LETTERA AL CAPO POLITICO DEL MOVIMENTO CINQUE STELLE

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Gentile onorevole Di Maio,

sono passati meno di due anni dalla vittoria del NO nel referendum costituzionale, col quale gli Italiani bocciarono a larga maggioranza un nuovo tentativo di stravolgere il sistema istituzionale che, pur con le sue imperfezioni, ha garantito per oltre settanta anni l’assetto democratico del nostro Paese.

Di quella battaglia vincente aderenti ed elettori del M5S furono protagonisti al pari di tanti altri cittadini, spesso organizzati in Comitati trasversali e unitari, che per la difesa della nostra Costituzione trovarono un comun denominatore e superarono diversità di vedute su altri temi.

Non è improprio pensare che quella esperienza abbia contribuito alla crescita dei consensi registrata dal Suo movimento lo scorso marzo.

Quella ‘riforma’ (come quella berlusconiana del 2005, anch’essa cancellata dagli elettori e dalle elettrici nel 2006) aveva fra i suoi punti focali la contrazione del ruolo del Parlamento per concentrare più ampi poteri nell’Esecutivo; questo veniva ottenuto con la cancellazione della rappresentatività del Senato e con interventi che modificavano l’iter legislativo. Veniva ridotta anche l’autonomia degli organi di garanzia (Presidente della Repubblica e Corte Costituzionale), che erano di fatto scelti dal partito di maggioranza, frutto di una legge elettorale dichiarata poi incostituzionale.

L’autonomia dei tre poteri (legislativo, esecutivo e giurisdizionale) e la rappresentatività del Parlamento costituiscono le fondamenta del nostro sistema istituzionale, che individua nel ‘popolo’ il detentore del potere (art. 1 Cost.).

Questi richiami giustificano la sorpresa e la preoccupazione con cui in queste settimane molti cittadini (fra i quali non pochi elettori del Movimento) stanno accogliendo alcune vostre iniziative. Fra queste le proposte (formulate dal Senatore Fraccaro) di riduzione del numero dei parlamentari per motivi economici (allentando ulteriormente il rapporto di rappresentanza con gli elettori) e l’introduzione di un referendum propositivo, le cui modalità (in particolare la mancanza di un quorum di validità) potrebbero far prevalere la volontà di una esigua minoranza su quella del Parlamento (rappresentativo dell’intero corpo elettorale), in nome di una ‘democrazia diretta’ che presenta aspetti non tranquillizzanti nella nostra società caratterizzata da forti limiti al pluralismo dell’informazione.

Ancora più allarmante è stata poi la richiesta di un esponente non trascurabile del Movimento di ridurre i poteri dei Presidenti della Repubblica (anche quelli futuri), i cui interventi sul piano della correttezza costituzionale sono stati invece tante volte invocati e in alcuni casi hanno evitato clamorosi incidenti (Basti pensare ai rapporti fra il presidente Scalfaro e Berlusconi).

Gentile onorevole Di Maio,

nel nostro Paese stanno crescendo forti tensioni, anche per alcune scelte dell’attuale governo sui temi dei diritti civili, della equità e della solidarietà sociale, cui fa riferimento il secondo comma dell’art. 3 della Costituzione. Solo il ritorno alla difesa dei Principi costituzionali e la scelta della loro attuazione come prospettiva politica può recuperare quel clima di serenità e di dialogo indispensabile in un momento di discontinuità sul piano politico che, invece di aprire nuovi orizzonti, presenta rischi oggettivi di riportarci indietro di un secolo.

In questo quadro l’introduzione di modifiche della Carta non appare una priorità e può solo distrarre l’opinione pubblica da temi ben più urgenti. Fra questi, rimanendo in ambito istituzionale, sicuramente l’approvazione di una nuova legge elettorale che restituisca al Parlamento la piena rappresentatività e ai cittadini la possibilità di scegliere i propri rappresentanti, e i rischi per l’eguaglianza dei cittadini derivante dalla concessione di maggiori ‘autonomie’ regionali su temi sensibili come l’istruzione e la salute.

Grazie per l’attenzione che vorrà concedere a queste riflessioni.

 

(*) L’autore della lettera è socio di LeG e coordinatore della Rete per la Costituzione, in seno alla quale è nato questo scritto.

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