Carlo Freccero: la dignità della TV

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E son settanta, caro Freccero: auguroni! Quando penso a Carlo Freccero, mi viene in mente, innanzitutto, un amico della libertà d’informazione, oltre che un esperto di TV di livello internazionale che, da direttore di vari canali televisivi, ha sempre non solo innovato ma anche tenuto alta la bandiera della qualità e del buongusto.
Senza dimenticare le sue battaglie contro censure e bavagli, la sua strenua lotta contro l’editto bulgaro berlusconiano, il suo rifiuto della pericolosa vague liberista che ammorba da oltre trent’anni l’intero Occidente, la sua opposizione ad ogni forma di torto e di ingiustizia e la sua costante proposizione di un modello alternativo d’informazione e di società.
Freccero, inoltre, a differenza di coloro che denunciano le nefandezze del potere quando le compiono gli avversari e le difendono a spada tratta quando a compierle sono, invece, i propri amici, si può dire che di amici ne abbia sempre avuti pochi, almeno là “dove si puote ciò che si vuole”, essendo sempre stato un’orgogliosa stecca nel coro del conformismo e dell’analisi paludata, del servilismo e dell’ipocrisia diffusa che ha arrecato alla televisione e alla politica assai più danni della crudeltà di chi ha perseguito scientemente un disegno di distruzione del concetto stesso di bene comune.
Un po’ folle come tutti i geni, sicuramente eccentrico e dotato di un discreto ego che, tuttavia, si può ampiamente permettere, ne ho ammirato l’indipendenza in questi anni trascorsi nella trincea del CdA RAI nonché la lucidità d’analisi nel momento in cui ha definito l’ex amministratore delegato Antonio Campo Dall’Orto un ingenuo, convinto di poter rivendicare dei margini d’autonomia che le modalità stesse della sua nomina, e la legge attraverso cui vi si è giunti, non gli consentivano di avere.
Con quest’impietosa disamina, Freccero ha colto il senso della stagione in corso e, di fatto, la sua follia, mettendo alla berlina la mediocrità di uno stile di governo che non tollera nemmeno quelle piccole boccate d’ossigeno che persino il Berlusconi degli anni peggiori, da impresario esperto della materia, era solito concedere. E ci dice un’altra amara verità: che ancor più disastri del renzismo in sé ha prodotto la mancata opposizione al medesimo, il silenzio complice di molti intellettuali, la non comprensione del fenomeno da parte di chi pure, in altre epoche, aveva tenuto gli occhi ben aperti e la sostanziale acquiescenza di tutti cloro che, pur comprendendone la dannosità, hanno preferito lasciarlo agire, temendo che le alternative potessero essere peggiori.
Freccero no: ha tenuto la schiena dritta, non ha rinunciato ai propri ideali e non ha mai taciuto, anche perché, per indole, non ne sarebbe stato capace.
Buon compleanno, Carlo: ancora tanti di questi giorni!


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