Giornalismo sotto attacco in Italia

20 morti, 9 vittime italiane accertate. Bangladesh, nuova frontiera della follia. Ora si teme per Singapore, Filippine, Malesia

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Per anni simbolo della fame del mondo, adesso scopriamo con grande dolore che il Bangladesh è diventato una culla del terrorismo. Questo Paese asiatico ultrapopolato (170 milioni di abitanti, quasi il triplo dell’Italia) è la nuova frontiera della follia dove al Qaeda e Isis si contendono addirittura lo scettro dell’orrore. L’attentato di Dacca è stato rivendicato sia da Ansar al Islam che  da un fantomatico Esercito dei Figli del Califfato. E’ finita nel sangue, come peggio non poteva finire: il forse affrettato blitz ha liberato solo tredici ostaggi ma ne ha lasciati per terra venti, la metà italiani. Dieci vittime dell’odio e già circolano i primi nomi: due friulani, una viterbese, una siciliana. Salvo soltanto Gianni Boschetti perché si trovava nel giardino. Emergono anche i primi racconti raccapriccianti: tutti quelli che non conoscevano il Corano sgozzati, i terroristi giovani, senza barba. Sicuramente sotto tiro soprattutto gli stranieri.

Era già successo l’anno scorso quando furono uccisi l’italiano Cesare Tavella e il giapponese Kunio Hoshi. Allora si parlò di lotta di classe, ma l’odio vero si è poi rivelato quello religioso. A fine aprile è stato assassinato Xullhaz Mannan, direttore della prima rivista Lgbt, ma soprattutto è stata fatta strage di bloggers laici: la giovanissima Niloy Chatterjee, ma anche Nazimuddin Jamad e almeno altri quattro citizen journalist. Tutti uccisi a colpi di machete, tutti rivendicati da Ansar al Islam con annunci farneticanti: “O Crociati, voi, le vostre famiglie e i vostri amici, tutti siete bersagli, vi uccideremo perfino nei vostri sogni”.

Quarto Paese musulmano al mondo  per popolazione, il Bangladesh è vittima probabilmente della deriva radicale dopo le decisioni del governo di mettere  fuori legge il movimento Jamaal e Islami e di condannare i suoi capi all’ergastolo (o alla pena di morte) per crimini contro l’umanità durante la sanguinosa guerra del 1971, che ha portato alla divisione dal Pakistan. Ultimamente la premier Sheikh Hasina ha guidato una grande battaglia contro la criminalità e il terrorismo. La polizia ha arrestato in quattro giorni 12 mila elementi, fra cui 150 militanti di gruppi dichiaratamente fondamentalisti come Jamaat-ul-Mujahideen Bangladesh (Jmb), Jagrata Muslim Janata Bangladesh (Jmjb) e Ansarullah Bangla Team. Ma non è bastato. E ora la paura è che il vento drammatico delle “crociate” si estenda anche a Singapore, Filippine, Malesia.


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