La Chiesa esemplare è solo un miraggio? “Peccato originale” di Gianluigi Nuzzi (Chiarelettere, 2017)

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«Per essere ascoltati dobbiamo essere esemplari». Con queste parole papa Ratzinger ammonisce il cardinale Bertone riguardo la linea dell’Istituto per le Opere di Religione , sottolineando che bisogna essere esemplari nei confronti del mondo finanziario internazionale. Gli imperativi categorici sono esempio e trasparenza. Per lo Ior come per tutto il resto. Come si spiegano allora la controversa morte di Albino Luciani, ovvero papa Giovanni Paolo I? La scomparsa di Emanuela Orlandi? I progetti di riforma e trasparenza continuamente arenati? Le accuse di pedofilia e pratiche coatte di omosessualità?

«Noi dobbiamo essere tra quelli che cambiano le regole, per essere inattaccabili». Invece la strada che sembra essere stata scelta il più delle volte è quella della «impunità» che «rafforza gli autori delle violenze» o delle violazioni. Favorendo o comunque non ostacolando gli attacchi delegittimanti le vittime e ingenerando in questo modo la formazione di vere e proprie roccaforti di potere e «lobby gay».

Esce in prima edizione a novembre 2017 con Chiarelettere Peccato originale. Conti segreti, verità nascoste, ricatti: il blocco di potere che ostacola la rivoluzione di Francesco di Gianluigi Nuzzi. Un libro scritto con l’intento preciso di dare una risposta a sette interrogativi, ovvero i sette tasselli mancanti nel lavoro di ricerca, condotto dall’autore ormai da oltre dieci anni, sui segreti e sugli scandali in Vaticano.

Per trovare le risposte Nuzzi si è affidato agli insegnamenti del giudice Giovanni Falcone e ha «seguito il filo del denaro», che «in ogni storia di potere s’intreccia a quello del sangue e a quello del sesso». Tre infatti sono le parti in cui il libro è suddiviso: Sangue, Soldi, Sesso. Più l’appendice che riporta per esteso i documenti fonte della ricerca e dell’inchiesta dell’autore. Uno stile, quello di Nuzzi, che ricorda gli scalpitii di un mustang imbrigliato. Un cavallo indomabile costretto dalle briglie a frenarsi mentre il suo desiderio è battere in lungo e in largo le praterie americane. È così l’autore, che vorrebbe raccontare apertamente tutto ciò che sa, che ha scoperto, che gli è stato raccontato… deve dosare e misurare ogni passaggio. Dicendo egualmente quanto necessario a comprendere la profondità e lo spessore dei «tre fili narrati», ma costretto a stare attento ai risvolti giudiziari che il resoconto potrebbe portare, per lui stesso, per i testimoni e le fonti, anche quando non vengono direttamente citati.

L’autore ritorna più volte sullo stesso concetto o passaggio e sembra farlo non solo per essere certo della chiarezza della narrazione, ma anche per sincerarsi di essere rimasto fedele a quanto prefissosi di raccontare.

Nuzzi si sofferma in descrizioni e resoconti molto analitici e dettagliati eppure questo non sembra avere lo scopo di “illudere” il lettore lasciandogli credere di aver letto tutto quanto c’era da sapere. Il modo in cui egli presenta i fatti lascia agevolmente intendere sia solamente la superficie, appena rischiarata, del profondo pozzo nero di segreti custoditi tra le mura pluricentenarie dello Stato della Città del Vaticano. Si percepisce in Peccato originale una grande volontà di fare chiarezza, di esporre i fatti in maniera tale che il tutto risulti il più comprensibile possibile nonostante, come nel caso della scomparsa di Emanuela Orlandi, la durata infinita delle indagini, i sotterfugi, i depistaggi, gli intrighi, le dichiarazioni contraddittorie, le ritrattazioni, le sparizioni, gli occultamenti e gli eclissamenti, i decessi e l’improvvisa follia dilagante…

Forse perché un po’ plasmato sul linguaggio e sui tempi televisivi, lo stile narrativo di Nuzzi è puntellato di frasi che annunciano, di lì a breve, una rivelazione importante, un colpo di scena o comunque un qualcosa che deve per forza di cosa tenere lo “spettatore” incollato. In realtà, in un libro-inchiesta come il suo non servono questi espedienti. Il lettore è già invogliato a proseguire la lettura per l’interesse che suscita il narrato e non per queste intercalari che lo “preannunciano”.

Un libro, Peccato originale di Gianluigi Nuzzi, che è come una goccia d’acqua che perfora la roccia. La “testardaggine” dell’autore nel voler comunque continuare il suo lavoro d’indagine nonostante gli ostacoli e le difficoltà sono paragonabili proprio alla forza dell’acqua la quale riesce sempre a infiltrarsi e trovare la sua via di fuga, esattamente come la verità tanto cercata nelle buie stanze dello Stato Vaticano e che emerge, attraverso il lavoro dell’autore, illuminando lentamente ma sempre più tasselli di questa gigantesca “installazione” religiosa.


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