Assegnati i premi all’edizione 2020 del Festival Diritti a Orvieto – Human Rights International Film Festival

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L’edizione 2020 del Festival Diritti a Orvieto – Human Rights International Film Festival si conclude sabato 7 novembre in una forma insolita ma ormai usuale ai tempi del Covid:

avevamo lavorato con entusiasmo e impegno  a questa edizione che si sarebbe dovuta tenere nell’aprile 2020, riuscendo in maniera del tutto indipendente e con uno staff di volontari a mettere insieme un festival di eccellenza con contributi di grande valore umano sociale, culturale  scelti e selezionati con accuratezza, sensibilità e grande professionalità  dal regista Francesco Cordio. Sponsor privati, associazioni, singoli cittadini hanno collaborato con passione, il festival è slittato a causa del lockdown, non ci siamo arresi e abbiamo tenacemente lavorato per riproporlo in  presenza, proprio il 7 novembre, presso la sala Cinema Corso dei Fratelli Ferretti ma la nostra corsa contro il tempo si è fermata con nostro grande rammarico. Non potevamo però non dare degna conclusione a questo importante appuntamento riconoscendo il valore degli artisti selezionati e  del loro messaggio. Lo abbiamo fatto con questa  premiazione online che speriamo abbia la massima visibilità e diffusione sulle pagine   https://www.facebook.com/dirittiaorvieto e   https://www.facebook.com/labperidiritti, grazie alla qualificata e disponibile giuria che ha lavorato con passione a distanza.

Nei video di cui forniamo i link potrete ascoltare  le motivazioni dell’assegnazione dei premi intrecciati a trailer e  immagini dei film prescelti.

Qui di seguito i premi e le motivazioni

Sezione documentari

Primo posto:    Fashion victims di Alessandro Brasile.
Un viaggio attraverso la schiavitù di donne adulte e minorenni prodotta dal neoliberismo e dall’industria della moda, di cui l’Italia è capofila. E’ impensabile che ancora oggi ci siano delle giovanissime schiave senza voce che, costrette dalla povertà e dalla necessità di dote, lavorano per foraggiare il ricco mondo della moda. Interviste che fanno male al cuore e che dovrebbero suscitare l’indignazione prima di tutto dei fruitori del loro lavoro.
Tutto si sa, ma sembra impossibile agire ed intervenire a difesa dei diritti umani.

Secondo posto:  Madre nostra di Lorenzo Scaraggi
L’agricoltura come risorsa per redimere le  persone e restituire dignità ai luoghi: le terre confiscate alla mafia. Storie di riscatto sociale, di diritti negati e ritrovati.

Madre nostra è un viaggio in un mondo che potrebbe apparire lontano ma che in realtà ci tocca tutti molto da vicino, storie di persone, nostri fratelli a noi sconosciuti che grazie al lavoro instancabile di Lorenzo Scaraggi abbiamo avuto la fortuna di conoscere.

Menzione speciale – Deforestation made in Italy di Francesco De Augustinis
Eccellente documentario-inchiesta che svela le peggiori responsabilità dell’Occidente, di cui l’Italia è parte attiva, nel deprecare gli effetti devastanti delle crisi in corso (ambientali, sanitarie, economiche, culturali) senza il coraggio di ricercare le cause del caos internazionale attraverso oculate analisi del nostro incerto presente: i legami invisibili tra alcuni settori d’eccellenza del made in Italy e la deforestazione amazzonica-

Sezione Cortometraggi

Primo posto:  The man of the trees di Andrea Trivero

La forza di una visione. Come sia possibile superare la propria infermità seguendo il sogno di lasciare dietro di sé un mondo migliore, piantando alberi.
Toccante ed autentica storia di un anziano orticoltore poliomelitico del Burkina Faso che, nonostante la sua condizione, in 50 anni di lavoro ha piantato più di un milione di alberi
Un racconto sulla dignità dell’essere umano e della natura circostante sapientemente girato nel rispetto del punto di vista del protagonista, disabile, che diventa lo sguardo stesso dello spettatore. L’atto del piantare alberi è il sintomo di un impulso alla continuazione della vita a cui la natura stessa non rinuncia, tanto meno l’essere umano.

Secondo posto: Ciruzziello di Ciro D’Aniello.
Una grande Isa Danieli di fronte a un problema che molte famiglie che hanno parenti disabili conoscono molto bene. Per amore si può anche compiere un atto terribile. Resta negli occhi quel pianto pieno di rimorso e di sollievo allo stesso tempo. Straziante.

Menzione speciale: Il gusto della libertà di Raffaele Palazzo
Ironico e duro racconto italiano sulla realtà del carcere. Attraverso uno stile cinematografico ‘morettiano’ i protagonisti filmati in primo piano si alternano in un flusso episodico di ricordi, pensieri, osservazioni che rivelano la dura realtà del loro arresto penitenziario. Ma la sincera schiettezza nella ammissione delle loro colpe ribalta la prospettiva dello spettatore, stimolato a riflettere piuttosto che sui carcerati in passerella, sulle reali responsabilità di coloro che continuano a vivere nel mondo esterno.

Sezione animazioni
Primo premio exaequo: Sand Signs di Hermes Mangialardo
Metafora dell’artista esposto a maree che annullano i suoi sforzi creativi sino a quando dall’indifferenza umana non riemerga una consapevolezza a protezione di espressività e spirito, ovvero il fanciullo in ognuno di noi. Bella l’idea di usare le onde e i disegni sulla sabbia per comunicare ricordi, desideri, dolori e sogni. E bella la solidarietà muta degli adulti che cercano di preservare il mondo perduto del bambino, bellissime animazioni e  una narrazione sintetica ma che arriva al cuore.

Altro primo premio exaequo: THE MOTHER OF ALL FLOWERS di Merve Caydere Dobai
Essenzialità ed incisività narrativa espressa attraverso una sapiente tecnica. Estetica poetica percettiva: un racconto che rivela la sua drammaticità attraverso suono, musica ed immagini senza dover ricorrere alla parola.

Secondo posto: Verso le stelle di Antonello Piccione
Struggente e ben ragionato sia nell’uso degli elementi della storia che nelle animazioni. Con una sintesi narrativa mirabile, una storia poetica animata da disegni bellissimi di grande impatto visivo.


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