Rifugiati siriani e aiuti alimentari, e-voucher e le spese vietate

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[Traduzione a cura di Sharon Grillotti dall’articolo originale di Reem Talhouk, Andy Garbett e Kyle Montague pubblicato su The Conversation]

In Libano, circa 350,000 rifugiati siriani non hanno accesso ad alimenti sani e nutrienti. Per far fronte alla crisi, il Programma Alimentare Mondiale (PAM) delle Nazioni Unite ha introdotto un sistema di voucherelettronici al fine di distribuire aiuti alimentari. Ai profughi vengono date carte di debito caricate con “e-voucher” che questi possono utilizzare in determinati negozi per acquistare cibo.

Abbiamo scoperto, però, che i rifugiati siriani che vivono in Libano devono spesso fare scelte difficili nel momento di acquistare prodotti di prima necessità a parte il cibo. I loro e-voucher possono essere infatti utilizzati solo per l’acquisto di alimenti, ma non per reperire altri beni necessari come ad esempio pannolini.

I rifugiati devono destreggiarsi in una “zona grigia” che ruota attorno al sistema degli e-voucher, chiedendo ad esempio ai commercianti di vendere loro pannolini registrando nel sistema un acquisto di cibo. Questo mette i rifugiati in una posizione vulnerabile, perché spesso i commercianti ricaricano i prezzi per registrare un prodotto non alimentare come se fosse un effettivo acquisto di cibo; ma i rifugiati non hanno altra scelta e dipendono dalla volontà di collaborazione dei negozianti.

Acquisti collettivi permettono ai rifugiati di mettere insieme contanti ed e-voucher cosicché una persona possa comprare articoli non alimentari per un’altra, che a sua volta la ripagherà in cibo. Questo meccanismo conferisce ai rifugiati una certa autonomia – non devono confidare nel fatto che i negozianti gli permettano di acquistare prodotti non alimentari utilizzando i voucher, ma la comunità può gestire le proprie risorse e necessità autonomamente.

Sfortunatamente, il sistema di e-voucher non permette ai rifugiati di acquistare merci all’ingrosso. Il PAM comunica ai negozianti che gli acquisti fatti da parte dei rifugiati dovrebbero essere esclusivamente di alimenti per la famiglia. Se i rifugiati volessero comprare abbastanza riso per tutta la comunità e godere di uno sconto all’ingrosso, allora i commercianti potrebbero rifiutare la transazione. Questo rende gli acquisti di gruppo più difficili, mentre i rifugiati li preferirebbero quando hanno contanti disponibili.

Il PAM sta attualmente progettando una tecnologia blockchain per sostituire il sistema di e-voucher in Giordania e in Pakistan. Questa è una grande opportunità per ridurre i problemi principali ed aiutare sia rifugiati che commercianti, ma solo a condizione che i profughi stessi siano coinvolti.

Aiuti alimentari progettati dai rifugiati

Anziché utilizzare una carta di debito, in questo nuovo sistema i rifugiati avrebbero un portafoglio digitalesimile ad un conto corrente bancario a cui poter accedere online ma che, al posto che essere gestito da una banca, è una parte della blockchain.

La blockchain è una struttura dati condivisa, dove ogni utente ha la possibilità di monitorare quanti soldi e quanti prodotti sono stati scambiati. Questo registro viene costantemente aggiornato nel momento in cui  le transazioni di aiuti alimentari e i trasferimenti di denaro vengono… Continua su vociglobali

 


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