Una rieducazione culturale degli italiani per lottare le mafie

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L’uccisione di Giovanni Falcone il 23 maggio 1992 scosse notevolmente la società italiana dell’epoca. I media in quel periodo diedero una quantità enorme di spazio alla strage di Capaci generando di fatto una grande presa di coscienza sociale e una poderosa reazione popolare fino ad allora mai viste contro la mafia siciliana. Sotto quella forte spinta il governo fu costretto ad approvare numerose leggi antimafia. La vitalità di quegli anni dimostra senza dubbio come le mafie temano molto l’aumento della coscienza sociale nei territori da esse controllati. Tante furono le azioni e i movimenti antimafia con lo scopo di migliorare la cultura, l’istruzione e il sociale, facendo diventare tali settori cruciali per combattere il crimine organizzato. Non a caso, le basi più forti di tali energie furono e sono tutt’ora la “Fondazione Giovanni e Francesca Falcone” e il “Movimento delle Agende Rosse”. Su queste direttrici, che costituiscono il faro a cui fare costante riferimento, abbiamo fondato alcuni anni fa la Scuola di Legalità “don Peppe Diana” suffragando in essa l’importanza di combattere con la conoscenza e la cultura ciò che la mafia in questi anni ha determinato.

La nostra Scuola ritiene che l’istruzione, le scuole e il sociale siano i canali principali per risvegliare la coscienza comune e culturale dei più giovani. Oltre che con le leggi dello Stato, con la magistratura e con le forze di polizia, la mafia può essere combattuta attraverso l’educazione alla legalità ed all’etica pubblica. Il lavoro finora svolto nelle scuole è stato efficace per cominciare a costruire una nuova cultura della sensibilità civile. Non dobbiamo mai dimenticare che nel 1992, dopo l’uccisione dei giudici Falcone e Borsellino, contro la mafia è nata la più dura reazione della gente. Quest’ultimo aspetto ha sottolineato come l’importanza di istruzione, conoscenza, ampia diffusione di notizie e efficace opposizione da parte dello Stato verso la criminalità organizzata rafforzi notevolmente le reazioni da parte dei cittadini.

Se la gente conosce il fenomeno e si fida dello Stato alla fine reagisce e si schiera con la legalità. Se l’educazione riesce a far nascere un sentimento di società coesa, di solidarietà, la reazione di tutti cambia e la mafia sempre più spesso viene messa alle corde. La nostra Scuola nasce per unire due elementi essenziali per l’accrescimento della cultura della legalità: l’informazione sulle mafie e sulla corruzione e la formazione educativa, attraverso la sensibilizzazione dei più giovani. In tutto ciò, le scuole sono per noi il migliore alleato possibile nel processo di formazione e diffusione di un nuovo senso civico comune e di una educazione  finalizzata all’incontro con i bambini ed i ragazzi. Abbiamo incontrato decine di migliaia di studenti di ogni età, invitati direttamente da loro, dai docenti, dai presidi, oppure, attraverso seminari di studio.

Le nostre iniziative ed i nostri percorsi di sensibilizzazione e di formazione si avvalgono dell’ausilio di magistrati esperti di lotta alla criminalità organizzata nonché della preziosa testimonianza di familiari delle vittime di mafia. Abbiamo dato alle stampe un e-book gratuito: “Angeli contro le mafie” proprio con lo scopo di non far mai dimenticare chi per la legalità e l’antimafia ha sacrificato la propria vita. Lottiamo per un futuro migliore da garantire soprattutto ai più giovani. In tutto questo tuttavia non dobbiamo mai dimenticarci che lo Stato deve fare la sua parte!

*Fondatore e direttore scientifico della Scuola di Legalità “don Peppe Diana” di Roma e del Molise


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