Festival FREE WOR(L)D per la Libertà di Espressione. Sabato 21 settembre a Spoleto la presentazione

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Il Festival FREE WOR(L)D per la Libertà di Espressione, dopo essere stato inizialmente lanciato su una pagina Facebook per notare impressioni e curiosità nel pubblico e che in poche settimane ha raccolto più di cinquecento adesioni, è pronto a ufficializzare la sua esistenza e a presentare la serie di iniziative in programma con una conferenza stampa che, di fatto, è indetta per sabato 21 settembre alle ore 11 presso l’Urban Center in Corso Mazzini 58-60 nella bellissima cornice spoletina.

L’antitesi per creare a Spoleto un Festival dedicato alla Libertà di Espressione, in tutte le sue forme e senza alcuna distinzione, nasce nell’aprile del 2019 dalla giornalista freelance Valentina Tatti Tonni, romana trapiantata in Umbria. Un giorno spronata dalla lettura delle cronache recenti sentì l’esigenza di fare qualcosa, di (re)agire e rispondere con la cultura e l’informazione al sopruso delle parole, dell’odio, della violenza, della maleducazione, della mancanza di rispetto, chiamando in causa e in modo sinergico cittadini attivi e 15 tra associazioni, centri culturali e una libreria (in particolare: Libera Spoleto, Centro Anti Violenza e Donne contro la guerra, Cittadinanza Attiva, Urban Center, Associazione Ziua Unirii, Co-working, Associazione Teude, Associazione A sinistra per Spoleto, Associazione Ora Spoleto, Sala Frau, Associazione BeHuman, Legambiente Spoleto, la sezione Archivio di Stato di Spoleto, il Centro Culturale Poli d’Arte e la libreria Ubik). Accoglienza infine avuta anche dal Comune di Spoleto che, riconoscendone l’alto valore sociale e inclusivo, ha patrocinato l’intera iniziativa.

È nostra convinzione che in un momento storico come quello in cui viviamo, sia necessario che tutti si riapproprino dei propri diritti, dei propri doveri e dei valori universali. I fatti di cronaca, gli episodi di violenza sempre meno rari (dal giornalista aggredito nello svolgimento del proprio lavoro, al capotreno malmenato, all’anziano picchiato per noia e delinquenza, al ragazzino istigato al suicidio, etc.), ci inducono a (ri)pensare una democrazia che non possa essere ancora calpestata. Il Festival ambisce allora a diffondere nella cittadina un modo di fare che possa essere esportato in altri luoghi, perché la cittadinanza torni a sentirsi parte di qualcosa di reale e di concreto con convinzione di apertura e di confronto.

Se in una democrazia la libertà di manifestare il proprio pensiero è assente o, peggio, minacciata dal potere forte di turno (che sia istituzionale, di lobby, di criminalità) vi è dunque l’urgenza che

 la cittadinanza tutta si riunisca, collabori e prenda posizione. E dunque, un’azione che di impatto può sembrare banale assume invece un carattere sovversivo. Noi crediamo che censurare le idee non educhi al pensiero critico ed è quindi per tale ragione che in modo esteso e itinerante il Festival si propone di rimettere al centro la cultura e le persone con le loro idee facendo confluire cittadini, studenti, professori, esperti, giornalisti e associazioni di categoria, una scorta mediatica fatta di coscienze, continuità e consapevolezza sotto quell’unico cappello illuminato del diritto/dovere alla libertà di espressione, distribuendo al pubblico punti di vista differenti.

Centrale in questo contesto e che ci rende fieri delle iniziative messe a punto – un’edizione zero perlopiù autofinanziata, anche se stiamo ancora cercando sovvenzioni esterne – la partecipazione e il coinvolgimento di giovani studenti, come chi ha frequentato o frequenterà il Corso propedeutico in giornalismo “Walter Tobagi” con l’eccezionale collaborazione dei loro professori. Il gran valore di questi ragazzi sarà quello di  mettersi in gioco moderando, di volta in volta insieme ad un adulto, i convegni organizzati. Uno dei quali, ad esempio, dedicato alla libertà di stampa ha ottenuto il riconoscimento Sigef ed è entrato nella formazione deontologica dell’Ordine dei Giornalisti dell’Umbria che darà ai partecipanti 6 crediti.

Un Festival, dunque, che è sinonimo di apertura e riflessione costante, adatto a tutti e pensato per la comunità, soprattutto per chi è in disaccordo ma che all’attacco preferisce il confronto.


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