Putin strattona e seduce gli Usa 

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Sanzioni, sanzioni, sanzioni. Da sei anni gli Stati Uniti comminano dure sanzioni economiche alla Russia. Prima cominciò Barack Obama. Il presidente democratico americano decise nel marzo del 2014 severe sanzioni dopo l’annessione della Crimea, realizzata da Vladimir Putin ai danni dell’Ucraina.

Poi proseguì Donald Trump, anche se avrebbe voluto fare l’esatto contrario. Il presidente repubblicano nell’agosto del 2017, sia pure senza entusiasmo, promulgò le nuove sanzioni economiche contro Mosca adottate dal Congresso contro la Russia per le ingerenze nelle elezioni del 2016 per la Casa Bianca (quelle vinte proprio dal miliardario sovranista). Altre sanzioni scattarono nel marzo 2019 per l’attacco russo contro 3 navi ucraine. Nell’agosto del 2019 giunse poi il secondo round delle sanzioni per l’utilizzo di gas nervino nel tentato omicidio di Serghei Skripal, un’ex spia russa avvelenata nel 2018 assieme alla figlia nel Regno Unito. Infine ancora sanzioni nel dicembre dello scorso anno contro i costruttori del gasdotto russo-tedesco Nord Stream 2.

Ma adesso il Coronavirus sta cambiando tutto. I contagiati negli Stati Uniti  hanno oltrepassato i 320.00  e i morti sono più di 9.000. Putin ha inviato ingenti aiuti sanitari all’antico avversario travolto dalla pandemia.   Soprattutto ha mandato i preziosissimi ventilatori polmonari, indispensabili nei reparti di terapia intensiva per curare i malati più gravi di Covid-19, e il materiale protettivo per medici ed infermieri. In particolare un aereo di aiuti di Mosca è atterrato a New York, il focolaio principale del contagio negli Usa. Trump, che in un primo momento aveva sminuito la pericolosità della pandemia e poi dichiarato lo stato di emergenza sanitaria temendo fino a 200.000 morti, ha ringraziato il presidente della Federazione Russa: «È stato un gesto molto carino da parte di Vladimir Putin».

Il presidente russo ha incassato. È un atto di generosità che costa molto a Putin perché anche in Russia sta dilagando il Coronavirus ed è stato costretto ad adottare il “modello italiano” di “distanziamento sociale” (chiusura di tutte le attività commerciali e produttive non essenziali) per cercare di arrestare l’infezione. Si priva di un prezioso materiale sanitario per il suo paese, tuttavia questo atto di generosità gli permette di aprire le porte a una cancellazione americana (e dell’Unione Europea) delle sanzioni economiche e finanziarie che hanno messo in gravi difficoltà il Cremlino.

Putin gioca in difesa e in attacco. Gioca in difesa con gli aiuti sanitari (forniti agli Usa ma anche all’Italia) e in attacco abbattendo i prezzi internazionali del petrolio, estraendo a pieno ritmo fiumi di oro nero dai suoi pozzi. Il basso prezzo del petrolio, calato da 60 dollari a barile fino a un minimo di 18, è una mazzata pesante per l’Arabia Saudita, principale esportatore e grande alleato degli Usa. Tuttavia è una mazzata anche per Washington che rischia la bancarotta della sua industria petrolifera e, in particolare, quella dello “shale oil”: il petrolio da scisto che ha permesso l’autosufficienza energetica agli Usa ma ha un costo di estrazione superiore a quello russo e saudita.

Trump sta premendo su Mosca e su Riyad per un calo della produzione per sostenere i prezzi. I primi effetti si sono già visti: le quotazioni del petrolio sono risalite quasi a 30 dollari a barile. Il presidente americano si gioca il secondo mandato alla Casa Bianca nelle elezioni di fine anno su due battaglie: la vittoria contro il Coronavirus e la difesa dell’industria petrolifera statunitense. Putin strattona e seduce gli Usa. Riconquista un ruolo chiave nello scacchiere internazionale.


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