Brexit. Ora si fa sul serio

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Il Parlamento europeo approva con 641 voti a favore l’uscita del Regno Unito dal 31 gennaio. Ma la Scozia non ci sta e vuole l’autonomia

Di Beppe Pisa

L’Europarlamento ha dato luce verde all’accordo sulla Brexit, due giorni prima della mezzanotte che tra venerdì e sabato sancirà l’addio dei britannici all’Ue. Dopo l’approvazione del Consiglio giovedì, la Brexit alla fine il 31 gennaio diventerà effettiva, e le parti si concentreranno allora sulla seconda parte di negoziati, dedicati alla futura relazione del Regno Unito con il blocco comunitario di cui fa parte dal 1973. Negoziati che si prospettano difficili, con la possibilità che i colloqui su un nuovo accordo commerciale possano collassare prima della fine del 2020, rendendo necessari ‘scenari’ alternativi.

In aula, la lunga sessione è stata segnata da lacrime e abbracci, ma anche da astio e rivalsa. Gli eurodeputati hanno detto sì con ampia maggioranza all’accordo di recesso che mette fine alla saga di 4 anni, seguita al referendum del 2016: 621 sì, 49 no e 13 astensioni. “Vi ameremo sempre e non sarete mai lontani”, ha detto la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, rivolgendosi in plenaria ad alcuni deputati in lacrime. “Il voto non è un addio”, “solo un arrivederci”, ha aggiunto il coordinatore della Brexit in Parlamento, Guy Verhofstadt. A esultare, invece, lo strenuo promotore della Brexit, Nigel Farage. Ricopre uno dei 73 seggi dell’Europarlamento che spariranno con il divorzio, quando i membri si ridurranno dai 751 attuali. “Voglio che la Brexit avvii un dibattito nel resto dell’Europa”, ha detto, tuonando, tra gli applausi dei suoi: “Amiamo l’Europa, semplicemente odiamo l’Unione europea”. I deputati pro-Brexit si sono anche fatti redarguire dalla vice presidente, Mairead McGuinness, perché smettessero di sventolare bandierine con la Union Flag. Sugli 11 mesi di negoziati sulla relazione commerciale futura, il presidente francese Emmanuel Macron ha promesso: “Non metteremo pressione. La priorità è definire, sul breve, medio e lungo periodo, gli interessi dell’Ue e tutelarli”. Bruxelles ha già detto di considerare quel lasso di tempo troppo breve, mantenendo così vivo il timore che un’uscita caotica, per ora evitata, possa rimaterializzarsi alla fine dell’anno se non ci sarà un accordo. Amelie de Monchalin, ministra per l’Europa francese, ha messo in guardia: a meno che Londra chieda entro l’estate un’estensione del periodo di transizione, la prospettiva è uno scenario in cui i confini potrebbero essere chiusi, dazi potrebbero essere imposti e le regole cambiate all’improvviso.

“Dirsi addio è troppo impegnativo e definitivo. E’ per questo che dico solo arrivederci” ha detto il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, intervenendo dopo l’approvazione della plenaria sull’accordo Brexit. “Mi rattrista profondamente pensare di essere arrivati a questo punto e che un membro, partner e amico di lunga data dell’Ue abbia deciso di lasciare la famiglia dell’Unione. Ricordo ancora la sensazione di sconcerto e stupore che provammo quando nel giugno 2016 si diffuse la notizia della decisione del Regno Unito di lasciare l’Ue. Ovviamente, rispettiamo e accettiamo pienamente la decisione del popolo del Regno Unito e la sua volontà di costruire un futuro diverso al di fuori dell’Ue”, ha dichiarato Sassoli. “Continueremo ad essere amici e partner stretti; le cose che abbiamo in comune dal punto di vista storico e geografico e i nostri valori condivisi ci porteranno a continuare la nostra collaborazione in ogni ambito”, ma bisogna essere consapevoli “che i nostri rapporti saranno diversi” e che questo “è inevitabile”. In secondo luogo, “questa è l’ultima sessione plenaria in cui i nostri colleghi britannici saranno al nostro fianco in Aula” e, “a nome del Parlamento, desidero esprimere loro il nostro apprezzamento e la nostra gratitudine più profondi per il contributo offerto nel corso degli anni. La vostra presenza ha arricchito la nostra Istituzione ed è certo che sentiremo la vostra mancanza”, ha aggiunto. “Oggi è un giorno pieno di emozioni” perché “cinquant’anni di integrazione non possono dissolversi facilmente. Dovremo impegnarci, tutti, per costruire nuove relazioni mettendo sempre al centro gli interessi e la protezione dei diritti dei cittadini. Niente sarà semplice. Ci saranno situazioni difficili che metteranno anche alla prova i nostri rapporti futuri. Ma questo lo sapevamo sin dall’inizio della Brexit. Sono sicuro, però, che sapremo superare qualsiasi divergenza e trovare sempre un punto di incontro. State lasciando l’Unione europea, ma continuerete a essere una nazione europea”, ha concluso citando la deputata britannica, Jo Cox, anti Brexit e uccisa durante una campagna elettorale: “Abbiamo molto di più in comune di quanto ci divide”. Dopo il voto di oggi pomeriggio all’Eurocamera, spetta al Consiglio, domani, concedere la sua approvazione finale, in modo da concludere le formalità necessarie affinché il Regno Unito possa lasciare l’Unione alla mezzanotte, ora di Bruxelles, del 31 gennaio. Nel prossimo futuro si aprirà, quindi, la fase dei negoziati sulle relazioni future.

Intanto, il parlamento scozzese ha approvato oggi la richiesta di un nuovo referendum sull’indipendenza, con 64 voti a favore e 54 contrari, e ha deciso di continuare a far sventolare la bandiera dell’Unione Europea al suo ingresso. “L’indipendenza è il mezzo per poter plasmare il nostro futuro e costruire una Scozia migliore”, ha detto la first minister Nicola Sturgeon, sottolineando che la Scozia è costretta ad uscire dall’Unione Europea contro la sua volontà. La maggioranza degli scozzesi ha votato No al referendum sulla Brexit nel 2016, dopo aver bocciato due anni prima l’indipendenza dal Regno Unito. Ma nel 2014 aveva pesato molto sul voto il fatto che l’uscita dalla Gran Bretagna avrebbe comportato anche l’uscita dall’Ue e nuovi negoziati per rientrare. Il primo ministro britannico Boris Johnson ha già respinto la richiesta scozzese di un nuovo referendum sull’indipendenza, affermando che la questione è stata già risolta nel 2014. Sturgeon sostiene che il suo partito nazionalista scozzese Snp ha ricevuto un “inequivocabile” mandato per un nuovo referendum, avendo conquistato 48 dei 59 seggi scozzesi al parlamento di Westminster alle elezioni di dicembre.

Da jobsnews


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