Ore finali di campagna elettorale in Umbria

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Di Maio, Zingaretti e Speranza chiudono a Narni, ma senza Renzi. Conte si divincola. E su Salvini calano la mannaia del Russiagate

Di Pino Salerno

L’appuntamento è per venerdì all’auditorium San Domenico di Narni, con i big della maggioranza, tranne Matteo Renzi. Ci saranno il capo politico del M5s Luigi Di Maio, il segretario dem Nicola Zingaretti, il ministro della Salute Roberto Speranza per Liberi e Uguali. Ma la grande novità, che segna la sua ‘prima’ a un evento di carattere elettorale, sarà la presenza di Giuseppe Conte. Arrivando in Umbria per una visita all’azienda di Brunello Cucinelli, seguita da un incontro con circa 300 imprenditori, il presidente del Consiglio ha chiarito di non essere in campagna elettorale. “Se fossi in campagna elettorale, incontrerei gente, stringerei mani”, ha spiegato, sottolineando “mai avete visto le mie azioni collegate a scadenze elettorali”. Conte vuole mantenere il suo profilo istituzionale e spiega di essere stato invitato da Di Maio per illustrare il decreto terremoto approvato dal consiglio dei ministri e pubblicato in Gazzetta ufficiale. All’auditorium, Conte e gli altri leader parlano dietro un tavolo, in stile conferenza stampa, e non un comizio.  E’ però un fatto che una parte del governo non parteciperà all’evento di venerdì. Ma Italia Viva non corre alle regionali, minimizzano a Palazzo Chigi.

Dal partito di Renzi fanno sapere che non si tratta di una scelta “contro” l’esecutivo né c’è la volontà di marcare una distanza dagli alleati. Si tratta di una scelta che discende dal fatto di non avere un candidato da sostenere alle elezioni di domenica 27 ottobre. Perché, al di là dello “sforzo di farlo apparire un evento non collegato” alle regionali umbre, appare chiaro ai renziani che si tratta di un rush finale: “Non sfugge a nessuno né il luogo”, la cittadina umbra a pochi chilometri da Terni, “né il giorno”, l’ultima data utile prima del silenzio elettorale. Che il rapporto tra renziani e presidente del Consiglio siano buoni è confermato anche dall’incontro, riferito da fonti parlamentari di IV, che c’è giovedì oggi tra una delegazione renziana e lo stesso premier e che viene definito dagli ex Pd come “improntato a cordialità e collaborazione”. E ci mancherebbe altro. Detto questo, le stesse fonti respingono “ogni tentativo di utilizzare l’assenza di Italia Viva come un segno di tensione con il premier”. Le voci su possibili manovre per far cadere il governo non interessano Giuseppe Conte, il presidente del Consiglio lo dice a margine di un incontro in Umbria, rispondendo a chi gli riferisce le parole di Matteo Renzi. Il leader di Italia Viva ha detto: “Se qualcuno vuole andare a votare lo dica apertamente”. Ribatte Conte: “Non c’ho tempo per pensare, devo agire, programmare l’azione di governo. Abbiamo la manovra di bilancio, un programma molto articolato da realizzare”. Quando gli viene chiesto se abbia qualche sospetto sui possibili congiurandi, Conte replica: “Nessun sospetto, dobbiamo concentrarci a lavorare, queste sono ricostruzioni, fantasie, fermarsi a fare queste elucubrazioni non ha molto senso”.

Di Maio difende Conte e contrattacca: unico Russiagate che esiste è di Salvini

Ora che il premier ha riferito al Copasir, parte la controffensiva del Movimento 5 Stelle verso Matteo Salvini. A lanciare il siluro è Luigi Di Maio, dall’Umbria: “Sono d’accordo con Giuseppe Conte, l’unico Russiagate che esiste riguarda la Lega”. Ogni riferimento all’indagine sui presunti finanziamenti illeciti dalla Russia al Carroccio è puramente voluto. Il capo politico dei pentastellati non ci sta a farsi impallinare dal suo ex alleato sulla vicenda che vede coinvolto il presidente del Consiglio, indicato dai media Usa come terminale di una richiesta fuori dalle regole dall’amministrazione Trump, a caccia di prove in giro per l’Europa del fatto che l’inchiesta del procuratore speciale americano Robert Mueller, sulle intromissioni russe per far vincere il tycoon alle Presidenziali del 2016, si basi sul nulla. “Come Movimento 5 Stelle siamo pienamente soddisfatti delle spiegazioni date dal presidente del Consiglio”, sottolinea Di Maio. Mentre Salvini definisce l’audizione una “supercazzola, come quando mi interrogavano in fisica al liceo”, perché “Conte doveva giustificare i suoi problemi con i servizi segreti e invece ha parlato di me”. Il responsabile della Farnesina, però, insiste: “Sembra assurdo che chi non ha mai avuto il coraggio di presentarsi in Parlamento per spiegare il Russiagate adesso chieda trasparenza a chi l’ha sempre garantita”. E assesta il colpo: “Anche per lui, perché Conte è andato al Senato a dare spiegazioni sulla questione Savoini al posto del suo ministro dell’Interno di allora”. Di Maio, poi, ricorda che il leader leghista “non è andato nemmeno in commissione Antimafia, nonostante sia stato convocato per circa un anno”. Tesi confermata da Nicola Morra: “Da Salvini silenzi e omissioni gravi, trasparenza e correttezza istituzionale non appartengono al vocabolario del ‘capitano’”. Il M5S non molla la presa anche sulla commissione parlamentare di inchiesta sui finanziamenti alle forze politiche. “Salvini faccia chiarezza, invece di chiedere pieni poteri”, afferma il questore M5S della Camera, Francesco D’Uva. Al fianco dei pentastellati scendono in campo pure gli alleati del Pd, con Nicola Zingaretti in testa che giudica “inquietante” che il segretario del Carrocio “non abbia ancora chiarito”, mentre il capogruppo dem a Montecitorio, Graziano Delrio, definisce “grave” il comportamento di Salvini: “Vogliamo risposte”. L’asse di governo, insomma, dopo i punti deboli mostra anche quelli di forza.

Da jobsnews


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