Tina Anselmi. In memoria di una grande italiana

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La staffetta Gabriella corre veloce con la sua bicicletta verso l’orizzonte infinito, portando custoditi con sé i suoi ultimi dispacci di vita e di segreti, solo in parte dipanati, verso quel Paradiso dove si riunirà ai suoi ex-compagni della Resistenza, ad alcuni esponenti della tormentata politica italiana (De Gasperi, Moro, Scalfaro), e di quanti le hanno voluto bene nel privato e rispettata in pubblico.
Tina Anselmi, appunto la “Gabriella” di quei tempi eroici, lascia un vuoto nella storia del nostro paese, ma soprattutto nell’etica della vita civile e politica di quest’Italia che sembra aver smarrito proprio la morale del vivere in comunità. Tina Anselmi era una sorta di “eroina” riservata e umile impegnata nella difesa della Repubblica e della sua Costituzione. Una Costituzione e una Repubblica travolte agli inizi degli anni Ottanta dallo tsunami mefitico e melmoso della Loggia Propaganda 2, gestita solo formalmente dal massone neo-fascista Licio Gelli.

Questo il giudizio senza appello vergato come presidente della Commissione d’inchiesta sulla P2, (1981-1985), nel quale si invitava il Parlamento a prendere anche misure idonee a difesa e allo sviluppo del sistema democratico: “Le conclusioni alle quali la Commissione parlamentare di inchiesta è pervenuta al termine dei propri lavori muovendo dalla legge di scioglimento della Loggia massonica Propaganda 2, mostrano, in relazione ai quesiti posti dal Parlamento nell’articolo I° della legge istitutiva della Commissione, che tale organizzazione, per le connivenze stabilite in ogni direzione e ad ogni livello e per le attività poste in essere, ha costituito motivo di pericolo per la compiuta realizzazione del sistema democratico. La presente relazione è in grado di fornire una documentata ricostruzione del fenomeno ed una attendibile spiegazione delle sue origini, della sua struttura e delle sue finalità, tale da consentire al Parlamento una ragionata meditazione in ordine ai problemi dell’ordinamento democratico e delle misure da adottare a difesa della sua conservazione e del suo progresso.”

Fu in quel periodo che la conobbi, come uno dei giornalisti che da molti anni avevano indagato sulle deviazioni della massoneria italiana e gli intrecci politico-affaristici-stragistici della P2. Consegnai alcuni documenti che avevo trovato nel corso delle mie inchieste e una sorta di “scaletta” per comprendere la nascita storica e non solo della loggia Propaganda, le terminazioni internazionali e i pericoli derivanti da quella parte rimasta ancora “coperta”, non intaccata dalle indagini dei due coraggiosi PM Colombo e Turone.
Nonostante qualche “pulizia di primavera” nei settori dello stato, soprattutto tra i vertici militari e delle forze dell’ordine, la ramazza delle istituzioni gettò sotto i tappeti molti nomi, ambienti, segreti imbarazzanti per i partiti “dell’arco costituzionale” e per i “salotti buoni” della finanza e dell’imprenditoria. Tutta polvere e fumo mediatico!

Il sistema piduistico resistette, tanto che le inchieste giudiziarie su alcuni scandali recenti hanno provato come, insieme ad alcuni protagonisti di allora, la ragnatela grigia avesse continuato ad estendere la propria influenza: P3/P4 e chissà quant’altro ancora da scoprire! Tanto rumore per nulla, visto come alcuni personaggi passati per la P2, rinnovati dall’oblio politico repentino degli italiani, sono arrivati al vertice delle istituzioni e alcune delle misure ultraconservatrici, previste nel Piano di Rinascita gelliano, siano state attuate senza troppe resistenze.

L’Anselmi pagò con l’isolamento e la sua “messa in naftalina” politica questa ingerenza negli “affari sporchi” della Repubblica. Alcuni magistrati e giornalisti finirono sotto la lente del “grande fratello” e per sempre ostacolati nelle loro carriere professionali.

Così mi capitò di sentirla per telefono, alcuni anni fa, e la trovai ancora combattente e lucida nelle sue analisi sui pericoli che correva la democrazia italiana, proprio perché alcuni settori deviati e “piduisti” non erano stati scovati e combattuti come si sarebbe dovuto. Certo, sarebbe stata un’ottima scelta come presidente della Repubblica, la prima donna destinata a coprire quest’alta carica dello Stato, ma i veti incrociati dell’establishment ne hanno scongiurato l’arrivo sul colle del Quirinale. Peccato, davvero peccato, non averla potuta conoscere anche sotto quest’altro aspetto. La sua etica “asburgica” era davvero di una durezza granitica come le Dolomiti, troppo antica forse dei “modernisti” appartenenti alla maggior parte della nuova classe politica, ma certo più impermeabile alle pressioni dei “poteri forti”.


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