Claudio Vercelli sulla Risoluzione del Parlamento europeo che accomuna comunismo e nazismo

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La storia à la carte, minestrone indigeribile di affermazioni del tutto destoricizzate

Adesso non possiamo più dire di non saperlo: il Parlamento europeo «sottolinea l’importanza di mantenere vivo il ricordo del passato, in quanto non può esserci riconciliazione senza memoria». «Memoria» in funzione della «riconciliazione». Teniamo a mente queste due parole chiave. Poiché, affermano i suoi deputati, il Parlamento medesimo «ricorda che i regimi nazisti e comunisti hanno commesso omicidi di massa, genocidi e deportazioni, causando, nel corso del XX secolo, perdite di vite umane e di libertà di una portata inaudita nella storia dell’umanità, e rammenta l’orrendo crimine dell’Olocausto perpetrato dal regime nazista; condanna con la massima fermezza gli atti di aggressione, i crimini contro l’umanità e le massicce violazioni dei diritti umani perpetrate dal regime nazista, da quello comunista e da altri regimi totalitari». Regimi, genocidi, nazisti e comunisti. Tutti insieme, indistintamente. Nello specifico, la tesi di questi studiosi, infatti, è che il nazionalsocialismo (ma di riflesso anche i fascismi) abbiano costituito una reazione alla vittoria del bolscevismo in Russia e poi alla diffusione dei partiti comunisti in Europa. In altre parole, questi regimi dittatoriali di destra radicale sarebbero stati un risultato dell’affermazione del movimento rivoluzionario rosso, una sorta di difesa estrema al suo espandersi nel Continente. Non negando le brutalità nazifasciste, fino al genocidio, tuttavia ne attribuiscono le ragioni storiche (e culturali) alla minacciosa evoluzione della sinistra classista. Di qui ad affermare che le tragedie che le dittature di destra estrema hanno causato siano da imputarsi, almeno moralmente, alla paura collettiva generata dallo «sterminio di classe» praticato dai bolscevichi (formula tanto sbrigativa quanto suggestiva per definire il complesso delle vicende che si accompagnarono al periodo tra il 1917 e la seconda metà degli anni Trenta nell’Europa dell’Est) – nei confronti del quale le classi dirigenti europee e i ceti medi, terrorizzati dall’evoluzione delle società e quindi rappresentati dal nazifascismo, avrebbero risposto con i lager – il passo non solo è breve ma pressoché immediato.

La risoluzione del Parlamento europeo, parificando i diversi regimi, di fatto fa propria una tale impostazione di fondo. Dicendoci, quanto meno implicitamente, che è questo il giusto modo di intendere le cose del passato, ovvero di tutto quel passato. Quindi, dell’intero Novecento, ricondotto ad una sorta di grumo sanguinolento di crimini. Un’impostazione che, per essere chiari fin dalle premesse, non solo mette sullo stesso piano fenomeni storici distinti, se non antitetici, ma cerca di costringere ad un assenso forzato rispetto alla sua impostazione di fondo, quella per cui, fuori dal liberalismo tradizionale, quello delle classi dirigenti dell’Europa occidentale, ci sarebbero solo nequizie e tragedie. Lo fa ricorrendo al giudizio univoco… Continua su jobsnews


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