Caos a 5 Stelle e Conte fa boom

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Stati Generali, Giuseppe Conte viaggia tra boom e flop. Lo scorso dicembre Beppe Grillo colpì nel segno con i suoi auguri ironici. «Sarà un anno meraviglioso…Auguri!» disse in un video mentre spalava terra da dietro una trincea. Ma è andata peggio di ogni più fosca previsione: il 2020 è un anno spaventoso, il Coronavirus ha causato lutti in Italia e in tutto il mondo.

Non è andata bene nemmeno al Movimento 5 stelle. Si è aggravata la profonda crisi esplosa già sei mesi fa: Luigi Di Maio a gennaio si è dimesso da capo politico (ma è rimasto ministro degli Esteri) per le continue disfatte nelle elezioni amministrative e i cinquestelle aspettano ancora una nuova guida; l’emorragia di parlamentari grillini (per espulsione o per addio) è proseguita; la “guerriglia” ai vertici tra Grillo, Di Battista, Di Maio e Casaleggio non conosce tregua.

Giuseppe Conte, riproposto da Grillo a Palazzo Chigi, invece incassa. Il consenso verso il presidente del Consiglio è in fortissima crescita. Secondo un sondaggio Ipsos pubblicato dal ‘Corriere della Sera’ un suo eventuale partito incasserebbe il 14,1% dei voti mentre il M5S retrocederebbe al 12,7% dal 32,7% delle elezioni politiche del 2018. Non andrebbe molto meglio al Pd, l’altra colonna del governo: scenderebbe al 15,8% dal 18,7% delle scorse politiche. Non solo. Conte sbaraglierebbe ogni eventuale concorrente alla guida dei grillini (Di Maio, Di Battista, Crimi, Paola Taverna) e potrebbe riportare il M5S agli antichi splendori con il 25-30% dei voti.

Cinquestelle e democratici tremano. Conte però smentisce ogni ipotesi di protagonismo politico. Il presidente del Consiglio ha bocciato come «folle» ogni ipotesi di un suo partito: «Sono qui non per interessi personali» ma «per spirito di servizio». Ma il consenso in politica conta molto, moltissimo. E secondo la rilevazione dell’Ipsos l’«avvocato del popolo» potrebbe travolgere i vecchi equilibri. Le pur severe decisioni del governo per combattere il Coronavirus sono state molto apprezzate dagli italiani. Così come sono stati apprezzati, anche se arrivati in ritardo, gli aiuti (sussidi, bonus, indennità di disoccupazione, cassa integrazione ordinaria e in deroga) a chi è stato colpito dalle conseguenze economiche della pandemia.

Così, almeno per ora, Conte resta intoccabile a Palazzo Chigi. Il presidente del Consiglio è attivissimo.  Mercoledì 17 giugno si è diviso tra Parlamento e Stati Generali dell’economia a Villa Pamphilj. Alla Camera ha rivendicato i primi successi del governo in Europa con le proposte di aiuti «a lungo termine tramite debito comune europeo». Ha invitato le opposizioni a «uno spirito di coesione» per far passare le proposte di ricostruzione al Consiglio europeo, ma i deputati leghisti per protesta hanno lasciato l’aula di Montecitorio mentre quelli di Fratelli d’Italia hanno disertato il discorso.

Conte è attaccato dalle opposizioni di centro-destra e dalla Confindustria. È criticato anche dai sindacati e dall’interno della stessa maggioranza. È sotto il fuoco di ‘la Repubblica’ e dei vescovi. Subisce la pressione di Sergio Mattarella e di Ignazio Visco per interventi efficaci contro la recessione economica. Il presidente della Repubblica ha chiesto «risultati concreti» e il governatore della Banca d’Italia «iniziative concrete».

Non è per niente semplice affrontare il collasso produttivo e occupazionale provocato dal Covid-19.  Conte in «Progettiamo il rilancio», agli Stati Generali organizzati a Villa Pamphilj, ha ribadito i temi per la rinascita dell’Italia ma non c’è ancora un piano per superare il collasso economico del 2020. I tempi stringono. Se non ci sarà un progetto di rilancio sul quale far decollare gli investimenti italiani ed europei la situazione rischia di diventare molto difficile. I sussidi, garantiti dagli 80 miliardi di euro stanziati in deficit dal governo, potrebbero finire. Se non partiranno rapidamente gli investimenti il prossimo autunno potrebbe essere un incubo.

Grillo diceva tempo fa tra il serio e il faceto: «Dal caos vengono cose meravigliose». Molto spesso non è così.


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