Scorta mediatica per Amal, l’onda gialla di ‘Verità per Giulio’ chiede sua liberazione. Articolo 21 aderisce allo sciopero della fame

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Per capire quanto immenso sia lo spessore morale, oltre che la dignità, di Paola e Claudio Regeni e del loro avvocato Alessandra Ballerini basterebbe raccontare la volontà espressa nelle scorse ore sul destino di Amal Fathy. Sono pronti a rinunciare ai video del rapimento di Giulio pur di salvare la vita della moglie del loro consulente arrestata con l’accusa di terrorismo. E c’è di più. Paola e Alessandra hanno lanciato uno sciopero della fame fino alla sua liberazione. Sciopero a cui noi di Articolo 21 aderiamo.

Per chi conosce la loro forza e la loro determinazione nel continuare a cercare, chiedere, verità per il barbaro assassinio del loro ragazzo, ricercatore in Egitto ricco di entusiasmo e aperto al mondo, non è stata una sorpresa ma una conferma. 

E non si può che restargli accanto continuando a portare sulle proprie spalle il ‘peso’ della storia di Giulio e sostenendo l’azione che ci auguriamo prima o poi porti a una verità giudiziaria oltre che storica. 

Intanto la battaglia prosegue e oggi la scorta mediatica che accompagna “Verità per Giulio Regeni” si estende  a Amal, accusata di “incitazione a rovesciare il regime egiziano”, “diffusione di voci false” e “uso abusivo dei social media”. 

Dopo la pubblicazione di un video contro le molestie sessuali su Facebook, la stampa egiziana filo-regime aveva condannato le parole della donna additandola come ‘agitatrice sociale’.

Nelle immagini postate, Fathi critica il sistema egiziano e le istituzioni nazionali ree di consentire le molestie sessuali. Le accuse erano rivolte soprattutto ai servizi di sicurezza e alla banca Misr, dove racconta di aver avuto problemi. Arrestata venerdì scorso, dopo la pubblicazione del video sui social network, rischia la pena di morte. 

A darne notizia è stato il marito Mohamed Lotfy, fondatore della Commissione egiziana per i diritti e la libertà (Ecrf), che da subito si era occupata dell’omicidio di Giulio Regeni. Lofty il giorno prima dell’arresto aveva sentito l’avvocato Bellerini per concordare la linea difensiva sul caso Regeni a fronte delle novità e dei nomi dei presunti responsabili della morte del giovane ricercatore.

Ecrf lavora su casi che destano  particolare preoccupazione nelle autorità della sicurezza, vicende che riguardano la tortura in carcere, le sparizioni forzate.

Ma ciò che più pesa sulla povera Amal è l’essere la moglie del legale egiziano della famiglia Regeni.

La mamma di Giulio, Paola Deffendi, ha avuto per lei parole di profonda preoccupazione e costernazione.

Si è detta “molto inquieta” per il suo arresto, una donna innocente,  madre di un bambino di tre anni. 

E nel giorno della festa della mamma, oltre a ricordare il dolore di Paola, che ha perso un figlio nel modo più atroce possibile, vogliamo sostenere più che mai questa nuova battaglia di verità e giustizia.

“Ciò che è accaduto vuol dire che siamo molto vicini alla verità. Ma la verità non può essere pericolosa per chi la cerca” ha detto nel corso dell’incontro promosso dall’Associazione amico di Roberto Morrione dedicato a Giulio che si è svolto al Salone del libro di Torino nel giorno dell’apertura della Fiera al quale hanno partecipato anche Claudio Regeni, l’avvocato Ballerini e Beppe Giulietti, presidente della Federazione nazionale della stampa italiana. 

“Sarei preoccupata per chiunque – ha aggiunto – e lo sono ancora di più per una donna, sapendo quello che possono farle”. 

Amal è accusata di terrorismo, un reato che in Egitto può portare all’ergastolo e alla pena di morte. 

Arrestata con il marito e il figlio, poi rilasciati perché hanno la doppia cittadinanza, egiziana e svizzera, è ora rinchiusa nel carcere femminile del Cairo.

Per Amal, per continuare a sostenere la campagna di verità a e giustizia per Giulio Regeni, rilanciamo l’appello di Paola che ha chiesto al popolo ‘giallo’, a cominciare da Giulio Siamo Noi, di restare vigili e fare una pressione fortissima perché venga restituita la libertà a questa donna coraggiosa. 

Ancora una volta siamo tutti chiamati ad animare una scorta mediatica per una vittima del sistema giudiziario e di sicurezza egiziano. Come per Shawkan e per i Giulio d’Egitto che non conosciamo, c’è bisogno di tutti voi che da oltre due anni siete accanto alla famiglia Regeni. Insieme a #veritapergiulioregeni chiederemo con forza #FreeAmalFaty.

Questa è la nostra forza. Insieme, il 14 maggio, diffondiamo il ‘giallo’ che illumina le storie dei perseguitati di un regime che non è e non potrà mai essere un interlocutore credibile. E chiunque lo assecondi è complice, colpevole, delle violazioni, degli orrori che continua a perpetrare impunemente. 


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