Pensioni e lavoro, due facce della medaglia

0 0

Giovani sempre più precari. Guerra (Mdp): calano gli investimenti pubblici. Il governo si regge sugli specchi. Maratone della vergogna. De Petris (Si), pioggia di mance elettorali. In piazza con la Cgil

Di Alessandro Cardulli

Non sono sufficienti due paginoni di giornale per mettere in fila le misure che costituiscono la manovra di Bilancio. Ormai anche gli scriba che hanno tentato di nascondere le malefatte del governo, perché di questo si tratta, ormai ben visibili, non ce la fanno più. Non solo la manovra segnala che il governo ormai è alla frutta, prigioniero di consorterie che devono rispondere ai propri elettori. Le Camere impegnate in un dibattito surreale, un mondo che guarda ormai solo alle elezioni, gli inquilini dei  Palazzi impegnati a sfogliare la margherita, sarò  candidato, sarò eletto. Fuori da quei palazzi un altro mondo, quello dei lavoratori che proprio di quanto sta avvenendo dentro stanno discutendo perché riguarda il loro futuro, quello dei loro figli, delle loro famiglie. Assemblee in tutta Italia, nelle fabbriche, nei luoghi di lavoro, nelle sedi della Cgil, si prepara per sabato la manifestazione nazionale della Cgil, pensioni e lavoro due facce della stessa medaglia, cinque “piazze”, Roma, Torino, Bari, Cagliari e Palermo. A Corso d’Italia, la sede del sindacato arrivano notizie sulla preparazione delle manifestazioni. Sono confortanti. “Saremo in tanti”, si limitano a dire coloro che stanno seguendo, minuto per minuto, la preparazione di questa giornata.

Alla Camera e al Senato ennesima fiducia a Gentiloni ma tanti parlamentari sono assenti

Torniamo al Senato. Quello che è avvenuto a Palazzo Madama è esemplare, in negativo ovviamente, stop and go, si discute, ma si deve interrompere per mettere ordine negli emendamenti, si lavora di notte, i “tecnici” del ministero dell’economia cercano di farlo anche se non è facile. Non l’avessero mai fatto. Leggendo quanto scritto nell’emendamento che riguarda uno dei tanti bonus, quello per i bebè, tanto caro ad Alfano e ai suoi accoliti, fanno presente che la mancetta  sarà erogata solo per un anno. Gli alfaniani vanno su tutte le furie. Già avevano storto la bocca quando avevano appreso che  gli 80 euro valevano solo per un anno, poi si passava a quaranta euro, poco più di un euro al giorno. Minacciavano di non votare la fiducia ed ecco che il viceministro Morando, se non andiamo errati, li rassicura, alla Camera si cambia. E da Montecitorio si tornerà così  al Senato per combinare altri guai. Già, la Camera. Anche a Montecitorio un voto di fiducia. In aula il decreto  fiscale. C’è di tutto, anche qui clientele da accontentare. Ci limitiamo a segnalare la rottamazione bis delle cartelle. La sanatoria per chi ha dimenticato di pagare le tasse e per chi fa rientrare capitali dall’estero,  con  le più incredibili  motivazioni. Da segnalare che hanno votato la fiducia 284 deputati, no 162.  Facciamo rapidamente un conto: i deputati sono 630, quindi la fiducia è stata espressa neppure dalla maggioranza dei parlamentari. Per il regolamento della Camera è sufficiente per approvare un provvedimento la maggioranza dei votanti presenti in numero che assicuri la “legalità” della riunione. Insomma non è un bel segnale per Gentiloni e soci. Idem per quanto riguarda il voto di fiducia al Senato al termine di due giornate in cui  il governo, quello di prima e quello di oggi non sono certo usciti bene. I voti a favore sono stati 149, 93 i contrari. Hanno votato in 242 su 315 che occupano la sede di Palazzo Madama. Calano i voti quando si approva il super emendamento, 136 a favore, 30 contrari. Un bilancio approvato con 136 voti è un record. La capogruppo di  Mdp, Maria Cecilia Guerra in dichiarazione di voto ha reso noto un dato impressionante, in negativo: dal 2009 al 2016  gli investimenti pubblici sono passati da 54 miliardi a 36. La capogruppo di Sinistra Italiana-Possible,  Loredana De Petris parla di una “piccola galleria in formato Bignami, di quanto il governo ha fatto durante l’intera legislatura, mancette erogate a scopo elettorale”.

Scacchetti. I mali strutturali del mercato del lavoro ancora tutti da aggredire

Dal Senato passiamo all’Istat. Anche dall’Istituto di statistica che ce la mette tutta per fare apparire bianco ciò che  è  nero,  non arriva  un bel segnale  dai dati sull’occupazione  anche se il ministro Poletti ha subito cinguettato sulla ripresa che tiene, grazie alle politiche del governo. Ha cinguettato un po’ meno il ministro Padoan, un po’ acciaccato, un po’ seccato, dal fatto che dopo aver fatto un pensierino su un prestigioso incarico europeo che gli era stato promesso da Renzi Matteo e da Gentiloni, è rimasto con le pive nel sacco. Come al solito, i dati Istat vengono rilanciati dai giornaloni e dalla Rai. La tv pubblica, si fa per dire, rende noto che aumenta l’occupazione. Una bugia, grande come una casa. Vediamo i numeri Istat. Il tasso di disoccupazione a ottobre è rimasto stabile rispetto a settembre all’11,1%. Per quanto riguarda i giovani è  al 34,75, in calo dello 0,7%. Traduciamo le percentuali in numeri. Istat annuncia che a ottobre si registra un aumento di occupati di 246.000 unità rispetto a ottobre 2016 grazie all’aumento di 387.000 unità tra gli occupati dipendenti e un calo di 140.000 unità tra gli indipendenti. Un piccolo particolare, trascurato dai media: le387.000 unità sono così composte: 347 mila sono con contratti a termine e 39 mila permanenti. Commenta Tania Scacchetti, segretaria confederale della Cgil: “Continuiamo a esprimere preoccupazione per le condizioni del mercato del lavoro italiano, che potremmo definire stagnante. La ripresa occupazionale, troppo lenta, coinvolge quasi esclusivamente gli over 50 ed esclude i giovani, che sempre più spesso, per necessità e non solo per volontà, scommettono su un futuro lontano dall’Italia”. “Quanto rilevato dall’Istituto nazionale di statistica dimostra come i mali strutturali del mercato del lavoro, ossia basso tasso di occupazione, forte gap di genere, differenze territoriali, siano ancora tutti da aggredire”.

Colla. Mobilitazione inevitabile. Occorre dare risposte alle donne e ai giovani

Vincenzo Colla, intervistato da  RadioArticolo 1,  afferma che “essere in piazza sabato 2 dicembre vuol dire riprendere la discussione sul sistema pensionistico, che s’incrocia con il tema del lavoro, dando risposte alle figure più deboli, come le donne e i giovani, che rischiano di essere espulse dal sistema produttivo senza tutele e senza pensione. La nostra mobilitazione – prosegue il segretario confederale della Cgil – si è resa inevitabile, dal momento che il governo ha disatteso gli accordi raggiunti con noi, assieme a Cisl e Uil, nel settembre 2016 al tavolo negoziale, quando si era avviato un confronto sulle pensioni. Si è discusso per mesi, ma al momento di trasformare le parole in numeri e risorse, l’impegno dell’esecutivo è venuto meno e la soluzione trovata sull’età pensionabile lascia davvero l’amaro in bocca”, spiega.

“Nelle assemblee e negli incontri che abbiamo fatto in questi giorni con i lavoratori, ci siamo sentiti ripetere: ‘Fermateli! Non può essere che l’età pensionabile si alzi ancora, è già l’età più alta in Europa e noi non ce la facciamo più a lavorare così a lungo’. Stessa cosa sta avvenendo sul mercato del lavoro, dove abbiamo una crescita esponenziale di lavoratori dai 50 ai 65 anni che non reggono più, né fisicamente né psicologicamente. Di contro, vi è un travaso in negativo di giovani dai 25 ai 35 anni, che lavorano in modo sempre più precario e discontinuo, e in tanti preferiscono andarsene all’estero. Ma come si può pensare che il sistema regga, se le due ruote, quella pensionistica e quella lavorativa, non girano più?”, si chiede il sindacalista.

Ghiselli. Attenzione da parte di tutti i gruppi parlamentari alle  proposte presentate

Mentre in tutta Italia  si organizzava la presenza dei lavoratori, dei pensionati alle cinque manifestazioni a Roma i dirigenti del sindacato di Corso d’Italia incontravano i rappresentanti dei gruppi parlamentari di Camera e Senato sui temi della previdenza e del lavoro. Roberto Ghiselli, segretario confederale, riassume quanto emerso: “Abbiamo registrato attenzione da parte di tutti i gruppi parlamentari nei confronti delle proposte e delle valutazioni espresse dalla nostra organizzazione. Attenzione che ora deve essere trasformata in atti parlamentari concreti per migliorare i contenuti dell’emendamento presentato dal governo, superando i suoi limiti evidenti. Le convergenze sono state significative, da parte di alcuni gruppi sull’insieme delle proposte, da altri su punti specifici”. “Le manifestazioni promosse dalla Cgil – prosegue – hanno lo scopo di evidenziare i problemi aperti, sollecitare delle reali e tangibili risposte in legge di bilancio e rilanciare la vertenza pensioni, anche per la nuova fase che si aprirà con la prossima legislatura. Per noi, e, ci auguriamo, per tutto il sindacato – conclude Ghiselli – la piattaforma unitaria continuerà ad essere il riferimento e l’obiettivo fondamentale”.

Da jobsnews


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21