del primo cittadino leghista Franco Landella, dimessosi il 4 maggio e poche settimane dopo arrestato con l’accusa di tentata concussione, corruzione. Era tornato libero dopo dieci giorni ma è interdetto dai pubblici uffici per un anno. Interdetta anche la moglie, dipendente comunale e coinvolta nella stessa inchiesta su un giro di tangenti a Palazzo di Città.

Di pari passo la gestione dell’ente da parte di un commissario prefettizio e il lavoro complesso della commissione d’accesso a Palazzo di Città che, lo scorso 29 luglio, ha consegnato al prefetto e da lì al governo, pagine pregne di particolari inquietanti, primo fra tutti il rapporto tra alcuni pubblici amministratori e la criminalità organizzata e le pressioni subite da alcuni consiglieri comunali non inclini al malaffare.

Da qui la scelta, chiara e inequiovocabile del Ministero dell’Interno.

“Dal febbraio 2021 – si legge – le inchieste giudiziarie legate ad ipotesi di corruzione hanno coinvolto amministratori pubblici, tra i quali l’ex sindaco Landella e l’ex presidente del consiglio comunale Leonardo Iaccarino”.

Quest’ultimo finito nell’occhio del ciclone peraltro anche per un altro episodio, quantomeno imbarazzante: la notte di Capodanno Iaccarino finì sui social per un video che lo riprendeva mentre sparava dal balcone di casa con una pistola, un benvenuto atipico all’anno appena cominciato. Episodio in seguito al quale si era dimesso dopo essersi arrampicato sugli specchi.

La commissione che s’insedia a Palazzo è composta dal prefetto a riposo Marilisa Magno, dal viceprefetto Rachele Grandolfo, e dal dirigente Sebastiano Giangrande.


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