Una lezione dai giovani

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Elegante, garbata, semplice, ma roboante.
Dai 5 ai 20 anni o giù di lì, armati di curiosità, passione, fiducia, gli adulti di domani scelgono la consapevolezza e la cittadinanza attiva mettendo a tacere i “grandi”.

In sole due settimane ho incassato piacevolmente i colpi, portandomi dentro una sporta d’emozione pura, adrenalina e colorata.
Il primo a mettermi a tacere è stato Danilo, anni 5.
Nel castello di Conversano, in provincia di Bari, si svolgeva un incontro dedicato al coraggio della normalità, organizzato dall’associazione culturale e del benessere Deha. Non ho scritto libri, non ancora, dovevo raccontare la mia quotidianità, la professione giornalistica, i rischi della libertà. Quella di fare informazione senza padroni.
Pubblico di qualità, attento, interessato all’inchiesta Bcc Terra d’Otranto sull’intreccio mafia-politica-imprenditoria-finanza. Insomma, tema assai lontano da Pokemon, figurine Panini e trasferelli per bambini.
Ma Danilo è stato lì, due ore. Attento, composto, seduto accanto alla mamma. Non un segno di cedimento o uno sbuffo. Ha ascoltato tutto fino alla fine, muoveva solo le mani verso il basso ma non ci ho fatto caso.
Un istante dopo l’applauso che sanciva la fine dell’incontro me lo sono trovato vicino. Aveva un disegno tra le mani, appena terminato. Un’opera d’arte, mi sono vista bellissima come mai.
Aveva disegnato me ed aveva scritto “Noi siamo con te”.
Lo ha scelto liberamente, Danilo, quel pensiero. Dopo aver ascoltato i grandi parlare di cose difficili, e brutte.
Ha preso i suoi colori e gettato un calcio al grigiore, con la semplicità e la forza di chi ha il cuore pulito.
Due settimane dopo ho incassato il secondo colpo, straordinariamente ben assestato. Come il primo.
8 marzo, giorno della memoria e dell’impegno.
Con altre due donne, una karateka che ha sfidato le convenzioni sociali e una mamma cui il destino ha tolto tanto, ma tanto assai, mi sono ritrovata in un salotto culturale del profondo sud, Salice Salentino, provincia di Lecce, realizzato e gestito da ventenni, Vox Populi e Club Leo Messapia Lecce.
Giovani solo all’anagrafe. Spiazzanti, quanto a preparazione, obiettivi, partecipazione.
Nella mia comunità, quella dove sono nata, mi hanno fatto sentire un faro. Caricandomi di una responsabilità che oggi porto con onore. Hanno seguito le mie inchieste, studiato, messo nero su bianco interrogativi, alimentando lo spirto guerriero che solo a 20 anni regala forza da titani e che mai, mai dovrebbe abbandonarci.
Ecco, sull’arte della guerra (quella giusta) ci siamo trovati. Sul riconoscimento che mi hanno consegnato hanno fissato le mie responsabilità, che sono quelle di tutti noi adulti, genitori, fratelli.
“Perché con il suo tenace e coraggioso impegno giornalistico ha contribuito ad una maggiore libertà d’informazione a favore della comunità salentina”.
Questo hanno scritto. Questa la loro lezione.
Sì, potevano essere figli miei (eh, l’anagrafe non inganna come i cosmetici nascondi rughe), i figli che vorrei.
“Grazie”, mi hanno detto, “per averci insegnato il coraggio della libertà”.
Mentre io volevo ringraziare loro, per la lezione sottile ed efficace impartita.
Dal sud, dal mio sud, due generazioni hanno lanciato un segnale. Che abbiamo il dovere di cogliere.
Chapeau, ragazzi!


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