Questa Rai “futuribile” avrà il coraggio di fare (anche) il canale istituzionale?

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È passato quasi in sordina e dopo l’uscita della notizia non se n’è più parlato. Quasi ci fosse un pudore di fondo. E invece l’accordo Rai-Amazon sa di futuro. Ed è bello poterlo affermare nonostante l’odore spesso stantio dei palinsesti della tv generalista che vive ancora a base di contenitori fatti a misura per le rilevazioni Auditel e di talk show dove ancora circola la solita idea di racconto della vita pubblica, ovvero: scatena la rissa e farai anche la prossima stagione! Ed ecco perché un accordo tra aziende profondamente diverse, poste su mercati differenti e con contenuti decisamente distanti è una buona notizia. Fa pensare che la Rai abbia deciso, oltre che di condividere i suoi migliori contenuti su una piattaforma alternativa, anche qualcosa di diverso rispetto alle prospettive future.

Dicono che potrebbe trattarsi solo una scelta estemporanea. E potrebbe anche esserlo dal punto di vista aziendale. Non è così dal punto di vista di un utente, soprattutto se si tratta di un millennials, ovvero di uno dei tanti giovani che da tempo bypassano del tutto il concetto di tv a vantaggio delle piattaforme online. E quando si scende su questo campo ci sono soprattutto loro, Amazon Netflix e Sky, la tv dei “sempre connessi”. Ed è lì che la Rai (ancora) non c’è.

Amazon, nella sua versione della tv online, ovvero “Prime Video” è già una bella sfida a Netflix, perché come l’altro colosso della tv statunitense, produce una serie impressionante di contenuti sempre nuovi e di ottima qualità. Produzioni originali, tra serie tv e film, che sono un vero e proprio miraggio per qualunque attore televisivo. Prova ne è il fatto che Sky si è scomodato per siglare un accordo proprio con Netflix, nonostante la tv di Murdoch abbia da sempre un’offerta di altissimo livello (sempre a proposito di cinema). Di tutto questo la Rai non è digiuna, visti i precedenti accordi proprio con Netflix, per la produzione della serie “Suburra”, e poi con Tim Vision per “L’amica geniale” tratta dai romanzi di Elena Ferrante. Non ci sarà stato il “botto” che qualcuno aspettava, ma la lungimiranza di questo percorso è nella sua stessa natura.

Ora la vera sfida è quella di essere più propositivi sui contenuti stessi. Pare che chi arriverà alla guida della governance nei prossimi mesi si troverà davanti uno scenario più di riduzioni che di nuove sfide. I canali tematici potrebbero diminuire. Il che non vuol dire necessariamente che ci saranno meno spazi. Basti pensare alla mission, tutta da riscrivere, di Rai Scuola. Tanto per fare un esempio, cosa che quindi potrebbe aprire nuovi spazi, a dispetto delle riduzioni annunciate. E potrebbe anche rilanciare, tanto per dirne un’altra, il progetto del “canale istituzionale”, ovvero quello spazio televisivo dove si arriverebbe finalmente alla tematizzazione ragionata della politica e dell’interno racconto della vita pubblica e istituzionale. Anche qui, magari liberando menti creative e nuovi format. Perché il canale istituzionale non è un talk show che dura 24 ore! Meglio precisarlo.


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