‘Under the skin’. Donna o femmina?

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Per gli appassionati di letteratura e di cinema consigliamo un recupero a distanza di venti anni esatti dalla prima pubblicazione. Il libro è Sotto la pelle di Michel Faber che venne pubblicato in Italia sulla scorta del successo de Il petalo cremisi e il bianco (2002), romanzo di ambientazione vittoriana. Dal romanzo venne poi tratto Under the Skin (2013), film di Jonathan Glazer che, pur non essendo all’altezza del lavoro dell’autore olandese, risulta tuttavia godibile grazie alla protagonista, una inquietante Scarlett Johansson. “Quando avvistava un autostoppista per la prima volta Isserley non si fermava mai, si concedeva un po’ di tempo per prendergli le misure. Quel che cercava erano i muscoli: un pezzo d’uomo ben piantato sulle gambe.” Avvince subito il romanzo scritto da Faber. Diciamo che non si può riassumere la storia, poiché il rischio è di rovinare il gusto della lenta scoperta dei terribili  risvolti di una vicenda al limite dell’umano. Il lettore è immediatamente trascinato in un turbinio di domande irrisolte e di emozioni crescenti. Chi è Isserly? Perché cerca maschi? Perché li trascina alla Ablech Farm? Chi sono gli altri abitanti della Fattoria? Perché non può essere amata dal bellissimo Amliss Vess? E perché il suo corpo dal seno prosperoso è coperto da numerose cicatrici che le procurano atroci dolori? Il lettore non si lasci, però, trarre in inganno; il lavoro di Faber cela misteri, ma non è un noir, né un giallo, né un thriller, piuttosto è  un romanzo di profondi sentimenti che, paradossalmente, emergono – e tanto sono più forti – là dove essi risultano non espressi, assenti. E allora, se siete intrigati, fatevi raccogliere anche voi dall’auto rossa dell’impacciata Isserly sulle strade delle Highlands scozzesi, chiacchierate con lei del più e del meno e, inermi, fatevi poi condurre alla Fattoria, dove scoprirete con raccapriccio gli orrori di un’umanità ferita e ridotta allo stato bestiale. Oppure immergetevi nelle angosce di Isserly, partecipate alla sua sofferenza, condividete la sua stanchezza, accompagnatela nella sua “caccia” facendovi dire di tutte quelle persone che nel corso degli anni le hanno raccontato dei loro affetti, di delusioni, dolori, gioie, speranze, ma che, soprattutto, le hanno trasmesso l’attaccamento a quella terra dai lividi colori, dalle brughiere e monti ventosi, dal mare immenso: “Il mare era piatto come una tavola e di un grigio metallico. Isserly lo osservò attraverso il parabrezza, a occhi sbarrati, per molto tempo.”

Il sentimento di stupore e amore di Isserly per quella Terra così particolare si consoliderà alla fine di un percorso di sofferenza interiore che avrà il suo culmine quando le viene chiesto, per la prima volta da anni, di procurare una femmina incinta al posto dei soliti maschi.  E’ il momento della definitiva consapevolezza di un percorso non più tollerabile: “nuda e terrorizzata all’idea di addormentarsi, Isserly vagò per ore e ore nella casa buia, da una stanza all’altra.” Tutto poi si compirà ineluttabilmente e ciò che è stato prima sarà ora riscattato da un sentimento che mai si sarebbe pensato possibile: la pietà per le vittime. E Isserly, che avrebbe voluto – ma mai ha potuto conoscere – l’amore, fa un ultimo gesto che la libererà dalla sua condizione originaria accomunandola a quell’umanità che proprio lei – così diversa da tutti – con tanta dedizione ha provato ad annientare. Scritto con un linguaggio scarno ma che va dritto allo stomaco,  Michel Faber coinvolge il lettore – sempre più sorpreso e spaesato per il ribaltarsi dei punti di vista – in una storia appassionante e amara che si chiude dolorosamente su una splendida e tormentata figura di “donna”.


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