Grecia. Torna l’incubo del debito

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Eurogruppo concede altri 10 miliardi di euro di prestiti per pagare prestiti. A quando la cancellazione proposta da FMI?

Di Pino Salerno

I ministri delle Finanze dell’eurogruppo hanno trovato l’accordo nella tarda notte di mercoledì per lo sblocco di un prestito di 10,3 miliardi di euro per la Grecia. L’accordo è stato siglato solo quando il Fondo Monetario Internazionale ha compiuto un importante, e molto criticato, passo indietro nella sua richiesta di revisione del debito greco, quasi un azzeramento per quel paese fortemente colpito dalla recessione. Il vertice tra creditori internazionali e delegazione greca ha avuto la durata di 12 ore, e solo a tarda notte l’accordo è stato siglato, considerandolo un altro passo per dare sollievo al pesante debito internazionale della Grecia, di 321 miliardi di euro. Il piano di risanamento del debito, elaborato da Bruxelles, in realtà configgeva con l’esplicita richiesta del Fondo Monetario Internazionale di una riduzione, o cessazione incondizionata del debito. Il Fondo aveva avvertito già lunedì che sarebbe stato un errore concedere prestiti per pagare prestiti. Il direttore del programma europeo del Fondo Monetario, ha così commentato l’accordo: “si trattava di una enorme concessione alla Grecia. Avevamo motivato la nostra posizione: le misure di riduzione del debito avrebbero dovuto essere di cancellazione. Noi abbiamo concordato solo un posticipo di questo impegno al termine del periodo previsto dal programma”.

La retromarca del FMI aspramente criticata dalle Ong che si battono per la cancellazione del debito

La posizione incoerente del Fondo Monetario è stata oggetto di violente critiche da parte delle Ong che si battono per la cancellazione dei debiti, non solo della Grecia. Sarah-Jayne Clifton, direttore della Jubilee Debt Campaign, ha detto che questa posizione non è accettabile: “Il Fondo Monetario ha accettato di prestare altro denaro alla Grecia, abbandonando la proposta di riduzione o cancellazione del debito sulla quale aveva spinto ore prima. Si tratta non solo di una incoerenza, ma di un venir meno del Fondo Monetario ai suoi doveri di non prestare denaro quando è noto che non possono essere pagati debiti”. Il direttore Clifton ha poi aggiunto, con molta amarezza: “i ministri delle Finanze dell’Eurozona non possono ripetere questo schema di prestiti seguiti da default, da crisi e da vertici che durano notti intere per i prossimi 40 anni. Solo la cancellazione del debito greco aiuterà a superare la crisi umanitaria del Paese e a restituire quella fiducia necessaria a sostenere l’economia greca e dell’intera Europa”.

Critiche da Varoufakis

D’altra parte lo stesso giudizio negativo sull’accordo è stato formulato e comunicato via twitter dall’ex ministro greco e professore di Economia politica ad Austin, Yanis Varoufakis. “New supercharged, mututally-reinforcing austerity/recession & no debt relief – another extend-and-pretend Eurogroup”, ha scritto Varoufakis. Tradotto, è l’accusa all’Eurogruppo che “presta e pretende”, aumentando “recessione e austerità”, e non dà alcun “sollievo al debito”. Un anno fa, Varoufakis conduceva, e perdeva, una battaglia con l’eurogruppo una settimana dopo l’altra, cercando di persuadere i suoi colleghi ministri ad abbandonare la spinta verso politiche di austerità aumentando di continuo le tasse. L’approccio di Varoufakis si spense con le sue dimissioni e con il referendum sull’accordo, che condusse al terzo prestito.

I greci restano divisi sull’accordo: governativi plaudono, opposizioni di sinistra reclamano la Grexit

I greci, intanto, come raccontano i media locali, si sono svegliati immerse in una sorta di déjà vu collettivo, dopo sei anni ininterrotti di crisi. E mentre i quotidiani governativi applaudivano alla “fumata bianca”, i giornali di opposizione giudicavano “vergognoso” l’accordo. Avgi, divenuto il quotidiano più vicino ad Alexis Tsipras, titola: “conclusa la revisione, concordata la roadmap per il debito”. Secondo il quotidiano governativo, “non si parla più di debito in generale, di termini vaghi, ma abbiamo un quadro preciso di un accordo, una roadmap concreta”. Si tratta, insomma, di una “buona decisione che ci consente di voltare pagina”. Al contrario, l’opposizione di sinistra, e in particolare gli ex parlamentari di Syriza come Panaghiotis Lafazanis, ex ministro di Tsipras all’energia, e capo del partito di Unità popolare, prevedono che sia solo questione di tempo prima che il governo assuma decisioni impopolari alzando le tasse e tagliando altri servizi. Per Lafazanis, il governo non sarà “in grado di adottare le misure che ha concordato. È un accordo che non risolve alcun problema e ne crea di nuovi. Semplicemente, la Grecia non può sopravvivere nell’euro. Ci sarà il default e un’uscita dall’euro che sarà peggiore, e di parecchio, di quanto avessimo immaginato”.

Da jobsnews


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