A casa loro

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E’ come se ad uno che sta annegando, si offrisse un corso di nuoto, invece di tirarlo fuori dall’acqua. Dire “Aiutiamoli a casa loro” mentre è in atto un flusso migratorio ha senso solo se è un intento aggiuntivo e non sostitutivo del soccorso e dell’accoglienza. Invece , molto usano con malizia mediatica la frase – copy right della Lega – per sottintendere la cessazione immediata di aiuti e poi – forse – un piano di medio termine per “aiutarli a casa loro”. Il giochetto funziona a destra, dove si parla alla pancia, ma non a sinistra, fatta di persone mediamente più accorte. Confondere prevenzione e azione è una truffa politica e una contraffazione etica. E che a tale infimo livello sia sceso anche Renzi, preoccupa, ma non stupisce. E’ da tempo che il leader delle camicie bianche ha scelto la comunicazione addominale, riciclando frasi della destra (licenziamento libero, meno tasse per tutti, giù le mani dalla prima casa dei ricchi, bonus scaccia-pensieri, ecc.).

Certo che occorre portare nelle zone di maggior esodo sviluppo, pacificazione e bonifiche ambientali, ma di queste azioni – ammesso che si attivino subito e con i fondi adeguati – vedremo gli esiti tra non meno di vent’anni. Nel frattempo, dobbiamo modificare trattati iniqui, stipulati ai danni dell’Italia, con un atteggiamento molto vicino alla circonvenzione dei nostri rappresentanti incapaci (Berlusconi per Dublino e Alfano per Triton). Nel contempo, occorre organizzarsi con intelligenza umanitaria per utilizzare l’enorme potenziale di capacità lavorative che i migranti portano che sé, varando percorsi di formazione e lavoro che ne facciano prevedere i vantaggi per le comunità che li accolgono.
Ma quando parliamo di organizzazione – purtroppo – tocchiamo il punto debole della nostra cultura. Perché per dividersi bene i compiti serve fiducia reciproca. E questa è materia rara nella terra dei furbi, educati più a scansare i problemi da soli, che a risolverli insieme.

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