Londra. Un giovedì elettorale che potrebbe segnare la storia britannica ed europea. Ultimo sondaggio: Laburisti in ripresa, e Tories in caduta libera

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Di Beppe Pisa

Giovedì il Regno Unito va alle urne per elezioni legislative anticipate, determinanti per la Brexit e i futuri rapporti tra Londra e Bruxelles. Gli ultimi sondaggi segnalano una contrazione delle intenzioni di voto per i conservatori e una ripresa del partito Laburista, ma tutto fa prevedere una vittoria dei Tories del premier Boris Johnson. Quanto sarà ampia questa vittoria pare l’incognita principale della vigilia elettorale, con i nuovi dati che non fanno escludere un parlamento senza maggioranza assoluta (“hung parliament”): per Johnson sarebbe a dir poco una batosta. L’ultimo aggiornamento di Yougov assegna ai conservatori il 43% delle intenzioni di voto, che si tradurrebbero in 339 seggi sui 650 della Camera dei Comuni, con il Labour di Jeremy Corbyn in risalita, al 34% e 231 seggi. Il margine di errore però potrebbe far scendere i seggi Tories a 311, quindi niente maggioranza assoluta.

Il premier britannico, che ha convocato queste elezioni anticipate per superare lo stallo parlamentare sulla Brexit e che ha dovuto accettare per tre volte un rinvio dell’uscita dall’Ue, punta a una netta maggioranza parlamentare che gli permetta di staccare la spina da Bruxelles il 31 gennaio. I Tories sono già il partito più rappresentato alla Camera dei Comuni – 298 seggi, seguiti dai laburisti con 243 seggi – ma con le elezioni del 2017 hanno perso la maggioranza, costretti quindi ad una non facile alleanza con il Dup, gli unionisti dell’Irlanda del Nord, che lo scorso ottobre hanno ritirato il proprio sostegno perché contrari al nuovo accordo per la Brexit. Johnson ha poi espulso 22 deputati ribelli che a settembre hanno votato assieme all’opposizione per evitare una Brexit senza accordo con la Ue. Di qui, per il premier, la scommessa di nuove elezioni, puntando a riprendere in mano l’ultimo miglio del processo di separazione dall’Unione europea e a tagliare gli ormeggi il 31 gennaio.

“Alla luce del modello non possiamo escludere un parlamento in bilico”, ha detto il direttore di YouGov, Anthony Wells. Secondo l’istituto demoscopico, per il partito LiberalDemocratico (LibDem) intende votare il 12% dei consultati, il che porterebbe 15 seggi, mentre il Brexit Party si fermerebbe al 3%, come pure i Verdi. Tre per cento anche per lo Scottish Nationalist Party (43 seggi dei 59 assegnati alla Scozia). L’Irlanda del Nord elegge 18 deputati e sulla scia del compromesso accettato per la Brexit il Dup rischia un forte ridimensionamento. Gli indipendentisti gallesi di Plaid Cymru dovrebbero ottenere 4 seggi dei 40 a disposizione del Galles. L’Inghilterra si prende gli altri 533 seggi. Un’incognita sull’esito del voto è rappresentata dal “voto tattico” che potrebbe vedere le preferenze in singole circoscrizioni convogliate su chi può sconfiggere il candidato conservatore. Ma lo stratagemma, sempre che prenda piede, non è di facile applicazione, dato che in diversi casi non è chiaro su quale sfidante si debba puntare. I Lib Dem – strenuamente opposti all’uscita dall’Ue – non hanno accettato un patto di desistenza con i laburisti e potrebbero intercettare molti voti anti-Brexit. Secondo diversi analisti, circa 50 circoscrizioni sono da considerare ad esito assolutamente aperto.

Il capo del Labour, Jeremy Corbyn, si è impegnato a realizzare una riforma “radicale” dell’economia ed ha invitato gli indecisi a “votare per la speranza” in quelle che ha definito “le elezioni più importanti di un’intera generazione”. Parlando ad un evento elettorale a Middlesbrough, anche Corbyn ha battuto il tasto del Sistema sanitario nazionale da “salvare” ed in più ha promesso che, se saranno i laburisti a vincere le elezioni, aumenterà il salario minimo a tutti i lavoratori. “E’ giunto il momento di un aumento di stipendio per 12 milioni di persone, tassi più bassi e un servizio di assistenza all’infanzia gratuito”, ha affermato.  Per quanto riguarda la Brexit, Corbyn ha garantito che raggiungerà “un buon accordo per i lavoratori”, da sottoporre poi ad un nuovo referendum. Al quale lui, però, si manterrà neutrale. I leader degli altri partiti, invece, hanno preferito concentrare le loro ultime dichiarazioni su Johnson: mentre per Jo Swinson dei Lib-dem “non è adatto a fare il premier”, la leader dello Scottish National Party (Snp), Nicola Sturgeon, ha avvertito che BoJo rappresenta per la Scozia “il più grande pericolo”.

La posta in gioco è alta: una Brexit ‘realizzata’ il 31 gennaio, secondo Johnson, oppure un altro rinvio, un nuovo negoziato e un nuovo referendum, secondo Corbyn. L’appuntamento col verdetto è per giovedì sera alle 22 ora locale (le 23 in Italia), quando chiuderanno le urne: subito dopo Bbc, Itv e Sky News daranno i primi exit poll. Nelle ultime elezioni, in quattro casi su cinque sono risultati fondamentalmente corretti.

Da jobsnews


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