Ilva-Taranto: un paese in lacrime abbraccia il suo Giacomo

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Oggi Roccaforzata, provincia di Taranto, si tinge di bianco dei palloncini dei giovani del paese, gli amici di Giacomo Campo, operaio di una ditta in Ilva, morto di lavoro sabato 17 settembre. Una casa che piange intorno ad un ingresso vuoto, in attesa che Giacomo torni a casa dopo tre giorni di cella frigorifero, di autopsia, poi lo strazio, le grida di dolore a tratti soffocato dai mille silenziosi perche’?
Perché si deve morire a 24 di lavoro? Perche’ Giacomo non ha potuto vivere i suoi sogni? Perche’ nessuno ferma la fabbrica?
E oggi il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano ribadisce di voler chiedere la revoca della facolta’ d’uso della fabbrica, revoca della facoltà assegnata ai commissari di far funzionare la fabbrica a meno che il processo di ambientalizzazione sia portato a termine e la messa in sicurezza della fabbrica sia assicurata.
“La pazienza della Regione Puglia, che pure avevamo assicurato in questi mesi, è finita. Mi auguro sinceramente di riuscire, non so ancora come, a spiegare all’opinione pubblica e al Governo quale è la condizione nella quale ci troviamo attualmente per assicurare i diritti ai nostri cittadini. Il diritto alla sicurezza sul lavoro e i diritti ad una vita sana attorno allo stabilimento. Mi auguro che nel primo Consiglio se ne possa discutere approfonditamente”.

E il Presidente aggiunge: “Da questo momento l’atteggiamento dell’Amministrazione regionale nei confronti della situazione Ilva cambia completamente. Eserciteremo tutte le nostre prerogative al fine di tutelare i cittadini della regione Puglia. Attueremo una serie di iniziative, a partire dalla redazione di una richiesta, attraverso i nostri avvocati in sede di Corte di Assise di Taranto nella prossima udienza, una richiesta di sequestro dello stabilimento chiedendo che la Corte rivaluti la questione di costituzionalità dei decreti che impediscono la vigenza dei sequestri sullo stabilimento. Esistono delle norme che nonostante il sequestro consentono alla fabbrica di funzionare. Quindi noi chiederemo la revoca della facoltà assegnata ai commissari di far funzionare la fabbrica a meno che il processo di ambientalizzazione sia portato a termine e la messa in sicurezza della fabbrica sia assicurata. La pazienza della Regione Puglia, che pure avevamo assicurato in questi mesi, è finita.

Noi sosterremo i ricorsi già presentati dai cittadini tarantini tesi a conseguire un risarcimento nei confronti dello Stato che, con i suoi decreti, fa permanere le condizioni di criticità e di pericolosità e anche noi valuteremo l’ipotesi di ricorrere presso l’Alta Corte di Giustizia. Ho trasmesso al Presidente del Consiglio il rapporto della Regione Puglia sui dati epidemiologici accertati – ha concluso il presidente – trasmetteremo lo stesso rapporto anche alla Procura di Taranto e alla Corte di Assise e lo presenteremo pubblicamente il 3 di ottobre con eventuali ulteriori integrazioni da parte dell’amministrazione. La cadenza delle trasmissioni di questo rapporto dipende dalle singole competenze e dalla gerarchia dei singoli soggetti competenti. Il rapporto verrà integrato anche dai dati degli anni successivi che sono in via di redazione”.

Omicidio colposo, reati in materia di infortunistica sono le accuse con cui la Procura di Taranto ha iscritto nel registro degli indagati 12 . Indagati sono i rappresentanti dell’Ilva e della ditta dell’appalto (Steel Service) per cui lavorava Giacomo. Gli avvisi di garanzia sono stati firmati dal sostituto procuratore Giovanna Cannarile. Per la ricostruzione della dinamica dell’infortunio mortale è stato nominato l’ingegnerMaurizio Sorli, docente del Politecnico di Torino.
L’operaio e’ rimasto schiacciato tra un nastro trasportatore e il rullo, ma non e’ chiaro ancora chi abbia dato l’ ok a iniziare i lavori di pulizia e manutenzione, se davvero Giacomo fosse in condizioni di sicurezza nel suo operare.
Giacomo Campo e’ morto di lavoro. E nella sua casa propio.Emiliano oggi, come uomo, ha abbracciato la sua famiglia a Roccaforzata. Ha ascoltato i punti di vista dei colleghi operai che erano li, ha offerto una spalla su cui appoggiarsi a chi piangeva di dolore immenso per un ragazzo perduto nella poca sicurezza di un luogo di lavoro che ha spento due occhi che dovevano guardare al futuro.
Ma questo ora e’ il racconto di un saluto silenzioso di un uomo che oggi chiede al governo di porre fine a tutto questo. E con lui lo chiede una citta’ stanca di morire per l’acciaio…di acciaio.
Giacomo era un ragazzo di 24 anni e non vedra’ mai piu’ un sole al tramonto.

Foto di Vincenzo Aiello


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