I mille giorni di Aemilia. Intervista a Tiziano Soresina

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Tiziano Soresina, storico cronista di “nera” della Gazzetta di Reggio, presenza costante alle udienze del processo scaturito dall’Operazione Aemilia: 147 imputati che dalla primavera 2016 all’autunno 2018 sono sfilati davanti alla Corte presieduta dal giudice Francesco Caruso, coadiuvato dai giudici Cristina Beretti e Andrea Rat (oggi tutti sotto protezione). Quelle udienze sono diventate un “romanzo”, come dice lo stesso Soresina; che presenta il suo I mille giorni di Aemilia a Bologna, alla libreria Zanichelli di piazza Galvani.

Tiziano, partiamo dalla domanda banale. Perché I mille giorni di Aemilia?:
«Era necessario, per permettere una maggiore consapevolezza da parte della comunità. In quell’aula si sono riscritti molti episodi che hanno segnato la storia della provincia di Reggio Emilia e dei territori vicini. È necessario prendere consapevolezza di come si è passati da quella che pensavamo “solo” infiltrazione al dramma del radicamento. Da cronista del quotidiano, ho usato un linguaggio leggibile per trasformare le 195 udienze in una sorta di “romanzo”; ma un romanzo nel quale ho trovato cose che non potevo immaginare neanch’io, tanto che ho dovuto scrivere 40 approfondimenti per capire appieno alcuni fattori che hanno portato la cosca al di fuori dei confini della provincia di Reggio Emilia».

Dalle pagine della sentenza emerge, da parte del collegio giudicante, la necessità di continuare sulla strada delle indagini; perché Aemilia non sembra essere finita
«Purtroppo è così, emerge prepotente la necessità di proseguire. I pentiti in aula hanno fornito indicazioni chiare che sono poi state riscontrate; l’arresto di Carmine Sarcone durante il processo, con l’accusa di essere il nuovo capo della cosca; l’Operazione Grimilde che ha portato all’arresto di esponenti di spicco della famiglia Grande Aracri; il processo Aemilia ’92 in corso a Reggio Emilia per gli omicidi Vasapollo e Ruggero; quello che è successo a Francesco Amato (e ai suoi figli ndr.). Aemilia sembra andare ben oltre i mille giorni».

La politica è stata solo sfiorata da Aemilia. Dovremo aspettarci sviluppi?
«Gli aspetti politici sono stati sviscerati dai pentiti e credo che alcuni ragionamenti vadano fatti anche sulle cooperative, sulle professioni, sulle banche, gli uffici postali».

Aemilia è più un fenomeno sociale o giudiziario?:
«Investigativo, prima di tutto, con la società che ha il compito di far propri i riscontri investigativi. Le indagini hanno riportato dei cedimenti degli imprenditori, di alcune ‘mele marce’ delle forze dell’ordine, della politica. Su questo la società deve riflettere».

Parliamo del giornalismo?
«Prima di Aemilia non era facile parlare di certi temi; io mi occupo di questi argomenti dalla fine degli Anni Novanta, ma in certi periodi – in provincia di Reggio Emilia – mi son trovato da solo a trattare di criminalità organizzata. Oggi qualcosa è cambiato, ma non è diventato più facile. Anzi! Molti arresti hanno caratterizzato gli ultimi periodi e questo determina una rivalutazione costante dell’organizzazione criminale della cosca. Ricordiamo che la Cassazione ha stabilito definitivamente che in Emilia Romagna esiste una cosca autonoma di ‘ndrangheta. Il linguaggio ‘criminale’ è divenuto più difficile da interpretare, la tecnologia sta aiutando molto i criminali, la collaborazione dei professionisti – visto lo spostamento nel settore economico e finanziario della cosca – è diventato sempre più importante. Si spara meno ma si fanno molti più affari; e il giornalismo d’inchiesta deve adattarsi a questi nuovi scenari. Chi comanda oggi, con i capi in carcere? Si parla di un’alleanza criminale della ‘ndrangheta con i casalesi; è vera questa ipotesi? Sono queste le nuove sfide del giornalismo che vuole fare inchiesta. Aemilia è stato un processo seguito più dalle testate locali che da quelle nazionali; ed è il “locale” che deve capire che oggi la ‘ndrangheta non è più una ‘roba tra cutresi’.».

A novembre Tiziano Soresina tornerà a Bologna, a Casalecchio di Reno per l’esattezza, per una nuova presentazione di I mille giorni di Aemilia.


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