Articolo1-Mdp. Con D’Alema l’assemblea verso la manifestazione del 1 luglio

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Non ci scioglieremo, vogliamo costruire una grande forza. Primarie con Renzi? Ci porterebbero alla neuro. I valori della sinistra. La Costituzione la nostra guida. Il rapporto con Pisapia

Di Alessandro Cardulli

Il Caffè letterario, sulla via Ostiense, a Roma, un’area di refrigerio in una giornata afosa, comincia a popolarsi verso le 17. L’assemblea di Articolo1-Movimento democratici e progressisti è convocata per le ore 17,30. Ma è meglio prendere posto per tempo in questo locale che viene spesso usato anche per manifestazioni politiche oltre che per iniziative culturali, spettacoli. L’annuncio della presenza di Massimo D’Alema, uno dei fondatori di Articolo1–Mdp, che concluderà l’assemblea, una delle venti convocate in tutta Italia in preparazione della manifestazione del 1 luglio promossa da Giuliano Pisapia, Campo progressista, condivisa da Articolo 1, è un forte richiamo per il “popolo” ex Pd e non solo. D’Alema ha partecipato in molte città italiane alla nascita della nuova forza politica, ma a Roma ancora  non aveva partecipato ad una riunione ufficiale. C’era molta attesa anche perché proprio Pisapia in diverse interviste aveva manifestato  perplessità sulla presenza dell’ex presidente  nella nuova forza politica che l’ex sindaco di Milano cercava di mettere insieme. In accordo, in questo, con Renzi Matteo. “La pensa diversamente da me – aveva detto – è difficile stare insieme”. Poi le cose sono andate diversamente. Renzi pensava di “usare” Campo progressista di Pisapia per “smontare” Mdp. Si apriva una disputa, Pisapia parlava di “primarie” di coalizione. Renzi replicava che le primarie le aveva già fatte e vinte, due milioni i votanti. Le strade di Renzi e Pisapia si allontanavano, tanto che Articolo1 che in prima battuta aveva concordato una assemblea insieme a Campo progressista, in vista  di possibili elezioni a metà settembre aveva aderito all’invito dell’ex sindaco di Milano di tenere insieme una manifestazione.

Azzola (Cgil). Discontinuità con le politiche renziane. Il problema lavoro, precariato e contratti a termine

Le cose, come dicevamo, sono addirittura precipitate con il risultato delle elezioni. L’ira di Renzi Matteo  ha preso a bersaglio Giuliano Pisapia, non lo ha accusato di tradimento ma l’ha fatto capire. D’Alema ha nominato Pisapia solo verso la fine del suo intervento, ha affermato che la manifestazione di Piazza Santi Apostoli è un appuntamento importante, ha invitato così come avevano fatto esponenti di Articolo1, da Piero Latino che aveva aperto la riunione con una sala da tutto esaurito, i deputati Alfredo D’Attorre e  Roberta Agostini, in particolare il segretario generale della Cgil di Roma e del Lazio, Michele  Azzola. Quest’ultimo aveva fatto riferimento al programma che doveva essere messo a punto con un chiaro richiamo al problema lavoro, drammatica situazione anche nella capitale. La parola discontinuità con le politiche renziane, una esigenza insopprimibile, non contrattabile nel progetto da mettere a punto dalle forze di sinistra, chiaro richiamo ad Articolo1 e Campo progressista, trova piena legittimità sullo  stato delle forze di lavoro romane dove  campeggia il precariato, contratti a termine da pochi giorni a pochi mesi, con il tempo indeterminato che resta una fantasia.

Presidente dei “Pionieri” incontra  Togliatti. Gli chiese: quanti iscritti avete? Vale anche per l’oggi

D’Alema, in piena forma,  ha intercalato chiare e nette proposte politiche e programmatiche, con la critica al renzismo, racconti di episodi, non noti, della sua vita politica come quello dell’incontro con Togliatti, lui presidente dell’associazione dei “Pionieri”, ragazze  e ragazzi, legata al Pci. Era andato dal segretario del partito perché in una sezione romana non avevano concesso una stanza dove stabilire la sede della Associazione. Togliatti, dice, mi chiese quanti iscritti avevamo, gli risposi trecento. Lui mi disse: Vai, occupa una stanza. E se il segretario – gli risposi – non accetta? Lui, Togliatti, “digli che mi ha autorizzato Togliatti”. Già ma che c’entra con  il rapporto fra Articolo1 e Campo progressista? C’entra eccome, tanto che D’Alema dirà che “noi siamo una forza, puntiamo ad un risultato a due cifre nelle elezioni, ci stiamo contando e siamo sulla buona strada”. Già che c’era annuncia, come scriviamo in altra parte del giornale, l’uscita dal Pd  di ottanta, poi saranno 103, esponenti, dirigenti del Pd di Lecce che hanno annunciato l’adesione ad Articolo1. E fra gli applausi della platea dice: “Non ci scioglieremo”. Un modo come un altro per mettere i puntini sulle i nel caso qualcuno pensasse ad eventuali confluenze. Per essere ancora più chiaro a proposito delle eventuali primarie di cui aveva parlato Pisapia afferma: “Prima di discutere di come fare le primarie – sottolinea D’Alema – bisognerà verificare se c’è una base programmatica, culturale, ideale, per poter fare la coalizione stessa. Quella è la premessa”. “Fare le primarie con Renzi – afferma – sarebbe come una roulette russa. Se viene il colpo sbagliato… Non si può fare. Lo stesso Pd dice di no, è una prospettiva non realistica”. Massimo D’Alema, intervenendo all’assemblea regionale di Articolo 1 – Mdp a Roma, boccia ogni ipotesi di primarie di coalizione prima del voto. Ma, contemporaneamente, apre alla possibilità che dopo le elezioni si possa confrontarsi con il Pd.

Se saremo forti possiamo incalzare il Pd dopo le elezioni su programma e leadership

“Se saremo forti dopo le elezioni potremo incalzare il Pd sul piano programmatico, della leadership. Io non penso affatto che non ci potremo mettere d’accordo con il Pd. Non pensiamo di prendere il 51%, però una cosa è arrivarci con la forza e poter negoziare i contenuti e la leadership, altra è consegnarsi. Sennò – conclude l’ex premier – restavamo lì. Venir via per consegnarsi, alla fine ci portano alla neuro”. Chiaro che la leadership non può essere quella dell’attuale segretario. E su Renzi ricorda che “non ha neanche fatto campagna elettorale, pensando così di sfuggire a una necessaria assunzione di responsabilità di quello che sarebbe accaduto”. Parafrasando il titolo di un libro bellissimo ‘Se questo  è un uomo’, sarebbe da dire ‘se questo  è un leader’. Poi parla di Berlusconi “il quale – dice – malgrado la vittoria elettorale, vuole un proporzionale che non lo leghi a Salvini. Vuole le mani libere per cercare la possibilità di un’alleanza con Renzi. Ed è la stessa ragione per cui Renzi non vuol sentire parlare di coalizione di centrosinistra”.

D’Alema usa toni sempre pacati anche quando parla degli attacchi che gli vengono rivolti dalla stampa, quasi mostrando comprensione per i giornalisti che devono “fare il loro mestiere”. Che dovrebbe essere quello di informare e la pacatezza della risposta di D’Alema vale più di una risposta stizzita. Fra l’altro trova il modo di ringraziare il nostro giornale per gli articoli, il Pippone di Michele Cardulli, in cui si rispondeva alla campagna scatenata contro D’Alema.

All’assemblea del Brancaccio, tante accuse prive di senso nei miei confronti, ma anche interventi da  considerare

Pacatezza anche nei confronti di alcuni interventi ascoltati alla Assemblea del Brancaccio convocata da Montanari e Falcone. “Per più di cinque ore ho ascoltato accuse nei miei confronti, dall’aver proclamato guerre ad aver preso iniziative economiche che avrebbero fatto lievitare il debito pubblico”. “Non ho risposto – prosegue – anche perché fra gli interventi ne ho ascoltati molti che dicevano cose ragionevoli, raccontavano episodi di vita vissuta. Noi ci dobbiamo confrontare con  tutti quelli che vogliono cambiare questo paese, con i quali possiamo fare la strada insieme: questo il senso”. Un lavoro di lunga lena – conclude – una “rottura anche sentimentale con il centro sinistra di Renzi Matteo che niente ha più di sinistra. Le ipotesi in campo – conclude – oggi sono  l’alleanza Renzi-Berlusconi oppure quella Salvini-Grillo. Noi lavoriamo per un’altra ipotesi, un progetto alternativo, un’altra visione, quella che ci viene data dalla Costituzione che parla di lavoro. Bisogna ripensare i nostri valori, le prospettive della nostra società, alla luce dei cambiamenti che ci sono stati e sempre più ci saranno con la introduzione di nuove tecnologie. Ripensare il tempo di lavoro, ridurlo mantenendo i salari, dedicando le ore recuperate a iniziative di carattere sociale”. Parla di umanità sofferente, la pace, l’Europa  con le “regole” che vanno cambiate. Un percorso in salita, ma che siamo in grado di affrontare. L’assemblea si chiude poco prima delle 21. Noi aveva detto D’Alema portiamo un grande valore aggiunto. Un gruppo di partecipanti ha l’idea di mettere per scritto quanto discusso, nasce l’idea di un appello da portare alla manifestazione di Piazza Santi Apostoli, aprendo da subito la raccolta di firme. Ne daremo conto  fin da domani.

Da jobsnews


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