M5S dal Vaffa… al Codice

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Il Movimento 5 Stelle, piano piano, cambia volto. Dalla presunzione di colpevolezza passa alla presunzione di innocenza, dal Vaffa…Day al “Codice di comportamento”, dall’opposizione anti sistema alla guida di città importanti come Roma e Torino. Lo slogan di “onestà!, onestà!, onestà!” resta, ma deve fare i conti anche con i guai giudiziari nei quali sono incappate le giunte di alcune città dirette dai sindaci grillini e, in particolare, quella guidata da Virginia Raggi nella capitale. Ancora una volta l’impulso parte da Beppe Grillo, il capo carismatico.

La svolta è arrivata a sorpresa con l’avvio del 2017. Niente sanzioni automatiche del M5S verso un suo eletto inquisito dalla magistratura. La novità è annunciata al punto 4 del “Codice di comportamento del MoVimento 5 Stelle in caso di coinvolgimento in vicende giudiziarie”. Più esattamente: “La ricezione, da parte del portavoce, di ‘informazioni di garanzia’ o di un ‘avviso di conclusione delle indagini’ non comporta alcuna automatica valutazione di gravità dei comportamenti potenzialmente tenuti dal portavoce stesso”. Il “Codice di comportamento” composto da 6 punti è pubblicato dal 2 gennaio sul blog di Beppe Grillo e diverrà operativo quando si concluderanno le votazioni online degli iscritti pentastellati, possibili dal 3 gennaio.

No, dunque, ad autosospensioni, sospensioni ed espulsioni automatiche per un avviso di garanzia giunto a un amministratore locale o a un parlamentare. Se passerà il “sì” alla ratifica del “Codice di comportamento”, come è quasi certo visto l’imprimatur di Grillo, si affermerà una svolta garantista di rilievo. Le leggi italiane e delle democrazie occidentali stabiliscono che ogni imputato è da considerarsi innocente fino all’arrivo di una sentenza di condanna definitiva. Non è raro, infatti, un errore giudiziario o la comparsa di elementi nuovi di giudizio; così una sentenza in Corte di assise di appello o in Corte di cassazione può essere addirittura opposta a quella in primo grado del Tribunale.

Il M5S, e il suo garante Grillo, adesso fanno i conti con gli effetti dello straordinario successo politico ed elettorale. I grillini, a poco più di 7 anni dalla fondazione, possono contare su molti deputati e senatori (nonostante i circa 30 parlamentari espulsi o che hanno detto addio) e tanti sindaci, anche di città importanti come Roma e Torino. Tuttavia la conquista di un rilevante ruolo politico ha portato anche dei guai giudiziari per alcuni sindaci come nel caso di Livorno, Parma e Quarto. Senza il “Codice di comportamento”, il sindaco di Livorno non è stato estromesso dai cinquestelle, mentre gli altri due sì.

Ma una tegola giudiziaria, un avviso di garanzia, potrebbe arrivare anche a Virginia Raggi, dopo la tempesta degli arresti, degli avvisi di garanzia e delle dimissioni a catena piombate sulla sua amministrazione. Per il M5S le dimissioni, la caduta di Virginia Raggi, la perdita della capitale per via giudiziaria sarebbe un bruttissimo colpo. Oltretutto i romani sono infuriati per le carenze del trasporto urbano e della raccolta dei rifiuti. Il fondatore del M5S alcuni giorni fa, pur rimproverando degli “errori”, ha difeso la sua sindaca anche dalle pesanti critiche partite da una parte dei cinquestelle della città: «Roma va avanti con Virginia Raggi sindaco del Movimento 5 stelle». Sarà uno coincidenza, ma il blog di Grillo, in apertura, pubblica proprio un articolo firmato dalla sindaca di Roma dal titolo “#LaFestaDiRoma unica al mondo: il 2017 inizia alla grande”. E accanto all’articolo della Raggi, in posizione meno evidente, c’è la notizia del varo del “Codice di comportamento”.

La presunzione di innocenza è una norma, un principio fondamentale di uno Stato di diritto e di una democrazia, ma non sempre questa “stella polare” ha retto alle temperie della storia. I venti delle rivoluzioni, che spirano dei momenti di crisi politica, economica e sociale, alle volte hanno messo in discussione le conquiste di civiltà dando spazio alle tendenze forcaiole, alla presunzione di colpevolezza verso classi dirigenti ritenute corrotte e da abbattere. Il “cappio” agitato al posto di tesi politiche contrapposte, alle volte ha azzerato senza tanti complimenti in un clima violento le vecchie classi politiche, arrivando in alcuni casi all’instaurazione di terribili dittature.

Gli esempi di sanguinose dittature di destra, sinistra e teocratiche, artefici di campi di sterminio e di gulag nei quali rinchiudere gli oppositori, purtroppo non mancano nelle storia antica e recente dell’umanità. Anche alcune rivoluzioni nate nei sacri principi di libertà, uguaglianza e democrazia poi hanno subito tragiche involuzioni totalitarie. È successo, in particolare, quando le rivoluzioni hanno alzato la bandiera della moralità in chiave di “purezza” dei comportamenti. La “purezza”, in troppi casi, inciampando anche nel codice penale, ha portato all’orrore dello Stato etico, motore delle peggiori dittature come fascismo e comunismo.

Le vere rivoluzioni sono quelle riformiste, democratiche, rispettose della legalità, che hanno cambiato e cambiano la società, la rendono più giusta ed egualitaria ricorrendo allo strumento delle libere elezioni.

Il sindaco di Parma Federico Pizzarotti, sospeso dal M5S diversi mesi fa per un avviso di garanzia, ha rilanciato le sue critiche a Grillo, ai vertici pentastellati e agli “yesman del Movimento”. Definì  «impossibile e illegittimo sospendermi» perché mancavano i relativi regolamenti. Quando fu scagionato dalla magistratura e chiese di essere riammesso la porta rimase sbarrata. Ora ha confermato le sue critiche alla gestione del M5S: «Chi fa notare le incongruenze e i gravi errori di una forza politica non è un traditore, né un infiltrato, ma una persona che con onestà intellettuale dice le cose esattamente come stanno».

Pizzarotti era un dissidente cinquestelle e un sindaco impegnato a governare bene la città emiliana. Ora è sempre il primo cittadino di Parma con l’obiettivo di amministrare bene, ma è fuori dal M5S e ha fondato un gruppo autonomo. Ha fatto una scelta analoga a quella di tanti altri dissidenti espulsi o usciti negli ultimi anni.


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