Abouel Maaty el Sandouby, un altro giornalista egiziano minacciato

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Abouel Maaty el Sandouby, giornalista egiziano nato in Egitto il 5 settembre 1956 e cittadino italiano dal 2006. Ha lavorato diversi anni come corrispondente dall’Italia per il giornale Al Ahaly.
Dal 2010 è tornato in Egitto e con la rivoluzione egiziana del 2011, lavorando sempre per Al Ahaly, ha concentrato il suo lavoro nel denunciare le violazioni dei diritti umani e le violenze del regime di Al Sisi. Nel frattempo il suo giornale, come molti altri, si è schierato con i militari e l’ha licenziato a causa delle sue posizioni e per due anni è rimasto senza lavoro, come molti dei suoi colleghi egiziani, a causa del controllo del regime su tutti i giornali (pochi rimanenti) dell’opposizione. In seguito ha trovato lavoro con il sito Masr Al Arabiya, rinomato per le sue posizioni anti-regime. El Sandouby ha contribuito in diversi modi a difendere la libertà di espressione in Egitto: ha seguito inchieste sull’uccisione di Giulio Regeni, lavorando anche come fixer per Maria Gianniti del GR3 (RAI) e Amedeo Ricucci del TG1,  esponendosi a un elevato rischio di rappresaglia da parte dell’apparato egiziano. El Sandouby è anche un membro attivo del Sindacato Indipendente dei Giornalisti egiziani.
I contenuti dei suoi articoli, il suo attivismo nel sindacato e i lavori svolti sul caso dell’uccisione di Giulio Regeni, gli sono costati diverse intimidazioni.
Le forze di sicurezza hanno fatto molte pressioni sull’editore di Masr Al Arabiya perché El Sandouby venisse licenziato. Il suo conto personale facebook è stato chiuso 5 volte ed è stato minacciato di arresto.
Le pressioni e le minacce si sono fatte così pressanti da indurre El Sandouby a lasciare il paese e rifugiarsi a Roma, dove però attualmente non ha lavoro ed è in una situazione abitativa precaria.

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