Azione temeraria della Ternana calcio contro 5 giornalisti. Vincono in primo grado ma società va in Appello

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E’ una storia che incrocia calcio e informazione, diritto di critica e racconto, anche appassionato, del mondo del pallone. Ma è, altresì, una storia che riguarda la potenza di fuoco che possono avere le azioni legali temerarie contro piccole realtà editoriali, le quali svolgono un ruolo fondamentale sul territorio di riferimento. Questa è la storia della Ternana calcio che aveva denunciato cinque giornalisti de Il giornale dell’Umbria e de Il Corriere dell’Umbria perché avevano “osato” raccontare le polemiche e i malumori attorno alle scelte delle società. Un danno ipotizzato da 60 milioni di euro. I giornalisti hanno vinto il primo round e il Tribunale civile di Perugia non solo ha respinto la domanda risarcitoria della Ternana ma ha riconosciuto a carico della società l’onere delle spese di giudizio per 63mila euro.Finalmente arriva dunque una delle poche decisioni che rendono giustizia sulle spese da attribuire a chi avvia un procedimento pur sapendolo infondato. Eppure non è tanto questo ciò che conta davvero nella sentenza bensì il riconoscimento del diritto di critica e di raccontare i fatti, anche se polemici e “sgraditi” ai protagonisti.

La vicenda specifica comincia a novembre del 2006, quando la Ternana Calcio ed il suo “patron” Edoardo Longarini – sentendosi diffamati – citano per danni all’immagine due testate, Il Giornale dell’Umbria e il Corriere dell’Umbria, con i rispettivi direttori e i giornalisti autori degli articoli definiti diffamatori, in totale cinque cronisti ai quali viene chiesto un faraonico risarcimento danni pari a 60 milioni di euro, di cui
25 milioni per il patron della società e 35 per la Ternana. Il procedimento si annuncia subito come uno dei più eclatanti tra i molti intentati contro i giornalisti.
la difesa dei cronisti delle due testate in atti della memoria difensiva controdeduce che “non vi era alcun intento diffamatorio negli articoli pubblicati, poiché gli stessi si limitavano a riportare unicamente il clima di forte polemica, diffusosi verso la società sportiva, per i deludenti risultati del campionato 2005/2006 nel quale la ternana retrocedeva in serie C” e che “nessuna offesa poteva essere ascritta agli articoli pubblicati, poiché gli stessi erano la lecita e legittima espressione del diritto di cronaca”
Erano, in fondo, i fatti a parlare per loro. Questi: all’inizio dell’anno 2004 la Ternana calcio era in vetta al campionato di serie B, dunque in procinto di essere promosso in A, a dicembre 2004 la società viene rilevata da Edoardo Longarini che ha quasi subito problemi di dialogo con la città, sia con l’amministrazione che con la tifoseria.Il campionato si chiuderà con la ternana al nono posto, quindi con un azzeramento di fatto dei risultati precedenti. Nell’estate del 2005 cominciano le contestazioni della tifoseria, anche perchè viene venduto un idolo della squadra, Zampagna. Nella stagione 2005-2006 la ternana retrocede dalla B alla C1, quindi un tracollo che scatena i malumori della tifoseria e amplifica le critiche verso la società, la quale, nel frattempo, vende quelli che vengono considerati i giocatori migliori guadagnandoci molto anche perché non ci sono nuovi acquisti dello stesso livello. In quella fase praticamente tutti gli organi di informazione si occupano della vicenda Ternana, comprese importanti testate nazionali. I più completi e assidui sono gli articoli dei media locali, tra cui Il Giornale dell’Umbria che da subito viene denunciato dalla società. La deriva non sfugge alla politica locale che parla già in quel momento di tentativo di imbavagliare la stampa con interventi sia della maggioranza che dell’opposizione della città. ma ciò non ferma ovviamente l’azione giudiziaria, anzi inasprisce ancora di più il clima. Nel 2015 arriva la sentenza che rigetta la richiesta della Ternana e stabilisce che ” i giornalisti hanno correttamente esercitato il diritto di critica che, diversamente dalla cronaca, non si concreta nella narrazione dei fatti ma si esprime in un giudizio o opinione soggettiva, fermo restando che il fatto – oggetto di critica – deve corrispondere a verità”. Si afferma altresì che gli articoli si inseriscono in un contesto ampliamente polemico, quale quello sportivo del 2006 in cui la Ternana, dopo 8 stagioni in serie B, retrocede in C e pertanto sussiste il requisito della cosiddetta “continenza formale” essendo stato utilizzato un linguaggio civile e corretto. E’ pur vero che gli articoli posti alla base della richiesta contenevano allusioni tese a mettere in dubbio la correttezza dell’operato del Longarini nella gestione della Ternana. Ma trattasi di allusioni consentite dalla facoltà di critica che non si traducono in un attacco gratuito e denigrante; infatti “ì giornalisti sportivi possono legittimamente esprimere la loro opinione in merito alle scelte dei dirigenti delle squadre che seguono”; in definitiva per i giudici di primo grado i ” fatti riportati negli articoli sono circostanze sicuramente vere, non essendo state contestate dagli attori e alcune valutazioni sono una “lecita e legittima espressione della libertà di pensiero tutelata dall’Articolo 21 della Costituzione”.
Questa sentenza è stata però appellata dalla Ternana che chiede ai giudici di secondo grado di ribaltare il verdetto e quindi si insiste sulla richiesta risarcitoria. Una scelta che dimostra, ancor di più, quanto possano durare ed essere insidiose le azioni temerarie che continuano a prescindere dalla veridicità e continenza dei fatti raccontati. La sentenza di secondo grado è attesa per l’estate prossima.
Va detto che la Ternana Calcio da due anni ha una nuova proprietà che non ha nulla a che vedere con questa azione legale, portata avanti dalla vecchia gestione


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