Niente atti di bullismo generazionale

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Ho 63 anni e considero accettabile andare in pensione più tardi, solo se quei soldi risparmiati dallo Stato – tanti – vengono usati per facilitare l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro, con un serio – e costoso – piano “anti-precarietà”. Senza questo “vincolo di scopo” dei fondi recuperati, il differimento dell’età pensionabile sarebbe un ulteriore peso imposto alle nuove generazioni, dopo quello già immane di un debito pubblico enorme,  che saranno loro a dover gestire.

Insomma, nella vicenda della determinazione dell’età della pensione – al netto dei lavori usuranti –  credo si debba considerare  l’aspettativa di vita di chi ha diritto alla pensione, con  l’aspettativa di chi ha diritto al lavoro. Se non si bilanciano questi due bisogni,  salta il patto solidale tra giovani e anziani, con la prevalenza di questi ultimi. E io non voglio sentirmi complice di atti di bullismo generazionale.

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