Gobbo suo padre, gobba sua madre…

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Negli ultimi giorni molto spazio delle cronache è dedicato alle vicende del padre del Viceministro a cinque stelle Luigi Di Maio e non è un bel leggere. È palese il compiacimento di applicare la legge del contrappasso a Luigi Di Maio che sprizzava sdegno da tutti i pori per le vicende del padre di Maria Elena Boschi e del padre di Matteo Renzi, ma non era un bel leggere allora come non è un bel leggere adesso. Quando la contrapposizione politica deve arrampicarsi sulle generazioni per contrastare un avversario, la lotta delle idee si fa barbarie. Quando si collegano le responsabilità dei padri con i figli, si rinuncia alla democrazia e alla promessa dell’evoluzione che il passaggio da una generazione all’altra porta con sé. Si dà così ingresso ad una concezione irrealistica della società per la quale il figlio del criminale non potrà redimersi e il figlio del fallito non potrà aspirare a fare il ministro dell’economia; il nero porterà sempre la sveglia al collo e l’anello al naso e il povero non potrà mai arricchire.

Ne consegue la visione clanica di una vita consociativa senza speranza, conservatrice, per la quale solo i benestanti, con la loro elevata cultura e il loro censo di casta, potranno cimentarsi nella vita politica senza tema delle aggressioni avversarie a motivo della loro ascendenza o discendenza.

La realtà è, invece e fortunatamente, molto diversa e assai più complessa. Innumerevoli sono gli esempi che testimoniano come spesso, da famiglie agiate, nascono figli dalla personalità debole o depressa e come, invece, da famiglie che hanno vissuto esperienze difficili e dolorose, nascono figli dotati di forte determinazione, capaci di visioni suscettibili di trascinare intere generazioni.

Perfino nelle traduzioni dal greco che oggi impegnano i nostri figli si legge: “L’ultimo Dario, quello vinto da Alessandro, era uno schiavo. Archelao, re dei macedoni, era figlio della schiava Simiche. Menelao, il nonno di Filippo, era stato cresciuto da illegittimi. …” (da “Molti grandi uomini ebbero umili origini” di Claudio Eliano). E potrebbe proseguirsi ricordando l’imperatore romano Licinio (250 circa – 325) che nacque nella provincia della Dacia, all’incirca l’attuale Romania, da una modesta famiglia di agricoltori, oppure la dinastia Flavia, che dette i natali a imperatori come Vespasiano, Tito e Domiziano, ma derivava da una famiglia della classe media di origine modesta. Joseph Stalin veniva picchiato spesso dal padre alcolizzato, ma anche dalla madre, sebbene devota ortodossa, ed ebbe per tutta la sua esistenza rapporti difficili con la famiglia. Mozart, al contrario, fu figlio d’arte poiché il padre Leopold era compositore e insegnante di musica, nonché vice Maestro di cappella alla corte dell’arcivescovo Anton von Firmian. Napoleone nacque in Corsica da un avvocato che si era laureato all’Università di Pisa ed era originario di San Miniato. Leonardo da Vinci era primogenito di un giovane notaio….

Non esiste nessuna legge, prassi o regola che determini la discendenza. Ad Alberto Sordi, che non voleva sposarsi per non avere “un’estranea dentro casa”, può rispondersi che, almeno, la moglie te la scegli mentre il vero estraneo dentro casa è poi tuo figlio che, per quanti sforzi si facciano per instradarlo ed educarlo, pur nelle migliori famiglie, avrà un’indole tutta sua, frutto di chissà quali risalenti intrecci cromosomici e di chissà quale interpretazione delle prime esperienze che lo avranno segnato.

Tanto meno può essere presa in considerazione, come parametro di giudizio, l’onestà familiare che in un’infinità di occasioni si manifesta come null’altro che una conseguenza economica. Non si può chimare ladro chi ruba per dar da mangiare ai figli come non si può chiamare evasore chi non paga le tasse per pagare le retribuzioni degli operai. E’ facile essere onesti quando si è abbienti e pagare regolarmente il 70% di imposte con un reddito da un milione.

L’esperienza del M5S al governo è un’ottima notizia per tutti quelli che credono nell’ascensore sociale e Luigi Di Maio è un eccellente esempio – tra i tanti di quel Movimento – di come, muovendo da modeste risorse, si può in breve arrivare addirittura ai vertici della gestione dello Stato italiano, cioè di una delle più importanti potenze mondiali.

Il sogno americano è dunque forse più vivo sul suolo italiano che al di là dell’Oceano. Che poi il sogno americano in versione italiana dia i frutti migliori per i cittadini ben può essere oggetto di critica, ironia e satira in quanto gli effetti dell’incompetenza al governo di un Paese così complicato sono agevolmente riconoscibili, ma proprio questa facilità di valutazione e perfino di irrisione rende ancor meno comprensibile e accettabile il richiamo alle colpe dei padri per giocare al massacro dei figli. A qualunque parte appartengano i figli.


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