Ritratto incompleto di una scrittrice. ‘Colette’ di Wash Westmoreland, con Keira Knightley

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Colette ovvero come si costruisce un mito. Il film infatti ci fa comprendere come una semplice ragazza di campagna sia diventata una delle più note scrittrici del ‘900.

Nell’incipit Gabrielle Sidonie Colette ha diciannove anni e viene chiesta in sposa da Henry-Gauthier Villars (Willy) impresario e scrittore, nonché grande seduttore e frequentatore del bel mondo parigino. Per Colette i primi tempi nella capitale non sono semplici ma pian piano riesce a trovare il suo posto in società, soprattutto dopo che comincia a scrivere libri per il marito (che ufficialmente ne è l’autore). La saga di Claudine avrà un successo commerciale incredibile e marito e moglie diventano una delle coppie più ammirate e discusse di Parigi.

Dopo aver incontrato la marchesa Mathilde de Morny, che si presenta in società con abiti maschili suscitando scandalo, Colette acquista più sicurezza e consapevolezza fino a comprendere le ingiustizie che per anni ha subito dal marito, il quale non solo le ha rubato la paternità di Claudine, ma ha anche sperperato i soldi da lei guadagnati.

La scelta del tempo narrativo in un film rivela molto sulle intenzioni dell’autore. Per esempio il fatto che quasi tutto, tranne gli ultimi quindici minuti, sia dedicato al matrimonio e al sodalizio artistico tra la scrittrice e Willy è indicativo di quale sia la priorità del regista: mettere in luce il ruolo fondamentale di Henry-Gauthier Villars nella creazione del successo della scrittrice. È assolutamente vero che senza Willy difficilmente Colette avrebbe avuto qualche chance nel mondo letterario di Parigi; originaria della Borgogna, povera e senza contatti non sarebbe mai stata presa sul serio. D’altronde non era neanche suo desiderio scrivere e fu lo stesso marito a “costringerla” a cominciare per ripagare i suoi debiti. Ma allo stesso tempo è innegabile che Colette abbia avuto almeno dieci esistenze, otto delle quali dopo aver divorziato dal marito (si tenga conto che ha vissuto altri 50 anni dopo la separazione).

Quindi è veramente un peccato che il regista si sia concentrato su quel periodo, tralasciando molte avventure ed esperienze di questa straordinaria e poliedrica artista, che fu anche attrice, mimo, giornalista e che fu la prima donna nella storia della Repubblica Francese a ricevere i funerali di Stato. Un peccato, tanto più se si considera che l’unico altro film girato sulla scrittrice, Becoming Colette (1991) di Danny Houston, prende in considerazione esattamente lo stesso frammento temporale coincidente con il matrimonio.


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