Protezione dei giornalisti. Unesco propone un piano in ogni paese

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Allo studio 78 raccomandazioni a governi, parlamenti, media, editori, organizzazioni professionali, associazioni non governative

di Alberto Spampinato      

DA GINEVRA – Ogni Stato nazionale dovrebbe avere un piano per la sicurezza dei giornalisti ,sia per garantire la prevenzione e la protezione dei minacciati, sia per perseguire e punire gli autori degli attacchi contro di loro. Si dovrebbero creare a questo scopo, se necessario, unità investigative e giudiziarie appropriate. Ogni piano nazionale dovrebbe essere dotato di risorse economiche adeguate.Ogni Stato dovrebbe creare un sistema di informazione tempestiva degli attacchi in modo che gli organi di polizia possano intervenire subito. Più attenzione dovrebbe essere data alle minacce rivolte alle donne giornaliste.
Queste sono soltanto alcune delle richieste formulate in 78 raccomandazioni scritte che l’UNESCO si propone di approvare entro un mese. Giovedì 29 giugno 2017, a Ginevra, al termine di una conferenza convocata ad hoc, a scopo consultivo, dall’UNESCO e dall’Organizzazione dell’ONU per i Diritti Umani (OHCHR), la bozza ha ottenuto il parere favorevole dei partecipanti: delegati degli Stati membri e rappresentanti delle organizzazioni professionali dei giornalisti e della società civile (per l’Italia, Ossigeno per l’Informazione).
Il testo sarà ora sottoposto alla revisione finale degli Stati membri e quindi, nella forma definitiva, dirà in che modo le Nazioni Unite vogliono rilanciare il loro decennale Piano di azione per la sicurezza dei giornalisti e la questione dell’impunità, un piano ambizioso giunto a metà cammino senza grandi risultati.
Le 78 Raccomandazioni toccano vari punti. Come ha spiegato Frank La Rue, assistente del direttore generale dell’UNESCO per la comunicazione e l’informazione, esse hanno l’obiettivo comune di porre la questione della sicurezza dei giornalisti coinvolgendo tutte le parti in causa (istituzioni internazionali, stati nazionali, parlamenti, società civile, media, università e internet provider) e di convincere a collaborare fra loro tutti i soggetti (multi-stakeholders approach). Inoltre, le raccomandazioni promuovono l’impegno comune di tutte le Agenzie dell’ONU, in modo da avere maggiore forza di impatto e maggiore probabilità di raggiungere risultati concreti.
Per esprimere che questa voglia di mobilitazione collettiva c’è, alla consultazione hanno partecipato cinque relatori speciali dell’ONU. Tutti hanno convento che la situazione continua a peggiorare. David Kaye, relatore per la libertà di opinione e di espressione, ha detto: “Dobbiamo assolutamente evidenziare e affrontare a livello nazionale e locale i problemi della sicurezza dei giornalisti”.
Durante la consultazione sono stati messi in luce anche alcuni punti deboli dell’approccio attuale delle grandi istituzioni. Urska Umek, del Comitato di esperti su pluralismo dei media e trasparenza, del Consiglio d’Europa, ha ricordato che la sua organizzazione ha creato una piattaforma di segnalazione degli attacchi più gravi ai giornalisti e alla libertà di stampa. La piattaforma, ha aggiunto, si è rivelata molto utile, per segnalare gli attacchi ai giornalisti, chiedere spiegazione alle autorità nazionali ed evitare che le situazioni si incancreniscano, ma questo meccanismo è incompleto, perché il Consiglio d’Europa, ha sottolineato Umek, “non ha creato un sistema di monitoraggio, e questo è un problema”.
Nel corso della conferenza si è dato per scontato che prossimamente il segretario generale dell’Onu, Antonio Gutierres, nominerà un suo rappresentante speciale per la protezione dei giornalisti, come chiedono da tempo Reporters Sans Frontieres, CPj e altre organizzazioni.
ASP

Da ossigenoinformazione

 


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