“Hammamet” – di Gianni Amelio

0 0

(Un film coraggioso, che parla di un personaggio potente, forse scomodo, del nostro recente passato)

Un film sull’uomo, piuttosto che sul politico. Il film “HAMMAMET”, di Gianni Amelio, ci racconta un periodo del nostro recente passato. E’ la storia degli ultimi mesi di vita di Bettino Craxi (Pierfrancesco Favino), l’uomo più potente d’Italia negli anni ’80. Sono gli anni della “Milano da bere”, per intenderci, quella in cui la città era assurta a centro di potere egemonizzato dal Partito Socialista Italiano, craxiano; un periodo caratterizzato dalla percezione di un benessere diffuso. Ma è anche il ritratto di un uomo consunto dalle malattie e dal potere (oramai perduto) che lotta disperatamente dal suo rifugio tunisino per vedere riconosciute le proprie ragioni, i propri meriti, in un Paese troppo incline, forse, a salire “sul carro del potente di turno, da cui è però prontissimo a scendere”.

In questa lotta, accanto al Presidente (nel film non si farà mai il nome di Craxi), troviamo lei, Anita, l’amata figlia Stefania (Livia Rossi) – il cui nome ci rimanda all’amore di Craxi per Giuseppe Garibaldi –; una presenza continua, amorevole, testarda, fiduciosa verso l’uomo, come solo una figlia sa essere.

Un rapporto questo che nasce da una suggestione: “come quello tra Elettra e Agamennone, Cassandra e Priamo, Cordelia e Re Lear …. Tre donne forti più degli uomini.. che usano il sentimento filiale per aiutare il genitore contro se stesso, oltre che contro il fato avverso”. Non so nemmeno ora se un personaggio così ambiziosamente alto corrisponda davvero alla figura che c’è nel film, ma non volevo fotografare la realtà, forse per paura che la realtà mi avrebbe tolto un po’ di spinta emotiva, ha dichiarato Amelio.

Accanto a loro, Fausto (Luca Filippi), il figlio di un compagno di partito – morto suicida a causa delle esiti delle indagini giudiziarie condotte nella prima metà degli anni ’90 dal pool milanese “Mani Pulite”- con una missione da compiere: l’assassinio del Presidente (?), ritenuto responsabile del suicidio del padre.

Il film si apre con il Craxi politico (unica concessione), con il suo discorso conclusivo al XLV congresso del PSI, nel maggio 1989, nell’ex fabbrica dell’Ansaldo di Milano, che lo acclamerà, sulle note dell’internazionale socialista ed in un tripudio di garofani rossi, segretario del partito per la sesta volta. Una scelta questa forse non casuale, in cui le doti del leader ebbero modo di esprimersi in maniera compiuta. Un’assise in cui venne posta la grande questione del riformismo socialista, come progettualità riformatrice imperniata sul rinnovamento istituzionale del Paese e che decretò la fine del governo De Mita.

Un film coraggioso, basato su testimonianze reali.  Che ci parla di un uomo messo in sordina, che si vuole dimenticare nonostante il rumore assordante del suo passato; che “scava dentro memorie oscure”, che non vuole essere una cronache fedele, ma neanche un pamphlet militante. “L’immaginazione può tradire i fatti realmente accaduti ma non la verità”.

Un bel film, con una bella musica, affidata a Nicola Piovani, una sceneggiatura dal ritmo serrato, avvincente (affidata allo stesso Amelio e ad Alberto Taraglio); con Pierfrancesco Savino completamente immerso nel suo personaggio: le sue manie, i suoi scatti d’ira, le sue sconfitte ma anche la sua umanità così ben manipolata dall’attore.

Il film, una produzione Pepito Produzione e Rai Cinema, distribuito da 01 Distribution, è in uscita nelle sale dal 9 gennaio.”


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21