Ius soli. Solito caos nella maggioranza

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Si gioca a scaricabarile tra Pd, governo e alfaniani, che impongono la linea. Mdp: si conferma il patto Renzi-Alfano. Fratoianni: fiducia di scopo

Di Beppe Pisa

Nonostante tutto, il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni prova a ribadire l’impegno del governo per l’approvazione dello ius soli e a stemperare i toni nel suo stesso partito, dopo l’intervento del ministro Delrio e dello stesso presidente del Pd, Matteo Orfini. E la maggioranza si spacca, con i ministri di Ap, gli alfaniani, che annunciano di non essere disposti a votare l’eventuale fiducia. Al Senato, senza il partito di Angelino Alfano, non ci sono i numeri per far passare il provvedimento che dunque, al di là degli impegni ufficiali, rischia seriamente di finire sul binario morto.

Gentiloni promette, l’alfaniano Lupi brucia lui e il presidente dem Orfini, che aveva rilanciato sulla fiducia

“L’impegno mio personale e del governo per approvarla in autunno rimane”, ha detto il premier giovedì rispondendo a una domanda a Corfù, dove è in corso il vertice intergovernativo Italia-Grecia. “Non devo ricordare – ha aggiunto – quando comincia e quando finisce l’autunno, più o meno credo sia una consapevolezza acquisita. Quindi resto alle parole che ho detto sull’argomento alune settimane fa. Siamo in estate. L’impegno che alcune settimane fa abbiamo descritto certamente rimane: è un lavoro da fare, non sovrapponiamo il tema in modo automatico degli sbarchi, dell’immigrazione al tema della cittadinanza. Ci sono punti di contatto però stiamo parlando anche di argomenti abbastanza diversi”. L’intervento di Gentiloni riscalda ulteriormente una maggioranza di governo già in fibrillazione sullo ius soli. Dopo le critiche di ieri del ministro Graziano Delrio, che aveva parlato di “paura” per il rinvio della legge, oggi il presidente Dem Matteo Orfini lo ha ‘rimbrottato’ a mezzo stampa. Il rinvio, ha scritto Orfini su Facebook, “non è un atto di paura ma di assoluto buon senso che serve a non far naufragare la possibilità di approvarla” e ai ministri che “chiedono lodevolmente di accelerare, suggerisco di lavorare più rapidamente per sciogliere il nodo fiducia”. Fiducia su cui, però, arriva lo stop preventivo di Alternativa popolare. Il capogruppo alfaniano alla Camera, Maurizio Lupi, è perentorio: “l’onorevole Orfini chiede ai ministri del Pd di lavorare perché si giunga alla richiesta di fiducia sullo ius soli. Questo balletto per cui su ogni problema si fa un passo avanti e due indietro sempre e solo per polemiche tutte interne al Pd è diventato stucchevole. Orfini si metta il cuore in pace, la richiesta di fiducia spetta al presidente del Consiglio, e il Consiglio dei ministri è un organo collegiale nel quale i ministri di Alternativa popolare non daranno mai l’assenso alla fiducia. La questione era stata risolta con buon senso, con equilibrio e con responsabilità. Non ha nessun senso riaprirla ora”. Partita chiusa?

“Atto da kamikaze”, dicono invece senatori del Pd sulla fiducia, soprattutto in vista della legge di stabilità

Certo, senza Ap, al Senato, non ci sono i numeri. “Il problema – spiega una fonte Dem – è che al di là di un possibile accordo, Alfano non controlla più il gruppo al Senato e solo una minima parte dei suoi, 6-7 senatori, sarebbero disposti a votare la fiducia sullo ius soli”. Dunque prima della legge di Bilancio non è il caso di rischiare nulla. Tra fine novembre e i primi di dicembre ci sarebbe poi una “finestra” per portare il provvedimento nell’aula di Palazzo Madama. “Ma in queste condizioni – sottolinea la fonte – sarebbe un atto da kamikaze”. La fiducia la voterebbero invece i socialisti, ma anche, fuori dalla maggioranza, Sinistra italiana che, spiega il segretario Nicola Fratoianni, “resterà all’opposizione” ma è “disposta a dare la fiducia, una fiducia di scopo, perché siano riconosciuti finalmente i diritti di persone in carne ed ossa”. Ma Pd e governo devono chiudere una “ignobile pantomima”. Visti i numeri della maggioranza, però, senza Ap il supporto di Sinistra Italiana non sarebbe sufficiente a far passare il provvedimento. Una situazione molto ingarbugliata e la “patata bollente” è stata lasciata nelle mani di Gentiloni. “Paolo decide e noi lo supportiamo”, è la linea che viene dai vertici del Nazareno.

Mpd: “certificazione ufficiale e solenne della saldatura strategica tra Pd e Alfano”. De Petris: così si alimentano le campagne razziste

Intanto attacchi al Pd, da sinistra, vengono anche da Mdp, secondo cui “non approvare lo ius soli, oltre a essere la certificazione ufficiale e solenne della saldatura strategica tra Pd e Alfano, sarebbe una fine triste, tristissima di questa legislatura”. A favore della legge si pronuncia anche la presidente della Camera Laura Boldrini. “Lo ius soli – ha detto – è un provvedimento per giovani che sono cresciuti in Italia, che vanno a scuola con i nostri figli, che sono a tutti gli effetti italiani. Credo sia conveniente per tutti farne dei buoni cittadini”. Di ius soli, invece, non vuol più sentir parlare il centrodestra. “È un provvedimento del governo divisivo e lontano dalla realtà e dal Paese. Non sarà mai legge dello Stato”, assicura il capogruppo alla Camera di Forza Italia Renato Brunetta.

Con l’affossamento dello ‘Ius soli’ il Pd non otterrà più voti; anzi, in questo modo, si fiancheggiano le campagne razziste che alimentano il ”vento di destra”, afferma Loredana De Petris, a margine di una manifestazione dei Verdi a Piazza Montecitorio. ”Più che uno slittamento, quello sullo ‘Ius soli’, è un affossamento direi – osserva De Petris – e poi questi ministri, prima Orlando poi Delrio che sono molti coraggiosi a parole… però poi qualcosa non quadra. Addirittura l’altro giorno alla capigruppo non abbiamo assistito neanche al tentativo, alla sceneggiata a cui assistiamo da molto tempo (cioè farlo slittare a dopo l’approvazione della legge di bilancio, ndr): invece è stato tolto dal calendario – aggiunge – perché si continua a non capire che accarezzare il pelo della bestia non va bene, cioè non contrastare le campagne xenofobe e razziste che purtroppo ci sono nel nostro Paese e anzi in qualche modo a fiancheggiarle con alcune scelte sull’immigrazione non porteranno certamente voti al Pd ma continueranno ad alimentare un vento di destra”. E infine, “non aver avuto il coraggio di portare fino in fondo la battaglia sullo ‘Ius soli’ – conclude De Petris – significa aver fatto, tra l’altro, un danno al Paese perché è uno strumento realmente importante di integrazione. E oggi le politiche di sicurezza passano attraverso l’integrazione”.

Da jobsnews


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