Non bastano le larghe intese per diventare la Germania

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Ad onta delle smentite , spesso ambigue , spira a pochi giorni dal voto un’aria benigna verso  le  “larghe intese” : espressione  del gergo politico- istituzionale che indica la nascita di  un patto  di maggioranza e di  governo  diverso da quelli  proposti   in campagna elettorale , basato su  partiti geneticamente alternativi  ,   se  necessario con il  corredo di forze minori .   Se ne  intuisce il  desiderio soprattutto  in settori dei  due pilastri  del tradizionale  bipolarismo , Forza Italia e partito democratico;  e al contempo  si coglie  una inedita e inopinata buona disposizione nell’opinione pubblica e nei circoli europei ,  da parte di chi  teme l’avvento di populismi , estremismi e camaleontismi . Dopo la Germania , toccherebbe all’Italia : ma attenti a pensare che una formula analoga renda simile la realtà politica dei due paesi.

Le differenze   si possono immaginare  fin d’ora. Là , per cominciare , la decisione coinvolge  due partiti comunità  , di forte struttura ed ideologia  , e postula  il pronunciamento  serrato e decisivo di organismi e militanti ; da noi , le decisioni riguardano poche persone , forse addirittura solo  due  .  I nostri partiti sono ormai in prevalenza così , monocratici , o quantomeno  piramidali , ormai  marginali le  assonanze   con la   descrizione che ne fa la costituzione . Al di là delle Alpi , servono    mesi e mesi di incontri   , per trovare un comune denominatore tra programmi diversi :   destra e sinistra non sono due etichette sbiadite , quasi illeggibili. Qui , può bastare un incontro di un pomeriggio. La difficoltà di  assemblaggio di programmi prima del voto inconciliabili ,  si stempera con la perdita di funzione  degli stessi   all’indomani   del voto.

La scelta del cancelliere – da noi il capo del governo-, in Germania non è  oggetto di discussione ;   in Italia rischia di portare per il lungo     le trattative. Per nostra fortuna , il carattere parlamentare del nostro sistema , nuovamente incontestato ,  colloca la scelta al di fuori dei partiti   , dove ancora dimorano rigore istituzionale e senso dell’ interesse dello  Stato.

Altre differenze: le maggioranze di governo nel nostro sistema vivono alla giornata , soggette alle volubilità di parlamentari  il cui adescamento si fa sempre più precoce , fino a precedere  il voto .

Poi , eventualmente  nato , il governo di  più o meno larghe intese  dovrà  decidere tra due opzioni : vivacchiare sugli allori di uno scampato pericolo , che finirà per rafforzarlo  ; ovvero affrontare almeno alcuni dei gravi problemi che ristagnano ,   accantonati da una politica che non vede   oltre  il grigiore della quotidiana ,ordinaria, amministrazione e il miraggio del consenso a breve termine. L’intera coalizione , che nasce come argine ai populismi , dovrà nel secondo ,  auspicabile caso , depurarsi delle scorie di quelle tracce di populismo   da cui  essi stessi non sono immuni :   un vizio   congenito del partito di centro destra , quindi Forza Italia, per via dell’atto di nascita dall’alto;  un vizio acquisito del partito democratico  , frequente   nei partiti quando si perde il senso della comunità  .   Tracce di populismo che generano il rigetto  di  temi di sgradevole impatto e di  difficile soluzione : ad esempio quelli  di un  contrasto  non di maniera  al contagio della corruzione  e della connessa espansione economica e territoriale delle varie sigle della criminalità organizzata. Temi interdipendenti e  intrecciati l’uno all’altro , impossibili da affrontarsi autonomamente , perché  richiedono un’efficienza  e una determinazione che non possono convivere con la priorità   degli interessi di parte e di partito .Tra  questi  , la  pratica del fenomeno del “garantismo” politico amministrativo , appendice furbastra  del nobile principio costituzionale del garantismo penale o comunque giurisdizionale. Applicato alle vicende della politica , a fini di tutela degli interessi di parte , ha creato l’ estensione del principio di innocenza fino al giudicato al mantenimento di incarichi politici anche quando sia forte il sospetto di scarsa moralità . Anche in questi giorni si assiste alla difesa ottusa e senza imbarazzi dei propri uomini , e alla condanna preventiva di ogni avversario in situazioni analoghe.   Così , la pratica del garantismo  rimuove la  garanzia che va riservata   alla  parte lesa , l’interesse dei cittadini.

I veri scogli alla convivenza si troveranno ,paradossalmente , più sui temi che minacciano l’integrità dei partiti e delle rispettive dirigenze , spesso monocratiche , che non su quelli  del lavoro e dell’economia . E’ l’eterno  spettro dei conflitti di interessi che rischia di riaffacciarsi , la sfida più ostica per la politica italiana.

montesquieu.tn@gmail.com


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