Bella ciao, una serata contro l’odio

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I sindaci con Liliana Segre a Milano, 35mila sardine a Torino. C’è bisogno di un’altra politica. Antifascista

Milano, oltre 600 sindaci e migliaia di cittadini. La marcia “L’odio non ha futuro”, organizzata questo pomeriggio a Milano, ha attraversato piazza del Duomo tra due ali di folla che applaudivano. In testa al corteo, i sindaci di Milano, Giuseppe Sala, di Torino, Chiara Appendino, di Bologna, Virginio Merola, di Firenze, Dario Nardella, di Bari, Antonio Decaro (che è anche presidente dell’Anci), e di Palermo, Leoluca Orlando. Un momento di riflessione non politico, senza i colori dei propri schieramenti, ma uniti per “fare da scorta civile a Liliana Segre”, ha spiegato Decaro. La senatrice a vita si è unita al gruppo dei primi cittadini all’Ottagono, ossia il centro della Galleria Vittorio Emanuele II, dove è stata intonata Bella Ciao e il suo nome è stato scandito più volte tra gli applausi. Dal palco in piazza della Scala, dove la manifestazione si è conclusa, Liliana Segre si è rivolta ai sindaci e ai cittadini presenti, invitandoli a “lasciare l’odio agli anonimi della tastiera e guardiamoci da amici. L’odio si combatte anche tenendo viva una memoria condivisa delle tragedie che le generazioni passate hanno patito proprio a causa della predicazione dell’odio”.

E’ nell’oblio della nostra storia che passa il messaggio dell’indifferenza” ha ricordato Segre, rilevando però che “stasera non c’è indifferenza, ma un’atmosfera di festa. Cancelliamo tutti insieme le parole odio e indifferenza, abbracciamoci in una catena umana che trovi empatia e amore nel profondo del nostro essere uomini e donne giusti, forti e liberi nelle loro scelte di vita. Io ho conosciuto l’odio – ha aggiunto infine -. Io ho visto come sono diventata un rifiuto della società civile alla quale pensavo di appartenere. Ho sentito le parole dell’odio. E poi ho visto la messa in opera di quell’odio. Stasera da madre guardo tutti i figli con la fascia tricolore e i cittadini venuti qui a gridare basta odio, parliamo d’amore”. Lunghi applausi hanno interrotto il discorso della senatrice, che sul palco è stata introdotta dal sindaco di Milano, Giuseppe Sala, che ha voluto solo rivolgere un messaggio “ai fomentatori d’odio: avete visto la mobilitazione di piazza contro l’odio di questa sera. Siamo pronti a tornarci continuamente se il clima non cambierà”. Al termine del discorso di Liliana Segre, il sindaco Sala ha chiesto di osservare un minuto di silenzio e il suo omologo di Bari e presidente dell’Anci, Antonio Decaro, ha consegnato alla senatrice una fascia tricolore “a nome di tutti i sindaci”. Subito dopo, dalla folla, è salito in modo spontaneo l’Inno di Mameli, chiuso da un “sì” gridato al cielo di Milano, a chiudere la la manifestazione.

Da Milano a Torino, Bella ciao, contro l’odio. Sono 30mila, secondo gli organizzatori, le Sardine che si sono ritrovate questa sera in piazza Castello a Torino. “Una presenza non scontata – ha detto dal palco il fondatore delle Sardine torinesi, Paolo Ranzani – abbiamo pescato dalla rete tutto ciò che siamo, ma è una rete che non imprigiona, è una rete che libera. Hanno cercato di etichettatrici, ma siamo apartitici”. E’ stata intonata dalla piazza ‘Bella ciao’ in versione muta, con le labbra chiuse, per le vittime di violenza. A metà della melodia sono arrivate poi le parole e al termine un lungo applauso. Sardine rosse e colorate e cartelli che riportano slogan come “No al razzismo, no al fascismo, porti aperti”, ma anche “Lavoro, pensione e diritti”. In piazza ognuno è arrivato con un libro e alla fine si darà vita a un gigantesco “scambio di cultura” dicono gli organizzatori. “Salvini è l’emblema di una politica che vogliamo contrastare, ma questa piazza parla a tutta la classe politica. Parliamo soprattutto a chi si sente deluso dalla politica. Pensiamo che in questo momento ci sia un vuoto di rappresentanza”, ha spiegato uno degli organizzatori della piazza torinese, Mattia Angeleri, 24 anni, laureato in Giurisprudenza. “Vogliamo contrastare un linguaggio politico che non è più degno delle nostre istituzioni”, ha aggiunto Angeleri. Sul palco è stato letto un messaggio inviato da Liliana Segre, che ha definito i giovani “le sentinelle della memoria”. Poi tutta la piazza ha cantato in coro “Bella Ciao”.  Peccato che questa giornata sia stata in qualche modo rovinata da una polemica inutile, e decisamente fuori posto. Un ‘portavoce’ romano in un’intervista al Fatto quotidiano sembra aprire la piazza di sabato a San Giovanni, nella capitale, anche a simpatizzanti di CasaPound e Forza Nuova. In Rete si scatena un putiferio tra i militanti, e l’estrema destra ne approfitta per annunciare subito l’intenzione di esserci davvero a Roma. Tanto che i creatori del nuovo fenomeno politico, i quattro di Bologna – tra cui Mattia Santori -, intervengono con un post per ribadire la pregiudiziale antifascista e la chiusura a qualsiasi contatto con l’estrema destra e con l’attuale destra italiana. Tutto origina da Stephen Ogongo, tra gli amministratori e moderatori del gruppo Fb Sardine di Roma (quasi 140 mila iscritti), che dichiara: “per me, almeno per ora, chiunque vuol scendere in piazza è il benvenuto. Che sia di sinistra, di Forza Italia o di CasaPound. Ai paletti penseremo dopo”. Mentre nei gruppi Fb impazzano le critiche, tra incredulità e richieste di spiegazioni, il leader del partito di estrema destra Simone Di Stefano twitta: “Le Sardine ci invitano in piazza? Ci andiamo ma non canteremo di certo Bella Ciao”. Le Sardine non hanno una struttura e ruoli ufficiali, ma i fondatori bolognesi rispondono su Fb. “Le piazze delle Sardine si sono fin da subito dichiarate antifasciste e intendono rimanerlo – scrivono nel post i quattro promotori della prima piazza nel capoluogo emiliano -. Nessuna apertura a CasaPound, né a Forza Nuova. Né ora né mai”.

Dal 14 novembre centinaia di migliaia di persone sono scese in piazza – proseguono – proprio contro quei partiti che con le idee e il linguaggio dei gruppi neofascisti e neonazisti flirtano in maniera neanche troppo nascosta”. E ancora: “Le Sardine continueranno a riempire le piazze. Si decida da che parte stare. Noi lo abbiamo già fatto”. “Ogongo ha commesso un’ingenuità”, affermano, “ci dispiace che il concetto di apertura delle piazze sia stato travisato e strumentalizzato”. In serata il 45/enne giornalista di origine keniana, in Italia da 25 anni, pubblica a sua volta una spiegazione. “La mia risposta su Casapound è stata travisata. Nessuna apertura a loro né a nessun altro gruppo che si richiama ai sentimenti di quel fascismo che ha devastato l’Italia e il suo tessuto sociale – scrive -. Neanche a quei partiti di destra che vedono con favore il ritorno di questi sentimenti divisivi nel nostro Paese”. “La piazza delle Sardine è libera e antifascista, senza se e senza ma”, aggiunge Ogongo, parlando di “ondata mediatica” che lo ha travolto. L’appuntamento resta per sabato in piazza San Giovanni, dove gli organizzatori sperano di portare almeno centomila persone, senza simboli di partito, contro Matteo Salvini e quella che chiamano “la politica dell’odio”, il populismo e il sovranismo.

Da jobsnews


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