Sulla disobbedienza

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Dentro la società degli algoritmi ci siamo, volenti o nolenti. E visto che non possiamo starne fuori allora conviene almeno provare ad essere critici, non assecondare le macchine in tutto e per tutto, aggiungere un pizzico di disobbedienza alla nostra vita. Il suggerimento arriva da un interessante libro, solo in versione cartacea per il momento, edito da Castelvecchi che si intitola proprio : “Manuale di disobbedienza digitale”. Immaginiamo che l’autore, il giornalista Nicola Zamperini, quel digitale del titolo forse l’avrebbe anche evitato, pensando lui come noi  immaginiamo –  che digitale è da trent’anni la nostra vita e che non dicotomici siamo bensì poco avvezzi a considerarci digitali a trecentosessanta gradi e per 24 ore al giorno dentro a questa stessa vita che è la nostra, di tutti noi, chi più chi meno.

In questa nuova ma costante e irrinunciabile dimensione di vita ci sono, secondo Nicola Zamperini, dei comportamenti che sarebbe meglio adottare per preservare la nostra integrità, la nostra essenza, il nostro essere uomini prima che soggetti di studio o di raccolta dati per conto terzi. E allora quando ci iscriviamo ad un social, quando utilizziamo una piattaforma per effettuare acquisti digitali, quando scambiamo impressioni e lasciamo recensioni online, dovremmo trovare tempo di leggere la policy del sito o del social, dovremmo sottoscrivere la nostra iscrizione a quella piattaforma o a quella app in modo consapevole e informato. Forse   – dice Zamperini –  dovremmo imparare anche un pochino a mentire in modo coscienzioso e programmatico agli algoritmi indagatori silenziosi, efficienti e potentissimi, per non ritrovarci in breve a non essere più padroni di nulla, nemmeno della nostra opinione.

Come facciamo sempre quando leggiamo un libro e poi proviamo a raccontarvelo, abbiamo individuato alcuni passaggi  a nostro avviso significativi del testo di Nicola Zamperini   e ve li riportiamo di seguito sottolineando con neretti, corsivi e spaziature varie i concetti  che ci sono apparsi particolarmente importanti. La nostra recensione è divisa, come accaduto molte altre volte, in due parti. La prima la trovate qui di seguito. Per trovare il primo passaggio, a nostra avviso, di particolare valore dal saggio di Nicola Zamperini  non occorre andare molto dentro al libro, basta arrivare a pagina 6 che è poi, tolte le controcopertine, dediche e titolo,   la seconda pagina del testo scritto:

“Le macchine sono gli algoritmi che regolano il funzionamento di Google, Facebook, Instagram, Amazon, Uber, Airbnb e di altre decine di piattaforme che utilizziamo sempre. Ad ogni ora del giorno e della notte. I nostri post su Facebook, le ricerche su Google, una recensione su TripAdvisor animano gli algoritmi, nutrono gli algoritmi. E questi ultimi sono formule matematiche complesse e segrete, di cui conosciamo solo gli elementi che i proprietari decidono di farci conoscere”.

“Il libro che avete fra le mani non parla di privacy, non parla di sorveglianza, non parla di sicurezza e anonimato. Molti lo hanno fatto e lo hanno fatto decisamente meglio. Non esiste alcun posto dove nascondersi e stare al riparo dalla sorveglianza globale, ci ha raccontato Glenn Greenwald, e occorre ascoltarlo e ricordare i suoi avvertimenti con grande premura. Il tentativo di fuggire è ridicolo, e dobbiamo fare i conti con un ambiente e con la natura del mondo ricco di dati in cui viviamo. Dove tutti siamo vittime potenziali ………. Questo libro, però, pur condividendo la stessa considerazione della centralità del web nelle nostre esistenze e, soprattutto, del web come spazio originariamente libero e aperto, ha un’ulteriore… Continua su lsdi 


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