Centro studi Confindustria: “Italia ferma, crescita zero, crollo di fiducia”

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Secca smentita dell’ottimismo del governo. La recessione c’è e si vede. Landini (Cgil): il Paese sta andando indietro. Zingaretti (Pd): sterzata subito. Speranza (Leu): lavoro, economia pulita

Siamo sull’orlo di un burrone, ancora una spintina e l’Italia precipita. La recessione non solo “tecnica”, già un fatto molto grave, rapidamente fa sentire i suoi nefasti effetti. Dopo i sindacati, con la grande manifestazione di Piazza San Giovanni, che avevano lanciato un grido di allarme chiamando in causa, inascoltati, il governo, arriva la denuncia di  Confindustria: “Italia, ferma, crescita zero, crollo di fiducia”. Sono le parole chiave del report del Centro studi di Confindustria che disegna una situazione molto pesante per il futuro del nostro Paese. Preoccupazione viene espressa dal governatore di Bankitalia, Visco, e da Draghi, il presidente della Banca centrale europea. Una secca smentita dell’ottimismo del governo, documentata con i numeri in rosso segnati dal termometro che misura lo stato dell’economia del nostro paese. Doveva essere un anno meraviglioso, bellissimo. Così avevano trillato il presidente Conte, seguito dai suoi vice, Salvini e Di Maio. Tria, il ministro dell’Economia, cercava di calmare i bollenti stimoli, ma inascoltato, aveva l’ingrato compito di trattare con i “burocrati” di Bruxelles che tenevano sotto controllo, passo dopo passo, il governo gialloverde. Crozza ne dava l’immagine di un uomo triste, sempre più sconsolato, con la borsa sotto il braccio, contenente la documentazione della situazione economica del nostro paese mentre quelli di Bruxelles lo avvisavano, chiedevano le “carte”, l’aggiustamento del Bilancio, i conti non tornavano, forse una nuova manovra sarebbe stata necessaria. Le agenzie di rating che tenevano sotto controllo la temperatura dell’Italia, segnalavano la “recessione tecnica”, niente crescita; anche l’Istat non poteva nascondere una situazione che diventava sempre più preoccupante. Governo del cambiamento, come continuavano a dire il premier, i vice, Di Maio in particolare, cercando di far dimenticare le batoste prese nelle recenti tornate elettorali? Proprio no. I numeri  nella loro nudità, dicono che l’Italia è sull’orlo di un burrone. Ancora un passettino e precipiti. Lo stesso Tria non trova di meglio che dire: “ora puntiamo sulla crescita”. Fino ad ora, viene da chiedere, che avete fatto?

I dati dimostrano che l’Italia sta peggio di altri paesi europei

Una risposta la dà Maurizio Landini, segretario generale della Cgil: “I dati dimostrano che l’Italia sta peggio degli altri Paesi europei e che bisogna cambiare passo. Bisogna cambiare le politiche economiche e sociali. Il Paese sta andando indietro e non avanti”. Il Centro studi di Confindustria vede una “Italia ferma”, e azzera le previsioni di crescita per il Pil 2019. Ad ottobre dell’anno passato le stime confindustriali parlavano di un +0,9. La caduta è stata rapida. Il rapporto confindustriale parla di una manovra, quella del governo, “poco orientata alla crescita”, sottolinea il crollo della fiducia delle imprese, sei mesi pesanti per l’economia italiana, tra “l’aumento dello spread e una manovra non orientata alla crescita, durante i quali la domanda interna è sostanzialmente crollata, e gli investimenti privati hanno registrato, dopo anni di aumento un -2,5%. Anche le esportazioni, tradizionale settore traino, hanno rallentato l’andatura sull’onda della minore crescita del commercio mondiale… Continua su jobsnews


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