Il governo Salvini-Di Maio: orrore, crudeltà, incapacità, irresponsabilità

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Di Alessandro Cardulli

Orrore. Solo questa parola ci viene a mente alla notizia della circolare inviata dal vicepremier e ministro degli Interni, Matteo Salvini, a prefetti ed altre autorità interessate con la quale si dà una stretta alla concessione del permesso nei confronti di bambini, donne incinte, persone in evidente difficoltà che fuggono dai loro Paesi cercando in Europa una vita degna di essere vissuta di cui parliamo in  altra parte del giornale. Orrore per un atto crudele che non ha precedenti nella storia del nostro Paese, dell’Europa. Al momento in cui scriviamo non risulta che alcun ministro di questo governo, a partire dal sempre presente Di Maio, altro vicepremier, che dovrebbe rappresentare l’anima “umana” del governo gialloverde. Silenzio assoluto da parte del presidente del Consiglio che ignora l’operato dei suoi ministri. Figura, la sua, sempre più evanescente. Quando ci sarebbe bisogno di un suo intervento in quanto presidente del Consiglio dei ministri lui latita. È assordante questo silenzio, come quello di altri ministri che si dichiarano liberal, democratici, anche ultrà di sinistra, leggi Savona o Moavero o Tria che ci tengono a dare prova di autonomia. Non risulta che nel contratto siglato da Lega e M5S sia presente un comma che è un inno alla crudeltà, colpisce donne e bambini. Donne spesso violentate in qualche campo di concentramento libico finanziato dal governo italiano. Pensiamo che se l’ex ministro Minniti avesse avuto sentore di quanto poteva essere crudele la politica del suo successore, avrebbe fatto a meno di finanziare uno dei governi libici, già perché sono due, forse più. Ora abbiamo fornito anche le motovedette per respingere chi cerca di emigrare e riportarlo in Libia, dove proprio  nei “campi” vengono violentate e messe incinte le donne che poi cercano di fuggire. Ci penserà Salvini a rinviarle a chi le ha torturate insieme ai neonati, a meno che non siano affogati nelle acque del Mediterraneo.

I due vicepremier fanno a gara a chi le spara più grosse

All’operato di Salvini non c’è giustificazione alcuna. Perché questo governo non solo è capace di qualsiasi nefandezza ma è anche incapace, irresponsabile, una sorta di dilettanti allo sbaraglio, sempre  in lite, Salvini e Di Mio sono i campioni della incapacità, litigano fra loro, fanno a gara sulle pelle dei cittadini, dei lavoratori, dei giovani e dei pensionati, delle donne, a chi la dice più grossa, a chi promette il paradiso in terra. La parola “cambiamento” copre la loro totale ignoranza delle cose di cui  parlano. Si distingue in particolare oltre al duo Salvini-Di Maio, il ministro Toninelli, quello che si occupa, o si dovrebbe occupare, delle infrastrutture, l’uso dei porti in particolare. Ma non è lui a decidere. È Salvini che chiude i porti, attacca le organizzazioni non governative, quelle che anche da parte della Commissione europea hanno avuto ed hanno riconoscimenti per i salvataggi in mare. Ora il duo Salvini-Toninelli verrà ricordato per le morti in mare. Dal ministero di Toninelli si annunciano provvedimenti, indicazioni, comunicati. Niente di tutto questo. Torniamo a Di Maio che si è intestato quell’obbrobrio che si chiama “Decreto dignità” che di dignità ha solo il nome. A Salvini non piace. Mentre il viceministro per lo Sviluppo e il Lavoro lo esalta, il viceministro degli Interni dice che il Parlamento lo cambierà. Per non parlare delle pensioni. Una pagina oscura di cui ancora protagonista è Salvini che minaccia di defenestrare il presidente dell’Inps perché non risponde ai suoi ordini. È noto a tutti, lo dicono i numeri, che i contributi versati dai migranti sono molto importanti. Non lo sa, o finge di non saperlo, un tale Borghi, leggi Lega, grande esperto, si fa per dire, di economia. I suoi ragionamenti sono solo delle farneticazioni. Salvini ci mette del suo e drizza il pelo quando sente pronunciare la parola migranti. Se poi risulta che i loro contributi serviranno anche agli italiani vede rosso e si infuria come i tori. A onor del vero Boeri non è uno che desta simpatie. Ma minacciare di cacciarlo perché afferma una banale verità può essere solo uno come Salvini, andando contro Di Maio, il ministro del Lavoro che dovrebbe avere qualche competenza in merito all’Inps. Ad oggi si limita a dire teniamo Boeri fino alla scadenza del suo mandato, il 2019. Insomma è già fatto fuori dalla arroganza di un potere, quello del governo gialloverde che sta devastando il nostro  Paese.

Da jobsnews


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