MAFIA. DOVE PRENDE I SOLDI? CHIEDE CRONISTA. GENERO TOTÒ RIINA LO INSULTA SU FB

0 0

Solidarietà al giornalista Salvo Palazzolo, della redazione di Palermo del quotidiano La Repubblica. Recentemente aveva ricevuto minacce insieme a un magistrato

Il 25 luglio 2017 il giornalista Salvo Palazzolo, redattore giudiziario del quotidiano La Repubblica a Palermo, è stato preso di mira su Facebook da Antonino Ciavarello, genero del boss mafioso Salvatore Riina. Sul suo profilo Facebook ha linkato un articolo del giornalista con un commento denigratorio e allusivo e intimidatorio. Ciavarello scrive: “Palazzolo aspetta e spera, tu e tutta la procura di Palermo che ti foraggia gli scoop prima che le cose accadono… E poi… IO non lancio tesi, io a differenza tua parlo per cose di cui sono certo e non come scrivi tu di ciò che i registi ti imboccano”.

Nell’articolo (“L’ultima beffa dei Riina: “Nei conti sequestrati solo pochi euro“), pubblicato sul quotidiano e su repubblica.it il giorno stesso, Palazzolo aveva chiamato in causa Ciavarello riferendo l’operazione giudiziaria che ha portato al sequestro di 38 conti correnti della famiglia Riina. “Da dove arrivano i soldi che hanno consentito al genero di Riina, Tony Ciavarello, di aprire in Puglia le sue società impegnate nel settore dei ricambi di auto e camion?”, ha scritto Palazzolo.

Assostampa Sicilia, Assostampa Palermo e l’Ordine dei giornalisti di Sicilia e Unci hanno espresso solidarietà a Palazzolo. La Repubblica lo ha difeso, segnalando ai lettori l’episodio, in un articolo di Attilio Bolzoni (“Mafia social minacce vere”) pubblicato il giorno successivo.

Nel giugno scorso una delle figlie di Riina, Lucia, dopo un articolo di Palazzolo in cui il giornalista raccontava che la donna aveva richiesto il bonus bebè al comune di Corleone, aveva reagito su Facebook invocando il diritto alla privacy e scrivendo “Un giornalista di Repubblica dà questa importante notizia. Chissà chi lo ha imboccato?”. Il 7 luglio poi nella redazione palermitana di Repubblica è giunta una lettera con un messaggio intimidatorio a Palazzolo, in cui gli si intimava di smettere di occuparsi di alcune vicende oggetto di indagini giudiziarie e nella quale il suo nome veniva accosatato quello del giudice Nicola Aiello, anch’egli minacciato (leggi).

MF

Da ossigenoinformazione


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21