La bellezza, le sentinelle, il passato

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di Mario Alfieri

A Corleone, a casa nostra, si respira anche quel “fresco profumo di libertà”. E come tutte le emozioni della vita, si percepisce tale profumo perché esiste al contempo il suo esatto opposto, il giogo pesante del compromesso e dell’ambiguità.
Al di là di ogni ragionevole considerazione sul passato più recente che riguarda la nostra Corleone, il peso della cronaca rosé che taluni si sollecitano a proporre è un detonatore dello scarso senso civico, perché ci costringe a parlare di cose che non sono così o non lo sono più, distraendoci dai veri problemi che ci riguardano e che sono molto più comuni di quanto non si pensi.
A casa nostra, per esempio, non si riesce ancora a considerare un bene comune ciò che ci circonda. Questo è sicuramente anche un retaggio culturale che la mafia ci ha lasciato, ma è un problema tutto meridionale che, in fondo, esula totalmente dalla criminalità organizzata, essendo questa una struttura molto più complessa. A casa nostra non si riesce a vivere il rapporto con l’ente comunale in maniera collaborativa, ma si percepisce come una delega assoluta che ci pone nella condizione di esigere servizi e, in taluni casi, favori da colui il quale ha ottenuto il nostro appoggio.
Capita, non di rado, che a casa nostra si assuma un atteggiamento sospettoso verso chi fa qualcosa di buono per la collettività, perché ci hanno abituato che non si fa niente per niente e che la magagna è dietro l’angolo. A casa nostra, inoltre, esiste anche un sottotitolo che fa riferimento a vecchie leggende in merito alla tendenza del corleonese a scimmiottare le cose belle realizzate da altri, perdendo in creatività e vitalità.
Ma soprattutto dalle nostre parti si è molto bravi a criticare ogni cosa, persino le stesse evidenziate su, ma si è sovente restii rispetto alla possibilità di mettersi in gioco, di sporcarsi le mani per lavare ciò che è sordido.
Cionondimeno a casa nostra c’è anche una densa parte di popolazione che ha compreso che i cinici detrattori della bellezza, siano essi i mafiosi locali o i pettegoli narratori di storie pruriginose inventate per alimentare morbose curiosità, non devono distrarre dal compito di vigilare ed agire su una società che arranca ma che si sta sforzando di cambiare.
E sono proprio questi virtuosi e semplici analisti della realtà locale che olezzano della stessa libertà che si respira. La libertà di essere sé stessi, di dire ciò che si pensa, di andare contro gli schemi, di sognare un mondo migliore, una Corleone migliore e, quindi, una Corleone libera dalle etichette ignoranti.
Esattamente come un giardino di rose, questa libertà profuma di note soavi e pungenti ma anche vagamente malinconiche, perché ogni roseto sa che il parassita è alle porte e il proprio odore deve essere intenso per difendere le altre specie presenti nel giardino, ma non è sufficiente a difendere sé stesso. Occorrono sentinelle che si prendano cura di fiori belli e delicati, altre piante odorose che, con le loro esalazioni, allontanino gli esseri patogeni, pronti ad essere i detrattori della bellezza.
Per tale ragione è necessario che, a casa nostra, le porte rimangano sempre aperte per tutti coloro che chiedano di entrare, ma è altrettanto importante che chi decida di accedere sappia che può avere un ruolo per salvaguardare il patrimonio del giardino a cui si approssima, che non occorre puntare il dito sulla rosa appassita, ma è più importante e dignitoso sostenere le speranze di un Eden invaso.
Da un paio d’anni, ormai, una commissione prefettizia amministra il nostro comune: tre donne forestiere che osano intromettersi negli affari di famiglia. Le commissarie hanno mostrato, in realtà, rispetto ed impegno nel promuovere lo sviluppo di Corleone, hanno provato ad essere sentinelle per questo giardino. Ma, a volte, è difficile per chi non è del luogo riuscire a distogliere lo sguardo dalla rosa appassita e non concentrarsi sul miasma di fiori usurati, soprattutto se non agevolati, come nel loro caso, dall’assenza di un fattivo contributo della maggioranza della popolazione.
Probabilmente solo quando ogni rosa comprenderà l’importanza dell’essere parte di un giardino più ampio che funga da difesa di sé e solo quando si imparerà ad accettare la presenza delle spine, maneggiando con cura ma continuando a potare i fiori secchi, si potrà realizzare il sogno che aveva Paolo Borsellino parlando di quel “fresco profumo di libertà”, che non sarà solo fresco ma sarà il solo ad avvolgere i sensi in un’estasi di bellezza.
Nel frattempo, a casa nostra, si continua a ricercare la soluzione giusta, a sforzarsi di andare contro i preconcetti che provengono dall’esterno e quelli che provengono dall’interno, nella assoluta certezza che Il profumo non tarderà ad essere apprezzato da tutti.

Da mafie


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