Articolo21 e il manifesto di Assisi. Le scorte mediatiche come presa in carico e cura di tutto ciò che è più comodo delegittimare

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La rete salverà la rete? Una domanda che diventa anche l’unica via per non lasciare che l’ostilità virtuale della rete abbia il sopravvento su ciò che è reale.
Un dibattito aperto quello che Articolo21 ha preso in carico – nella sua assemblea nazionale che quest’anno si è svolta ad Assisi – con le sue molte, variegate e diverse anime.
Senza alcuna ideologia o integralismo intellettuale ma con la sana e costruttiva curiosità di chi vuole creare e non distruggere. Seguendo il motto “Abbattiamo i muri del’ignoranza” con un manifesto di dieci semplici punti utili a chi pratica il mestiere e anche no: non scrivere degli altri quello che non vorresti fosse scritto di te, non temere le rettifiche, dai voce ai più deboli, impara a dare i numeri, le parole sono pietre usale per costruire ponti, diventa scorta mediatica della verità, non pensare di essere il centro del mondo, il web è un bene prezioso sfruttalo in modo corretto, connettiti con le persone e infine porta il messaggio nelle nuove piazze digitali.
Alcuni esempi di questo manifesto sono le iniziative che  hanno trovato cittadinanza nelle due giornate di scambio e confronto di Articolo21 cosi come, ad esempio, la terza edizione di “Imbavagliati” il festival civile dell’informazione che con il suo slogan “Muri e fili spinati” ha richiamato l’attenzione sui giornalisti minacciati, quelli che bazzicano le periferie del mondo e dell’Italia; quelli che raccontano e illuminano la realtà. Inchieste? Sicuramente ma anche scoprire che a Scampia non si spaccia solo droga ma anche libri, con la nuova apertura della libreria.

Le testimonianza che si sono alternate raccontano la vita, o la morte. Come nel racconto di Flavio Bacchetta  con i suoi “Dannati al San Camillo di Roma”: ” Lo spazio e le condizioni igieniche in cui sono costretti a convivere pazienti e sanitari, costituiscono l’aspetto più vergognoso del pronto soccorso S. Camillo specie a confronto con quello ultra-tech del Gemelli, icona della sanità vaticana”.
Costruire e non distruggere, neppure le persone.
Un esempio è la delegittimazione come strumento di demolizione di quei giornalisti che si occupano di mafia come Federica Angeli e tanti altri per i quali Flavio Lotti della Tavola della pace sottolinea l’importanza del concetto di “scorta come cura”:
le scorte sono principio di cura: scorte per le donne vittime di violenza, scorte per l’ambiente, scorta per le inchieste stesse che vanno fatte rimbalzare sui social.

L’idea insomma del senso di prendersi cura di chi va sostenuto perché non c’è potere maggiore dell’attenzione mediatica. “Perchè il silenzio è la colonna sonora delle dittature” ha commentato Riccardo Noury portavoce di Amnesty International ItaliA con il suo appello alla scorta mediatica del caso Giulio Regeni per una verità giudiziaria: il 14 di ogni mese l’impegno dei giornalisti a chiedere e pretendere dal Governo di avere l’aggiornamento sulla vicenda. Un impegno che ha sottoscritto in modo ufficiale la FNSI attraverso il segretario Beppe Giulietti che ha ribadito come ” i diritti umani e le libertà non possano  essere merce di scambio rispetto a questioni economiche e finanziare indicibili. Un’adesione collettiva della categoria dei giornalisti – ha proseguito Giulietti – perchè Giulio era uno straordinario giovane di questo paese che odiava le ingiustizie e i razzismi e perfettamente incarna lo spirito di Assisi”.
Le parole di Shahrzad Houshmand, teologia dell’ Università Gregoriana che ha ricordato come in persiano la parola giornalista  significhi “chi scrive la conoscenza”.
E ogni individuo umano deve sempre rispondere della propria responsabilità.


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