Populismo. Nord contro sud

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Populismo del Nord Italia contro quello del Sud. La miccia del nuovo micidiale esplosivo politico è stata accesa. Tra Matteo Salvini e Luigi De Magistris è scontro frontale con pericolose conseguenze. Il segretario della Lega Nord, divenuto alfiere della nazione italiana, cerca di conquistare il Mezzogiorno. Il sindaco di Napoli oppone, invece, l’espansione della sua egemonia in tutto il Sud della Penisola. Ma la situazione può scappare di mano e degenerare, come successo sabato 11 marzo nel capoluogo campano.

Molotov, petardi, sassaiole, pali stradali e cassonetti usati come proiettili. Solo per un miracolo non c’è scappato il morto. È successo di tutto: un blindato dei carabinieri incendiato, molte auto andate a fuoco nelle strade, vetrine dei negozi infrante. Cinque fermati dalla polizia tra i manifestanti. L’11 marzo Napoli è stata sconvolta dalla guerriglia urbana. Un corteo di manifestanti, formato soprattutto da componenti dei centri sociali e dalla Rete anti razzista, ha tentato d’impedire con la violenza il comizio nella città partenopea del leghista Salvini.

Poi alla fine il segretario della Lega Nord ha potuto parlare, sia pure con un’ora di ritardo a causa degli scontri, ma l’operazione di conquista del Sud adesso appare tutta in salita. Pesano quasi trent’anni d’insulti razzisti del Carroccio ai meridionali. E pesano anche le offese lanciate dallo stesso Salvini quasi 7 anni fa. In un coro intonato nella riunione di Pontida nel 2009 cantava con altri leghisti: «Senti che puzza scappano anche i cani, stanno arrivando i napoletani». Per quel coro Salvini ha chiesto scusa “in ginocchio” poco prima di andare a Napoli, ma i violenti hanno fatto leva anche su quel mefitico coro leghista per le loro sciagurate imprese.

È un colpo anche alla linea della conversione del Carroccio da localista a nazionale, da separatista a “sovranista” sulla scia dell’estrema destra lepenista francese. Salvini nel travagliato comizio di Napoli ha confermato la nuova impostazione leghista in versione nazionale: «Oggi abbiamo tracciato un percorso» per “la federazione Prima gli italiani”. Ha rilanciato l’attenzione verso il Mezzogiorno: «Oggi ho provato un’emozione vera» per la partecipazione di tante persone, «è venuto pure Peppino Di Capri e mi ha regalato due cd». Lo slogan è “l’autonomia, il federalismo, le identità specifiche di un’Italia unita nelle sue diversità”.

Si è scagliato contro Luigi De Magistris. Ha accusato il sindaco di Napoli di aver provocato le violenze: «L’atteggiamento di De Magistris è pazzesco». Perciò «lo porto in tribunale, dovrà rispondere di tutto ciò che ha detto e fatto».

De Magistris ha condannato le violenze: «Oggi, come sempre, prendo le distanze da ogni forma di violenza». Però ha confermato tutte le critiche alla politica “nazionalista” e “razzista” di Salvini: «Mi dispiace, ma non puoi fare l’amico dei napoletani un giorno all’improvviso». Ha sottolineato di essere lui il campione di Napoli e del Sud: «Sto con la mia città che amo e che difenderò sempre e con i napoletani, popolo difficile ma ricco di pace ed amore».

De Magistris, sindaco di Napoli dal 2011, ha grandi ambizioni. Progetta di conquistare la regione Campania nelle elezioni del 2020 e, forse, anche Palazzo Chigi. Non a caso sta costruendo il movimento Democrazia e Autonomia (DemA). Punta a rastrellare i voti del Mezzogiorno impoverito ed emarginato: «Vogliamo far convergere in un luogo tanti movimenti autonomi che da Sud a Nord stanno provando a dimostrare con i fatti che esiste un altro modo di far politica». L’ex pubblico ministero si fa alfiere del “popolo tradito dai poteri forti con le mani sporche di sangue” per evitare il rischio del “regime”. Mette sullo stesso piano Matteo Renzi e Matteo Salvini. Di qui gli slogan: Napoli “derenzizzata” e Palazzo San Giacomo  “desalvinizzato”.

I napoletani tra il serio e il faceto hanno soprannominato l’ex pm “Giggino ‘a manetta”, per la facilità con la quale mandava le persone in carcere. Ma De Magistris ha saputo conquistare il cuore di una Napoli disperata e devastata dalla crisi e per due volte, consecutivamente, è stato eletto trionfalmente sindaco della città.

Il duello è tra due populismi: quello di Salvini contro quello di De Magistris, l’uomo del Settentrione contro l’uomo del Mezzogiorno. E l’uomo del Sud vuole sbarrare la strada alla discesa dell’uomo del Nord a Napoli, nelle terre del sole e del mare.

I due contendenti poi dovranno fare i conti con Beppe Grillo, il principe dei populisti. Il garante del M5S ha fondato tutti i successi elettorali sul populismo anti sistema politico, anti élites, anti euro. La debolezza e la delegittimazione dei partiti tradizionali colpiti dagli scandali e dalle divisioni mettono carburante nel motore dei cinquestelle. La scissione del Pd, le ripetute sconfitte patite da Matteo Renzi, fuori sia dalla presidenza del Consiglio sia dalla segreteria dei democratici, sono ulteriori palle gol per Grillo. Il terreno di gioco è a favore del comico ligure teso a parare i ripetuti autogol segnati da Virginia Raggi a Roma. La sindaca della capitale, sull’orlo del baratro per i guai giudiziari e per l’immobilismo della sua giunta che perde pezzi, cerca di recuperare terreno e ora va negli Stati Uniti d’America per rinforzare la sua immagine.


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