Governo. Chiusa la partita su Autostrade, per il buon senso di Gualtieri e De Micheli, si aprono nuovi fronti, dai fondi europei all’ex Ilva, allo scostamento di bilancio fino alle elezioni

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Di Beppe Pisa

La tensione sul ‘dossier Autostrade’ si è stemperata ma ci sono ancora dei nodi da sciogliere, per capire innanzitutto quanto costerà l’operazione imbastita con i Benetton. Alla fine il premier Conte e il ministro Gualtieri avranno anche discusso fino a tarda notte della mediazione portata dal responsabile dell’Economia, proposta che non a caso è cambiata in Consiglio dei ministri in corso. Ma alla fine l’asse tra i due è servito per convincere da una parte la controparte a cambiare linea, dall’altra il Movimento 5 stelle a togliere dal tavolo l’ipotesi della revoca della concessione (ma per Conte gli impegni di Aspi “vanno tradotti in un accordo chiaro e trasparente”). Sui tempi di uscita dei Benetton e sulle clausole dell’intesa si è discusso a lungo. Così non posso accettare, la prima posizione del premier. Poi le trattative serrate con l’azienda e l’intesa finale con il titolo che oggi ha guadagnato non poco e i renziani che non nascondono malessere per l’exit strategy.  L’accordo raggiunto nella notte sul futuro di Autostrade per l’Italia costituisce “un risultato di grande importanza per il Paese e per i cittadini, frutto della determinazione del Presidente del Consiglio Conte, dell’impegno della ministra Paola De Micheli, dell’unità del Governo e della maggioranza su un tema difficile, doloroso e complesso” scrive il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri su facebook. “I punti qualificanti della transazione sul rispetto del regime tariffario definito dall’autorità indipendente, sul rafforzamento del sistema dei controlli a carico del concessionario, sui 3,4 miliardi di misure compensative a carico di Aspi a beneficio degli investimenti e degli utenti, sull’accettazione del superamento di un regime di revoca e indennizzo totalmente squilibrato a favore del concessionario, delineano un regime concessorio più moderno, efficiente ed equo, a vantaggio degli utenti e degli investimenti”. Nell’accordo su Autostrade per l’Italia “sono previste una serie di penalità e si riequilibra il rapporto tra Stato e privato” e Atlantia dei Benetton “progressivamente non sarà più socia di Aspi”, ha affermato la ministra di Infrastrutture e Trasporti, Paola De Miceli intervistata da Enrico Mentana a Tg La7. “Credo che l’accordo sia equilibrato e rigoroso”. L’ingresso nel capitale di Autostrade di Cdp avverrà con un aumento di capitale e “non ci sarà un passaggio di un solo euro” a Atlantia, ha sostenuto. “L’aumento di capitale non prevede che Atlantia incassi niente di quello che viene versato da Cdp, quelle risorse rimangono nell’azienda”.

Il ministro degli Esteri Di Maio, tuttavia mette delle condizioni: “Siamo – dice – solo all’inizio, non siamo arrivati al punto che ci siamo prefissati. Si devono abbassare i pedaggi, si deve garantire più manutenzione e sicurezza. Il secondo tempo di questa partita è molto importante”, ha spiegato il ministro degli Esteri. Al di là delle tensioni sul dossier e sui sospetti di chi appoggia il premier senza se e senza ma, lo stesso ex capo pentastellato ha messo in chiaro che “chi apre la crisi in questo periodo sta sbagliando e non vuole bene all’Italia”. “Noi comunque non saremmo disponibili a votare altri governi”, dice un ministro pentastellato. Ora si guarda avanti. “Dopo Alitalia e Aspi, ci si impegni sul dossier Ilva”, indica la strada il segretario del Pd Zingaretti premettendo che è “quella giusta: un grande polo siderurgico per l’acciaio green”. In mattinata è stato il ministro dello Sviluppo Economico Patuanelli a spiegare che presto sarà convocato un tavolo di lavoro per la decarbonizzazione dell’area di Taranto. “E’ il momento per una svolta green dell’acciaieria”, la tesi. Una evidente convergenza, un segnale di un compattamento Pd-M5s dopo le tensioni sul ‘dossier’ Autostrade. Dopo i Benetton ArcelorMittal, dunque. “Vogliono andare via, ora troviamo un accordo”, spiega un ministro del Movimento 5 stelle. E’ la nuova battaglia che si prefigura all’orizzonte. Un altro dossier complesso, viste le problematiche a 360 gradi che vanno dall’ambiente all’occupazione, dalla crisi della siderurgia globale al rilancio. La soluzione prospettata dal governo è anche in questo caso la nazionalizzazione. Passa per Invitalia. Nei prossimi giorni il premier Conte punta ad accelerare.

Ma sono tanti gli argomenti sul tavolo del governo. Il primo risultato da portare a casa al Consiglio europeo è il ‘Recovery fund’ entro luglio. Il presidente del Consiglio ha avuto un mandato forte dal Parlamento, “no compromessi”. Non è escluso che a Bruxelles si possa trattare anche l’argomento Huawei. La Gran Bretagna ha escluso il colosso cinese dalle forniture per la nuova rete. Sul tema, riferisce un ministro, si è discusso nel Consiglio dei ministri della settimana scorsa. Alcuni ministri del Pd, tra questi – secondo quanto viene riferito dalla stessa fonte – il ministro per gli Affari Europei Amendola non avrebbero sottolineato la necessità di un ‘freno’ a Huawei. Con il presidente del Consiglio Conte e il capo delegazione del Pd Franceschini che avrebbero concordato sulla necessità che su un argomento così delicato sia l’Europa a scegliersi come muoversi. Roma mantiene una linea autonoma (in questa direzione spinge il Pd) ma il governo si uniformerà alle decisioni – qualora verranno prese – di Bruxelles. Il dossier che preoccupa è quello sullo scostamento di bilancio. Semplicemente perché ci vogliono 161 sì a palazzo Madama. E’ in corso un dialogo tra la maggioranza e alcuni centristi dell’opposizione che potrebbero venire in soccorso dei rosso-gialli. Per ora il centrodestra ha sempre votato ma chiede un programma dettagliato dei 20 miliardi sul tavolo (una parte sarà a favore di comuni e regioni, un’altra – quella più sostanziosa – per la Cig) e un taglio delle tasse. Il cantiere della riforma fiscale è aperto, ne hanno parlato Gualtieri e la pentastellata Castelli e c’è stata una riunione al Nazareno, alla presenza del titolare di via XX settembre, proprio per mettere i primi tasselli di una riforma che però rischia di creare divisioni nella maggioranza (intanto il taglio dell’Iva non sembra più essere sul tavolo). E nel frattempo si guarda già alle regionali, con il segretario dem Zingaretti che è tornato a chiedere unità. La convergenza sul giornalista del ‘Fatto quotidiano’ Ferruccio Sansa in Liguria potrebbe portare ad un riavvicinamento tra Pd e M5s anche in Puglia ma al momento non c’è alcuna ipotesi di un’alleanza strutturale. Mentre giovedì sarà Leu (e alcuni esponenti del Pd) a mettersi di traverso all’ok al rifinanziamento delle missioni all’estero, voto previsto alla Camera dopo quello del Senato.

Da jobsnews


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