La famiglia rom da Papa Francesco. Il gesto più significativo contro l’odio razziale

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Lo sguardo severo di Papa Francesco misura tutta la gravità di ciò che è successo a Casal Bruciato, dove si è assistito ad una vera e propria rivolta contro l’assegnazione della casa popolare ad una famiglia rom. A due giorni esatti dai fatti il Pontefice ha voluto incontrare la giovane donna, verso cui sono state pronunciate frasi orribili (“Ti stupro”) da uno dei partecipanti;  è stata ricevuta insieme agli altri componenti del nucleo familiare. Negli occhi della massima autorità ecclesiastica si leggeva, chiaro, il monito verso chi ha fatto rivivere scene, frammenti, di una persecuzione a sfondo razzista che a Roma non si era mai vista in questi termini, nonostante alcuni quartieri della capitale  negli ultimi mesi siano attraversati da un’ondata di odio terribile. E temibile.

L’incontro con il Papa è avvenuto in privato, nella sagrestia della Basilica di San Giovanni in Laterano, prima che iniziasse quello con il clero e i fedeli della Diocesi. L’annuncio era stato dato in  mattinata dal capofamiglia; il quale aveva aggiunto: “pregheremo insieme”. La famiglia di Imer Omervic è composta da 14 membri, è un nucleo nomade ed è assegnataria da pochi giorni dell’alloggio popolare del quartiere di Casal Bruciato.  Il papà avrebbe detto che era venuto a conoscenza della storia dai giornali e chiesto loro di resistere e di contare sulla Chiesa per qualunque necessità. La protesta, le urla, gli insulti alla famiglia bosniaca hanno indignato molti e le immagini hanno fatto il giro del web. Anche la sindaca Virginia Raggi si era recata a Casal Bruciato per affermare il principio di legalità circa l’assegnazione della casa popolare sulla base di una graduatoria legittima.

Intanto condanne morali e politiche a parte, si sta muovendo l’inchiesta su chi ha urlato la frase “ti stupro” al passaggio della donna rom, che aveva in braccio la figlia piccola. Sono state identificate e denunciate le persone che hanno insultato la famiglia con frasi razziste e sono ancora in corso le verifiche sui video messi a disposizione della polizia. I reati contestati vanno dalle minacce alla istigazione all’odio razziale. Proprio dalle indagini potrebbe arrivare un primo segnale forte contro l’escalation di insulti e minacce nei confronti di immigrati, visto che l’invito al dialogo e al rispetto finora non ha funzionato. A Casal Bruciato ieri è stata un giornata di calma, almeno apparente: non ci sono state altre proteste plateali sotto il palazzo in cui si trova l’alloggio assegnato alla famiglia bosniaca. Sullo sfondo, però, resta l’interrogativo su come sia stata possibile la degenerazione razzista cui si sta assistendo ormai da oltre un anno in Italia e chi ha soffiato sul fuoco dell’intolleranza fino ad arrivare a questo tipo di degenerazioni.


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