“Risveglio”, la vita del carcere raccontata dai detenuti

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La cinematerapia è una terapia psicologica, nata dallo psicoterapeuta statunitense Gary Salomon, che considera la valenza terapeutica della visione di un film che, in qualche modo, rappresenta sullo schermo il disagio di chi guarda.

 

Liberare le emozioni attraverso l’abbattimento di ogni filtro fra sé e la storia raccontata, e lasciarsi coinvolgere dalla narrazione che riproduce, frammento dopo frammento, le nostre inquietudini: in una parola, entrare più profondamente nel cuore del proprio malessere e ripercorrerne il sentiero serve ad aumentare la consapevolezza del proprio sentire, utile a trovare la strada per la guarigione.

Se poi la cinematerapia non si limita alla visione di un film, ma mette direttamente in scena la propria condizione di disagio, l’effetto, va da sé, è potenziato.

È quanto è successo con il film “Risveglio” con la regia di Pietro Benedetti, che interpreta anche il protagonista: dal laboratorio “Un cielo fra le sbarre” realizzato con 37 detenuti del nuovo Istituto penitenziario di Civitavecchia. Ne è nata una pellicola che racconta, dal di dentro, la vita della prigione in una quotidianità passata fra la condivisione di un caffè, una partita di carte o di pallone.

La condizione di costrizione fisica, affettiva e intellettuale viene “riscattata” dall’elaborazione della propria esperienza tradotta in una storia costruita collettivamente: due incontri a settimana per un totale di 5 ore a settimana e 20 ore al mese; un progetto importante che ha visto i detenuti protagonisti di un laboratorio di 5 mesi e mezzo per 100 ore complessive divise in laboratorio di scrittura, recitazione, ripresa video, montaggio, creazione di colonne sonore e… Continua su vociglobali


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